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Varese vuole contare di più
All'Assemblea dell'Unione Industriali il Presidente Vago: "La politica si svegli: la nostra economia deve avere un ruolo nelle grandi scelte nazionali". Antonio D'Amato: "Scontate un pesantissimo deficit infrastrutturale".
La stella polare è la competitività.
Ma per avere successo nell'era dell'economia globale, le imprese varesine devono poter contare su strade e ferrovie finalmente adeguate e su una classe politica in grado di far sentire il peso del nostro territorio nelle grandi scelte a livello nazionale.
Parole chiare e messaggi precisi quelli di Marino Vago - confermato per un secondo biennio al vertice dell'Unione degli Industriali della Provincia di Varese - durante l'annuale Assemblea che si è svolta in una sala Napoleonica del Centro Congressi Ville Ponti affollata in ogni suo angolo. Accanto a lui, il Presidente di Confindustria Antonio D'Amato e Roberto Formigoni, Presidente della Giunta Regionale della Lombardia. "Se partiamo dai numeri, dal livello di esportazioni, dal grado di apertura ai mercati, dall'indice di industrializzazione - ha precisato Vago - siamo certamente ai primi posti in Europa. Se ci soffermiamo, però, sul ruolo e sulla capacità d'incidere che la realtà varesina ha nell'economia italiana, non possiamo che annotare come ci siano ancora un lungo cammino e una grande sfida tutta da compiere". Da parte sua, Antonio D'Amato ha chiesto - all'avvio di una fase politica nuova - che il nostro Paese possa contare "… su un Governo coeso, d'alta qualità, che sappia affrontare da subito le questioni aperte". Con fiducia guarda al nuovo Esecutivo il Presidente lombardo Formigoni, che assicura d'aver avuto conferma da Silvio Berlusconi sull'attenzione verso la devolution: "Già nelle prossime settimane la questione sarà posta all'attenzione del Governo e del Parlamento così che si possa arrivare a risultati concreti entro l'anno".
Vago: protagonisti dello sviluppo italiano
Superato lo scoglio di una tornata elettorale che ha permesso di definire una maggioranza chiara su cui incombe l'impegno di guidare il Paese all'inizio del nuovo secolo, è ora di passare alla verifica dei fatti.
"Lo richiedono non tanto e non solo il rispetto degli impegni assunti con gli elettori quanto le condizioni in cui l'Italia si trova a giocare la sua difficile partita in campo economico sui mercati mondiali".
Partendo dal voto del 13 maggio, Marino Vago ha dedicato uno dei primi passaggi della sua relazione alla competizione economica che si fa ogni giorno di più serrata a livello internazionale.
"Siamo all'interno di un processo di profondo cambiamento che ha, forse per la prima volta nella storia, molte caratteristiche contemporaneamente".
Un cambiamento guidato da tre forze diverse, ma ognuna con effetti ugualmente importanti: la globalizzazione, l'innovazione e le liberalizzazioni.
"Tre forze che, quasi a complicarci ulteriormente la vita, hanno trovato come grande alleato la velocità.
Mai nel passato i cambiamenti erano stati così rapidi e mai avevano avuto tutti insieme l'impresa quale protagonista".
Ecco allora la necessità di analizzare una realtà come quella varesina alla luce del ruolo che al suo interno gioca il sistema imprenditoriale.
"E qui non c'è solo un problema di visibilità del territorio. C'è una presenza limitata sulle grandi scelte di natura politica ed economica".
Nell'Italia degli stereotipi sembra che esista solo il Nord-Est, come esempio di sviluppo industriale, o il Mezzogiorno, come esempio di crisi strutturale. Non paiono esserci alternative.
"Noi siamo, invece, un territorio che, come altri, pratica l'eccellenza della normalità: produce ricchezza e lavoro e si confronta, spesso in posizione di leadership, con i mercati internazionali.
Eppure sembra giocare dietro le quinte, non fa notizia. E' un dato acquisito come la primavera".
Occorre, quindi, avviare una riflessione seria - tra tutti gli attori e gli operatori locali - su ciò che non funziona, o che potrebbe funzionare meglio, nel nostro modello.
L'impresa - con il suo ruolo positivo "…riconosciuto ormai da una decina d'anni, a partire da quella prima apertura nell'enciclica Centesimus Annus, promulgata da Giovanni Paolo II" - continua a essere fondamentale per questa provincia. Eppure l'incapacità di irrobustire i fattori che rendono possibile il successo imprenditoriale è di clamorosa evidenza.
"Un esempio concreto per il nostro territorio è la ritrovata capacità del Cantone Ticino di attrarre investimenti, imprese industriali e lavoratori con qualifiche sempre più alte.
Quando insomma i comportamenti politici possono essere paragonati con speculare chiarezza, il bilancio che noi siamo costretti a trarre è quanto mai deludente…".
E' soprattutto la carenza di infrastrutture che impedisce alla realtà varesina di esprimere tutte le grandi potenzialità che racchiude.
"In teoria siamo lo snodo ideale fra il Nord e il Sud d'Europa, siamo nelle condizioni migliori per giocare a tutto campo nella sfida della globalità.
Ma solo in teoria, perché la realtà è quella di una provincia con le piccole o le grandi opere incompiute".
L'album è particolarmente voluminoso. Dalla tangenziale di Varese, con i suoi ponti che terminano nel vuoto, alla Pedemontana, bloccata dai veti di enti locali che spesso guardano solo al benessere immediato e particolare. Oppure la Malpensa-Boffalora, con i suoi primi chilometri perfettamente asfaltati che terminano desolatamente nella brughiera.
"Eppure siamo uno dei punti di forza della regione italiana più aperta e più in linea con l'Europa. Abbiamo la più alta concentrazione di università scientifiche e manageriali in un raggio di pochi chilometri".
Anche per questo, di fronte alle grandi possibilità, risalta con amarezza la mancanza di un vero e concreto spirito del fare da parte di molti protagonisti.
D'Amato: serve un Governo di qualità
"Gli italiani non vogliono un'orchestra diversa. Ma una musica differente".
Ha usato una metafora Antonio D'Amato per esprimere quella voglia di modernizzazione che si respira oggi nel Paese. E lo ha fatto subito dopo aver condiviso il forte invito di Marino Vago alla classe politica affinché dia a Varese "…un ruolo e una concretezza più forte nel panorama economico del Paese, superando quell'enorme carenza infrastrutturale che caratterizza questa provincia".
In tema di politica nazionale, Antonio D'Amato ha ricordato come Confindustria rappresenti gli interessi delle imprese, cioè i soggetti che creano ricchezza.
"Non siamo interessati a questa o a quella forza politica. Noi vogliamo la crescita complessiva dell'Italia ed è per questo che abbiamo posto al centro del dibattito il tema della competitività. E non saremo soddisfatti fino a quando questo tema non sarà centrale anche nell'agenda del Governo".
Un Governo che deve essere coeso e che deve caratterizzarsi per l'alta qualità della propria azione, così da attuare al più presto quelle riforme indispensabili per assicurare a tutti più ricchezza, più benessere e, in ultima istanza, più equità sociale. "Da parte nostra abbiamo avanzato delle proposte molto concrete. Puntiamo all'aumento del tasso di occupazione (oggi al 53% contro una media comunitaria del 62-63%), alla riduzione del peso fiscale, alla revisione del sistema pensionistico, all'emersione dell'economia in nero, alla riduzione del divario Nord-Sud e all'abbattimento dei costi di sistema".
L'azione governativa deve ispirarsi a una strategia coraggiosa e di lungo periodo, tenendo conto del "…patrimonio di competitività più forte del nostro che godono i Paesi nostri concorrenti come Gran Bretagna o Germania".
E' il momento dell'agire. Anche sul terreno della riforma dello Stato, stando attenti a evitare che il dibattito sul federalismo sia condizionato - come lo è stato finora - da una pregiudiziale ideologica.
"Bisogna, invece, ridisegnare l'organigramma statale tenendo ben presente chi fa che cosa e chi controlla la spesa. Altrimenti succederà come in Belgio dove la mia testimonianza di imprenditore che là opera mi fa dire che una riforma federale giocata sull'ideologia in dieci anni ha portato all'esplosione dei costi sociali e dell'inefficienza amministrativa".
Formigoni: l'impegno su strade, treni e Malpensa
Non ha mostrato incertezze neppure Roberto Formigoni: la Lombardia è una delle locomotive d'Europa e ha bisogno di condizioni di contesto migliori delle attuali per continuare a esercitare il ruolo che le compete sul piano economico e sociale.
"La Regione porrà sempre al centro della sua azione l'impresa, il lavoro e l'innovazione tecnologica come fattori indispensabili per garantire lo sviluppo".
Questo vuol dire semplificazione legislativa, burocrazia meno opprimente e costosa, ma una diversa distribuzione delle responsabilità.
"Guardo con fiducia a Roma: Berlusconi mi assicura che la devolution si farà in tempi rapidissimi ed entro la fine del 2001 gli Italiani vedranno i risultati concreti di questa azione di Governo".
Un federalismo ispirato al principio di sussidiarietà, così da "…rendere più fluida l'intera struttura amministrativa, migliorandone la qualità e trasferendo a valle i poteri e le competenze che possono essere svolte con libertà e responsabilità dalle singole persone e dagli organismi intermedi".
Tutto questo deve, comunque, coniugarsi con un deciso salto in avanti sul piano della disponibilità delle infrastrutture a sostegno della crescita economica.
"Varese ha potenzialità ingenti che per esprimersi appieno hanno bisogno di un sistema di collegamenti finalmente adeguato" riconosce il Presidente lombardo prima di confermare che Malpensa dovrà sviluppare fino in fondo la propria vocazione di polo aeroportuale del Sud Europa.
Qualcosa si muove anche sul versante dei progetti su gomma e su ferro, come per esempio la Pedemondatana.
"Non ho timore di apparire decisionista. Anzi, dobbiamo esserlo perché il principio dell'unanimità a tutti i costi, e del conseguente immobilismo, ha già causato costi troppo elevati per territori come quello della provincia di Varese".
Il "bilancio sociale" dell'Unione Industriali
Il Rendiconto delle attività svolte dall'Unione Industriali, presentato all'assemblea degli associati, è in realtà molto di più di una analitica enumerazione di quanto fatto nell'esercizio della funzione di rappresentanza e di tutela dell'industria locale, oltre che dei servizi reali che l'associazione presta alle imprese.
Il Rendiconto è una sorta di bilancio sociale, perché dimostra anche i benefici che l'intero territorio riceve grazie alla presenza delle attività produttive e all'azione di stimolo che l'Unione Industriali esercita nei confronti delle istituzioni e del mondo politico per migliorare il contesto nel quale le imprese si muovono, per renderlo competitivo e attrattivo. In altre parole, per assicurare che il Varesotto continui ad essere quello che è: una delle province più avanzate in Italia e in Europa, con un livello di benessere che tutti gli attori locali hanno il dovere di preservare. |
06/21/2001
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