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Il tempo dei segnali forti

"Segnali forti" nella conferenza stampa di inizio anno dell'Unione Industriali e negli incontri con esponenti del mondo politico, locale e nazionale. Con la coscienza delle urgenze di un territorio, quello della provincia di Varese e, più in generale, del Nord Italia, che fa da traino all'economia del Paese.

Prima un incontro della giunta dell'Unione Industriali con il presidente della Provincia di Varese, Marco Reguzzoni. Poi, a pochi giorni di distanza, un incontro del consiglio direttivo con Giancarlo Giorgetti, parlamentare varesino, presidente della commissione Bilancio della Camera dei Deputati. Nel mezzo, la consueta conferenza stampa di inizio d'anno del presidente dell'Unione Industriali, Marino Vago.
Tre appuntamenti all'insegna del più vecchio e, al tempo stesso, più attuale argomento all'ordine del giorno per il Varesotto: la carenza infrastrutturale e le sue conseguenze sull'economia del territorio. A fare da sfondo, il caos viabilistico di quel fatidico 21 gennaio, quando una spolverata di cinque centimetri di neve ha letteralmente paralizzato il traffico in molta parte della provincia. Un evento che ha dimostrato ancora una volta la fragilità del sistema di trasporto locale, perché il collasso che una leggera nevicata è riuscita a provocare non è certamente dipeso - e non si sarebbe evitato - se ci fosse stata una maggior tempestività nell'intervento dei mezzi anti-neve. "La ragione dell'accaduto - per Marino Vago - è da ricercare piuttosto nel fatto che, quando il congestionamento è vicinissimo alla saturazione, basta un nulla per provocare la paralisi".
Ecco allora gli ennesimi appelli del mondo produttivo perché si riattivino con urgenza gli investimenti nel settore dei trasporti, stradale, autostradale e ferroviario. Incontrando il presidente della Provincia, Marino Vago gli ha dato atto di aver dimostrato, nei primi mesi del suo mandato (dal maggio 2002, ndr), tutta la determinazione richiesta dalle circostanze. Ma l'impegno e la grinta di Marco Reguzzoni non possono bastare. "Abbiamo bisogno che i nostri parlamentari e i responsabili delle istituzioni locali facciano uso della massima incisività - ha affermato il presidente degli imprenditori - perché la provincia di Varese conti di più, a tutti i livelli: a Milano, a Roma, a Bruxelles, se necessario".
Quali gli argomenti sviluppati nel corso dei tre incontri? Eccone una sintesi.
Veniamo da un 2002 debole e da una Finanziaria 2003 poco incisiva, che poco ha fatto, o quasi, per dare una prospettiva migliore all'anno nuovo. La cronica scarsità di riforme, insieme ad una Legge Obiettivo che non ha avuto per il Nord Italia (e, all'interno di quest'ultimo, la Lombardia in particolare) la considerazione che esso avrebbe meritata, pone la parte più industrializzata del Paese in una condizione assai critica rispetto ad altre regioni dell'Europa meglio servite dal punto di vista infrastrutturale.
Per di più, il dibattito sulla riforma in senso federale dello Stato - riforma di cui il Nord del Paese ha bisogno per poter disporre delle risorse necessarie a realizzare le grandi opere, in tempi anche finalmente accettabili - trascura un elemento di fondamentale importanza: non si parla affatto di federalismo fiscale, cioè delle risorse necessarie per poter realizzare concretamente il federalismo.
Ma occorre mettere mano anche alle altre riforme, come quella del mercato del lavoro e del welfare. Il 2003 è un anno propizio, perché è l'ultimo senza scadenze elettorali importanti. E occorre dare, a questo riguardo, dei segnali forti, sia per sconfiggere nei confronti degli imprenditori e dei consumatori il pessimismo degli economisti, sia per arrivare, nella seconda parte dell'anno, al semestre di presidenza dell'Unione Europea con la necessaria autorevolezza che potrà derivarci dall'aver dimostrato di saper risolvere i problemi di casa nostra.
E' questo il concetto di fondo che ha permeato sia gli incontri dei vertici dell'economia con i rappresentanti della politica, sia la stampa. All'interno di questo ragionamento, due, in particolare, i temi maggiormente approfonditi: lo stato carente delle infrastrutture (cui occorre, come detto, mettere mano urgentemente per aiutare il sistema economico locale)
e la riforma in senso federale dello Stato.
Sul primo punto il presidente degli industriali è stato molto netto. "L'ultima Finanziaria - ha affermato - rafforza una tendenza che si era già delineata con la Legge Obiettivo sulle grandi opere ed ha trovato conferma anche nella sua successiva integrazione da parte del CIPE, che ancora una volta ha dimenticato totalmente la Lombardia". In tal modo, "Il Nord Italia, che è la locomotiva del Paese, è trascurato. La Lombardia è dimenticata. La provincia di Varese è vessata. Il nostro territorio è al collasso. Ma se queste aree devono continuare a fare da locomotiva, devono anche, nell'interesse dell'intero paese, poter correre su binari adeguati".
Dove intervenire? Marino Vago ha evitato in queste ultime occasioni di ripetere per l'ennesima volta l'elenco delle opere che sarebbero necessarie, in quanto fin troppo conosciute. Si è soffermato, invece, sulla questione Malpensa per sottolineare che, in proposito, il nostro paese (e non solo il Varesotto, la Lombardia o il Nord Italia) sta correndo il rischio di diventare periferia dell'Europa.
"A quattro anni dall'avvio all'operatività dell'aeroporto il mancato completamento delle opere di collegamento sta condizionandone pesantemente le prospettive, mettendo in gioco il ruolo di aeroporto hub per il quale Malpensa 2000 è stata finanziata e realizzata. Ma, soprattutto, occorre uscire dagli equivoci: non c'è posto, in un Paese delle dimensioni dell'Italia, per due aeroporti hub. Occorre fare delle scelte. E' logico pensare - ha concluso - che l'hub italiano debba stare nella parte economicamente più avanzata del nostro Paese, perché lì si manifesta la maggiore domanda di trasporto".
la conferenza stampa d'inizio anno del presidente dell'Unione IndustrialiE' possibile che si possa rimediare a questo stato di cose - si è poi domandato Marino Vago - attraverso quella riforma in senso federale dello Stato che dovrebbe riavvicinare i livelli decisionali al cittadino?
"E' quello che auguriamo - ha detto -. Ma perché ciò avvenga, bisogna sciogliere un nodo: quello del federalismo fiscale, un tema curiosamente assente dall'attuale dibattito politico sul federalismo e sulla devolution. Ma bisogna avere l'onestà di dire che il federalismo - fatta salva una ragionevole e sostenibile solidarietà nazionale, che è fuori discussione - non può, se si vuole concedere una reale possibilità di autodeterminazione nelle politiche di sviluppo del territorio, non comportare anche il federalismo fiscale".
Oltre a questi due temi di primo piano, tra loro strettamente collegati, il presidente degli industriali si è soffermato su altri sia di interesse locale - il dissesto idrogeologico e la necessità di attivarsi per riottenere i finanziamenti perduti relativi alla sistemazione idraulica dei corsi d'acqua, oltre alla necessità di estendere il processo di privatizzazione dalle grandi imprese pubbliche alle aziende municipalizzate locali e alla Sea, per contare di più come sistema, Varese nelle vicende del trasporto aereo italiano - sia di interesse più allargato: le riforme del mercato del lavoro e della previdenza, perché "se in campo economico siamo ben coscienti che la sfida per la competitività deve essere giocata in primo luogo dall'imprenditore, non è solo con azioni individuali che il sistema può progredire". E, infine, l'Europa, per il cui allargamento "qualcuno vorrebbe fare retromarcia mentre, se sui tempi e sui modi si può, sì, discutere, occorre, però, farlo nella persuasione che l'allargamento è una prospettiva inevitabile e, se è vero che ogni medaglia ha sempre due facce, si deve tenere presente che, insieme ai problemi, esso è anche una formidabile opportunità di crescita per l'economia nel nostro Paese".
E ancora l'attenzione rivolta alla dimensione locale, per affermare che "Negli ultimi mesi la nostra provincia ha aumentato le distanze fisiche con il resto del Paese. E' una situazione esasperante e non ne possiamo più. Sono troppi gli appelli che, negli anni, sono rimasti inascoltati. Si va diffondendo una pericolosa sensazione di impotenza che allontana il cittadino dalle istituzioni. Questo sì - sostiene Marino Vago - ancor più che il federalismo, compreso il federalismo fiscale, mina alle basi l'unità del Paese".

02/20/2003

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