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Andar per romanico, fra lago e montagna

Chiesette dell'altomedioevo, borghi rurali, la magia del Verbano. Un angolo di Varesotto ancora intatto e sconosciuto ai più.


Esiste un Varesotto ancora in gran parte da scoprire, raggomitolato in cima a brevi poggi collinari fra lago e montagna, così che non sai dire se appartiene più all'uno o all'altra, ma di certo da quello e da questa trae da sempre la ragione della sua esistenza così particolare, direi anzi così unica.

Questa volta vi accompagniamo in una delle zone più belle della provincia, forse l'unica che possa vantarsi a pieno titolo del marchio turistico; sembra una contraddizione, parlare di territorio poco noto e, contemporaneamente, a vocazione turistica. Ma accade qui come per celebri città come Venezia: frequentata sopra ogni ragionevolezza lungo il bacino "nobile" di San Marco, tranquilla e ignorata dai più sul lato opposto dell'Accademia. E anche in quel caso si può parlare di Venezia da scoprire.

Nessuna camminata mozzafiato, però: la stagione calda invita a più brevi passeggiate e, già che ci siamo, ad un bagno ristoratore: siamo nella zona di Castelveccana e Porto Valtravaglia, comuni lacustri che si compongono di decine di frazioni sparse ai piedi del monte Nudo, della Colonna e del Pian di Nave, cime di poco superiori ai mille metri che dividono questa sponda del Verbano dalla Valcuvia.

Giunti a Porto, seguite l'indicazione per Domo e parcheggiate nei pressi della zona monumentale, segnalata con cartelli gialli. L'itinerario inizia proprio da questo piccolo centro rurale che unisce nello spazio di pochi metri il Battistero, la Chiesa di Santa Maria Assunta e quella di Santo Stefano.

Ci troviamo nel cuore di una delle sedi plebane più antiche dell'intero Verbano, probabilmente anteriore a quella che si localizzò attorno al 1200, dov'è la famosa Collegiata di Brezzo di Bedero. Nonostante i pesanti rimaneggiamenti, il Battistero rimane un esempio pressoché unico in campo architettonico del passaggio dal periodo altomedievale al romanico (siamo quindi nel periodo antecedente il Mille). Da rilevare gli archi ciechi binati che ne decorano l'esterno, che poggiano su mensole ampie e lunghe secondo la consuetudine carolingia.
La Chiesa parrocchiale di Santa Maria, anch'essa quasi totalmente rimaneggiata un paio di secoli fa ed artisticamente poco interessante all'interno, presenta come porzione più interessante il bel campanile a lesene e conci di tufo, tipici del XII secolo, con la base più larga a testimonianza dell'originaria destinazione militare, probabilmente quale torre d'avvistamento.
Infine, c'è la Chiesa di Santo Stefano, che tuttavia è ora adibita a civile abitazione. Nel complesso, si respira un'aria che sa ancora di Medioevo o almeno di epoca premotorizzata: date un occhio all'edificio che chiude la piazzetta lungo la strada e dove si legge ancora la scritta Scuola Elementare. Poi lasciatevi trasportare dalla fantasia a quando tutto il mondo era racchiuso qui, anche soltanto cinquant'anni fa.
Adesso prendete in direzione di Musadino, poi di Torre e di Ligurno: sono tre frazioncine deliziose, con superbe viste sul bacino lacustre, che uniscono belle ville di recente costruzione (molti gli stranieri) ai nuclei originari rimasti pressoché intatti: muretti a secco, corti e cortili, viuzze larghe meno di un'automobile. Davvero un altro mondo che è bene scoprire da soli, senza indicazioni particolari, con discrezione e gustando il silenzio dei luoghi.
A Ligurno proseguite sino a quando la strada asfaltata si muta in sentiero che, in pochi minuti, vi porta a Sarigo. Qui, ai limiti del paese, è la Chiesa cimiteriale di San Giorgio in Bagnella (o Bagnilla) con abside ben conservato e campanile romanico addossato nientemeno che alla facciata della chiesa stessa per ragioni legate alla morfologia del terreno. Da Sarigo scendete verso San Martino e in breve tornate a Domo.

In provincia di Varese si può fare il bagno in 12 lidi su 48, un 25 per cento che può generare, a seconda dei casi, crisi di disperazione o sospiri di sollievo. Certo la situazione appare precaria se si pensa al restante 75 per cento e al tempo in cui, "appena" mezzo secolo fa, problemi di non balneabilità o di non pescabilità neppure si sapeva cosa fossero; viceversa, lo si può leggere come un quadro confortante dal momento che il peggio (rappresentato dagli Anni Settanta-Ottanta) sembra passato e un complesso di ragioni sta rendendo le nostre acque di anno in anno un po' più pulite. Senza contare le decine di spiaggette non campionate ed i luoghi alternativi dove rinfrescarsi, per esempio lungo certi torrenti (un nome: il Giona che scende in Valle Veddasca).
In ogni caso, i campionamenti effettuati dalla ASL su mandato della Regione Lombardia escludono tuffi e bagni lungo tutto il fiume Ticino e in tre laghi: Ceresio, Comabbio e Ghirla. Migliore è la situazione del Lago di Monate, l'unico rimasto sostanzialmente pulito anche durante gli "anni bui" dell'inquinamento senza limiti (bagno possibile in località Moncucco), mentre il Maggiore risulta abbordabile addirittura in nove spiagge: lidi Windsurf a Tronzano, Ronco delle Monache a Maccagno, Ceresolo a Laveno Mombello, Reno a Leggiuno, Caravalle a Ranco, Fontana Solforosa, Fornaci, Euratom a Ispra, La Noce ad Angera. Infine, udite udite, per la prima volta dopo decenni torna balneabile un lido sul Lago di Varese: è quello prospiciente l'abitato di Cazzago Brabbia. Ma, per decisione del sindaco, tuffarsi rimane proibito: il timore è, infatti, che l'unico sito balneabile del lago venga preso d'assalto, con conseguenze negative per l'intera zona. Meglio attendere che la situazione migliori anche altrove.

06/21/2001

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