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Rifiuti: dove vanno a finire?
Il Consiglio provinciale di Varese ha approvato il piano provinciale per la gestione integrata dei rifiuti urbani e assimilati, un documento che contiene gli obiettivi e le modalità che da qui a dieci anni regoleranno lo smaltimento di tutti i rifiuti urbani e assimilati.
Il nuovo piano è lo spunto per un approfondimento sul tema: dall'esperienza varesina ad esempi di eccellenza fuori provincia, per capire cosa succede ai rifiuti urbani.
LE QUANTITA' IN GIOCO
La provincia di Varese registra una produzione di rifiuti più bassa di quella media regionale e significativamente più bassa di quella media nazionale. Il contenimento dei quantitativi è in parte da collegare alla ormai totale assenza di cassonetti stradali per la raccolta dell'indifferenziato e al contestuale passaggio alla raccolta porta a porta in numerosi comuni, che permette un maggiore controllo sui conferimenti impropri di rifiuti non urbani, e anche a un riflesso della critica situazione economica, con conseguente contrazione dei consumi.
Il dato complessivo provinciale di produzione di rifiuti urbani (aggiornato al 2003) ammonta a 398.460 tonnellate (il dato regionale è di più di 4,6 milioni). Ciò significa che ogni abitante produce in media 477,5 chilogrammi complessivi di rifiuti urbani all'anno (sotto la media regionale che nel 2002 era di oltre 507 e quella nazionale di 523), corrispondenti a 1,31 chili al giorno. Di questi, sempre nel 2003, il 45,5% è stato raccolto in modo differenziato (contro il 40,8% a livello regionale) e quindi avviato a recupero-riciclo, mentre la restante parte è stato avviata a smaltimento (discarica, termovalorizzazione, ecc.).
Negli ultimi anni si è poi registrata una riduzione della produzione complessiva di rifiuti e contemporaneamente un incremento della raccolta differenziata, dovuto in gran parte all'introduzione dei nuovi sistemi di raccolta secco-umido, diminuendo così i rifiuti indifferenziati inviati a smaltimento. Tutto questo in un contesto che vede la popolazione della provincia di Varese in continua crescita.
Le aree con più alta produzione pro-capite a livello provinciale sono concentrate nella zona turistica del Lago Maggiore, per l'alta incidenza delle utenze non residenti, e nei comuni con maggiore presenza di attività industriali e del terziario per l'alta incidenza del flusso non domestico, quali Varese e altri soprattutto del sud della provincia. Tuttavia, in alcuni comuni come Cassano Magnago, Gallarate, Saronno, Castellanza e Gerenzano si è registrata negli ultimi anni una diminuzione significativa della produzione di rifiuti rispetto al passato.
L'Osservatorio Rifiuti della Provincia di Varese ha realizzato numerose attività connesse alla riduzione a monte dei rifiuti: campagne di comunicazione per i cittadini, promozione di mostre "ecologiche", convegni, concorsi a premi per le scuole, rimodulazione del tributo provinciale sulla tariffa rifiuti non più con aliquota fissa ma sulla base del trend di produzione dei rifiuti totali di ciascun comune e anche azioni atte a incentivare le iniziative di compostaggio domestico.
LA RACCOLTA DIFFERENZIATA E IL RECUPERO DI MATERIALI
Il 2003 è stato l'anno del forte incremento delle raccolte differenziate: la media in provincia di Varese è arrivata al 45,5%. I due bacini in cui si superano i valori della media provinciale sono la fascia centrale e l'area industriale Busto-Gallarate-Saronno. Quest'ultima ha visto nel 2003 un forte aumento dovuto all'introduzione della raccolta dell'umido, come a Castellanza, a Gallarate e in altri comuni.
In particolare, la frazione umida viene raccolta in misura maggiore nelle aree di Gallarate-Busto-Saronno, Varese-Malnate e nella fascia centrale della provincia. Tra i comuni che presentano le maggiori quote di intercettazione di frazione organica mediante raccolta differenziata domiciliare spiccano Castellanza (83,1 chilogrammi per abitante nel 2003), Gallarate e Saronno (78,2 Kg/ab.), Sesto Calende (65,6 Kg/ab.), Olgiate Olona (63,7 Kg/ab.), Busto Arsizio (62,4 Kg/ab.) e Cassano Magnago (60,3 Kg/ab.). A queste quote va aggiunta una porzione di frazione organica avviata a compostaggio domestico.
Per quanto riguarda la raccolta del vetro il trend negli ultimi anni è in crescita lieve ma costante, con un balzo ulteriore registrato nel 2003 dopo l'introduzione in molti comuni della raccolta porta a porta (ad es. a Busto Arsizio e Gallarate).
La raccolta della carta sembra essere arrivata a un livello ormai stabile, una buona parte dei comuni effettua già la raccolta porta a porta e le fluttuazioni nel mercato del macero rendono a volte poco efficace la programmazione di nuovi sistemi di raccolta. Tuttavia si è verificato un progressivo aumento dei comuni convenzionati con il consorzio Comieco, uno dei consorzi nazionali di filiera deputati alla raccolta e al recupero degli imballaggi, che si occupa specificamente della carta, che garantisce un ritorno economico fisso, non fluttuante.
La raccolta della plastica ha avuto un forte incremento come quantità negli ultimi anni, soprattutto in relazione al fatto che si è passati da una fase in cui pochi comuni avevano introdotto il porta a porta, in quanto questa raccolta è molto costosa per via del basso peso specifico del materiale trasportato, a una fase in cui il consorzio nazionale Corepla, che si occupa della plastica, ha permesso la raccolta non solo delle bottiglie e flaconi di plastica, ma anche di tutti gli imballaggi in materiale plastico.
Anche la raccolta del legno ha visto un incremento negli ultimi anni legato all'adeguamento delle piazzole ecologiche comunali, che ora sono il più delle volte attrezzate con un container per la raccolta di questi scarti, spesso legate con una convenzione con il consorzio Rilegno, che si occupa degli imballaggi in legno, che garantisce un minimo ritorno economico ai comuni.
L'analisi del trend della raccolta degli scarti verdi si lega invece ad alcune considerazioni come la diffusione del compostaggio domestico e la sovrapproduzione di rifiuti urbani qualora si introduca un circuito di raccolta porta a porta degli scarti verdi. Infatti, nei pochi comuni (circa una decina) che hanno introdotto la raccolta domiciliare del verde si verifica una sovrapproduzione nel totale dei rifiuti prodotti. I comuni della provincia di Varese che nel 2003 hanno fatto registrare una produzione di scarto verde superiore ai 100 chilogrammi annui per abitante sono stati Besano, Sumirago, Casorate Sempione, Cardano al Campo, Ternate e Maccagno. Si tratta in tutti i casi di comuni in cui non è stato promosso il compostaggio domestico dei rifiuti organici e verdi.
I comuni che presentano invece una maggior quota di raccolta di materiali ferrosi sono Brezzo di Bedero, Cunardo, Ranco, Ternate, Vergiate e Golasecca, seguiti a ruota da numerosi comuni che si affacciano sul Lago Maggiore e altri del centro-sud della provincia.
Infine, per quanto riguarda altre frazioni minori come oli, batterie, tessili, componenti elettronici, beni durevoli, eccetera, i comuni che hanno un valore medio di intercettazione più elevato sono Cairate, Cislago, Uboldo e Origgio. In generale si distingue l'area di Varese-Malnate, seguita da quella di Gallarate-Busto-Saronno.
I SERVIZI DI RACCOLTA
Sul territorio provinciale esistono alcune "piattaforme di trasferenza" che si configurano come centri intermedi di destino delle frazioni raccolte dai vari gestori prima dell'invio a impianti di recupero o smaltimento finali. In esse vengono effettuate operazioni di semplice trasbordo ma anche in certi casi di selezione o compattazione dei rifiuti.
Inoltre la presenza sul territorio provinciale di una rete ben strutturata di stazioni ecologiche comunali è un elemento chiave per l'analisi delle capacità di intercettazione. Si tratta di strutture di supporto ai molteplici circuiti di raccolta, idonee al conferimento separato, allo stoccaggio ed eventualmente all'effettuazione di alcuni trattamenti delle singole frazioni dei rifiuti urbani. In particolare le stazioni ecologiche comunali hanno importanza elevata per i singoli soggetti operanti nel commercio e nell'artigianato per i quali il comune non abbia provveduto, come spesso avviene, a realizzare appositi servizi di raccolta.
Il sistema di raccolta a cassonetti stradali per la raccolta dell'indifferenziato è stato ormai abbandonato dalla quasi totalità dei comuni della provincia. Fanno eccezione solo alcuni comuni montani, nei quali più che cassonetti stradali si trovano contenitori in rete metallica a servizio di zone in cui il porta a porta non è attuabile. Vengono invece impiegati ancora contenitori stradali per la raccolta di frazioni differenziate, come vetro e carta. Il fenomeno dell'abbandono di rifiuti a fianco dei contenitori stradali di vetro e carta risulta abbastanza contenuto soprattutto nei piccoli comuni fino a 5.000 abitanti, mentre nei comuni più popolosi il fenomeno risulta più evidente ed è anche per questo motivo che la maggior parte dei comuni di media e grande dimensione sta progressivamente abbandonando tale sistema per passare a una domiciliarizzazione totale del servizio.
I modelli di raccolta più diffusi hanno infatti un livello di domiciliarizzazione piuttosto spinto, con un buon numero di comuni che comprende anche la raccolta della frazione organica. Questo permette di raggiungere livelli di efficienza e di raccolta differenziata superiori.
01/20/2006
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