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Il salto senz’asta

Nella tradizionale conferenza stampa di inizio anno il presidente dell’Unione Industriali ricorre alla metafora dell’atleta che sa correre e saltare, ma a cui manca un’asta adeguata. L’aggancio della ripresa economica mondiale condizionato da situazioni di contesto difficili.

Sono in molti in questi giorni a domandarsi se sia già avviato un ciclo positivo per l’economia. Qualche segnale di schiarita inizia a profilarsi anche a livello locale. Tuttavia, stiamo assistendo a continui rimbalzi che ci avvicinano all’asta, ma non ancora al salto dell’ostacolo finale. Così, ricorrendo all’immagine del salto con l’asta, il presidente dell’Unione Industriali Alberto Ribolla ha definito, con efficace sintesi, la situazione dell’economia produttiva in provincia di Varese nel corso della tradizionale conferenza stampa di inizio d’anno. L’immagine del salto con l’asta è una metafora: l’atleta deve correre e deve avere capacità di elevazione, ma deve anche poter contare sul supporto di un’asta tecnologicamente adeguata.
Ecco allora la metafora rimandare al concetto di competitività, una competitività che le imprese si sforzano di difendere a denti stretti, limando il più possibile i costi di produzione e la redditività, ma che dipende in buona misura anche dalle condizioni di contesto in cui le imprese operano e, in ultima analisi, dal comportamento del mondo politico. "Nell’ultimo biennio abbiamo, a fatica, raggiunto una crescita di circa l’1% - afferma Ribolla -. Significa che, al di là della stagnazione congiunturale, la nostra economia fatica a raggiungere e mantenere un livello di sviluppo adeguato alle proprie potenzialità, schiacciate dal peso di diversi fattori". Il primo di questi è il sensibile deprezzamento del dollaro che, svalutatosi di quasi il 30% rispetto all’euro, ha influito negativamente sulle nostre esportazioni. La dinamica dell’export varesino, cresciuto in valore del 6,8% nel primo semestre del 2003 rispetto al medesimo periodo del 2002, a fine settembre ha rallentato attestandosi al 4,8%. Una frenata brusca, concentratasi in un lasso di tempo molto breve, che indica la necessità, secondo il presidente degli industriali, di "un intervento forte del nostro Governo, magari in sintonia con quelli di Francia e Germania, che come noi risentono della debolezza del dollaro, sulla Banca Centrale e Europea, per sollecitare un intervento rapido".
Ma la politica monetaria è soltanto uno degli elementi di debolezza esterna che penalizzano il nostro sistema produttivo. "E ci sarebbe quasi da temere la ripresa del ciclo economico - ha avvertito Ribolla, facendo ricorso volutamente ad un paradosso - perché il rasserenarsi dell’orizzonte potrebbe significare per il nostro paese mollare la presa sul cambiamento e sulle riforme". Ribolla ha ricordato, in proposito, l’incongruenza di una Finanziaria che, per il nostro territorio, deve pescare tra gli avanzi degli altri per realizzare opere la cui necessità è stata riconosciuta da decenni e che dimostra l’assenza di consapevolezza dell’importanza che quest’area riveste per l’economia dell’intero paese. Poi, l’incoerenza di tenere Malpensa in sordina "Negli ultimi tempi stiamo notando uno strisciante appiattimento di Alitalia verso Air France che segnerebbe la fine di qualsiasi ambizione, relegandoci per sempre in una posizione di periferia dell’Europa". E, inoltre, la dipendenza energetica "Costruire nuove centrali è indispensabile, per non far mancare l’energia al paese e alla sua economia. Lo è ancora di più, in questo momento di debole congiuntura, per dare impulso al sistema produttivo e creare nuova occupazione".
Infine, uno sguardo al prossimo allargamento dell’Unione Europea (dal I maggio 2004 entreranno diversi paesi dell’Est), anch’esso temuto da alcuni proprio per il differenziale competitivo esistente tra le produzioni dei paesi occidentali e quelle dei paesi new entry. "L’allargamento dell’arena competitiva - è tuttavia l’opinione del presidente degli imprenditori varesini - è sempre un gioco a soma positiva. Certo, deve essere un fenomeno governato. Da questo punto di vista, l’Europa deve imparare ad essere più incisiva, sia nel pretendere il rispetto delle regole del commercio internazionale e la tutela dei marchi di fabbrica - come nel caso della Cina - sia nel farsi promotrice di programmi di sviluppo nei settori delle tecnologie più avanzate per favorire una crescita competitiva del proprio sistema produttivo".
Cosa che gli USA fanno da tempo e che, come dimostrano i fatti di oggi, è uno degli elementi che consente a quel paese di essere ancora il traino della ripresa mondiale.

02/19/2004

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