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La libera scelta degli utenti migliora la qualità dei servizi ospedalieri
Ambrogio Bertoglio, Direttore Generale dell'Azienda Ospedaliera di Busto Arsizio, parla della sua attività di manager del servizio sanitario pubblico.
Lombardo di Seregno, dove è nato 54 anni fa, laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato in psichiatria, è stato responsabile dell'Unità Operativa di Psichiatria dell'Ospedale di Merate, con le funzioni di Direttore Sanitario. Fra le esperienze che hanno particolarmente inciso sulla sua sensibilità di operatore sanitario, le note vicende legate alla "diossina" di Seveso, dove ha vissuto dal 1973. E' approdato a Busto nel 1995, chiamato a ricoprire il ruolo di Direttore Sanitario, per poi passare all'attuale incarico, quando il legislatore ha voluto dare agli ospedali un'organizazione aziendale.
Ritiene pienamente attuata la legge 229 che ha trasformato gli ospedali in aziende?
"In Lombardia è stata la legge 31 del 1997 a portare importanti novità. La distinzione tra la funzione di assicuratrice (svolta dall'ASL), da quella di produttore di 'prestazioni' (svolta dalle Aziende Ospedaliere), la libera scelta del cittadino della struttura in cui farsi curare, la 'parificazione' tra strutture pubbliche e private accreditate, la fatturazione delle prestazioni ambulatoriali e di ricovero alla ASL di appartenenza dei vari clienti… hanno di fatto attivato una competizione tra ospedali che sta mettendo in gioco le energie migliori alla ricerca del miglior equilibrio tra risorse, spese, qualità e quantità delle prestazioni prodotte. Potendo scegliere, il cittadino diventa, da passivo utente, cliente consapevole che può esprimere un giudizio e attivare un cambiamento con la sua scelta, operata in accordo con il medico di famiglia."
In un recente convegno Lei ha denunciato un deficit di 30 miliardi accumulati l'anno scorso. Quali sono state le spese più gravose?
"Sono stati messi in atto alcuni strumenti aziendali, quali il bilancio economico patrimoniale, la contabilità analitica, il controllo di gestione, che ci permettono una guida più attenta della complessa macchina costituita dai tre ospedali (Busto Arsizio, Saronno e Tradate), con circa 1.700 posti letto, 3.500 dipendenti e 400 miliardi di bilancio. Gli ospedali lombardi stanno cominciando a camminare con le loro gambe, cioè pareggiare i costi con i ricavi che sono costituiti dalla fatturazione delle prestazioni, secondo tariffe (non sempre gratificanti) determinate dalla Regione. Oltretutto non è possibile puntare sull'aumento dei ricavi, perché la Regione ha stabilito dei tetti di produzione, superati i quali le tariffe vengono 'scontate'. Nei primi due anni di cammino aziendale, gli ospedali pubblici sono stati supportati dai 'fondi di integrazione' e 'di riorganizzazione' che riducevano il divario tra costi e ricavi. In questo contesto la nostra Azienda aveva avuto nel 1998 un avanzo di gestione di
9 miliardi, un pareggio nel 1999. Nel 2000 sono venuti meno i fondi di riequilibrio (che nel nostro caso erano di circa 30 miliardi) e si è dovuto sostenere un nuovo contratto, sia per i medici sia per gli infermieri, che ha inciso per 17 miliardi. Dunque nel 2000, il disavanzo di 30 miliardi è da leggersi come capacità dell'Azienda di assorbire in proprio altri 17 miliardi di costi".
Ha in programma qualche strategia per ridurre e contenere la spesa?
Per contenere la spesa abbiamo avviato un grossa operazione: l'esternalizzazione di tutti i servizi non sanitari. Riscaldamento, manutenzioni edili, manutenzione delle apparecchiature elettromedicali, trasporti, verde, archivi, ecc… saranno affidati per nove anni ad un unico interlocutore che, affiancandosi a noi come partner, si prenderà in carico anche l'organizzazione e l'integrazione di questi servizi. E' stato sottoscritto un accordo sindacale in base al quale 60 persone nostre dipendenti passeranno sotto la guida di questo imprenditore esterno che le gestirà, pagando il loro stipendio".
Pensa di poter conciliare il contenimento della spesa con la qualità dei servizi? Ha in programma dei progetti per la loro razionalizzazione?
"Vorremmo semplificare la nostra struttura dei costi fissi, cercando di spostare all'esterno, con pagamenti a canone predeterminato, tutto ciò che è di supporto al nostro punto centrale, ovvero curare la gente che decide di affidarsi ai nostri tre ospedali. Questa operazione ci permette di concentrare attenzione e risorse sulla cura, sull'attività clinica di cui vogliamo aumentare la qualità. Uno dei nostri obiettivi forti è l'attenzione alla qualità delle prestazioni. Questo vuol dire che dobbiamo essere più attenti al momento delle dimissioni del degente, costruire un miglior rapporto con il medico di famiglia, redigere in modo più completo i fogli di dimissioni, procurare al paziente le date dei controlli, in una parola costruire un vero percorso di cura, offerto come un pacchetto chiaro e ben spiegato. In questa dimensione, 'qualità' vuol anche dire maggiore informazione e migliore comunicazione al paziente, alla famiglia, al suo medico di base.
Siamo convinti di poter recuperare altre risorse dalla razionalizzazione dei servizi nei tre ospedali, togliendo inutili duplicazioni, semplificando i percorsi, mettendo in atto sinergie, utilizzando l'informatica, unificando procedure".
Prevede investimenti per l'acquisto di nuove apparecchiature sanitarie? C'è qualche reparto, in particolare, che sarà rinnovato tecnologicamente?
"Abbiamo previsto investimenti in tutti e tre gli ospedali. A Busto e Saronno saranno piazzate due risonanze magnetiche. A Saronno sarà sviluppata una chirurgia toracica, a Busto intendiamo potenziare la radioterapia.
A Saronno stiamo completando tre nuove sale operatorie, l'unità coronaria, una nuova rianimazione, un nuovo pronto soccorso con una spesa di circa 9 miliardi in mezzi ed impianti e circa 4 miliardi in attrezzature. In questo momento abbiamo a disposizione per l'ammodernamento dei tre ospedali, 25 miliardi certi. E' in fase di conclusione la gara che ci permetterà di scegliere l'impresa che aprirà i cantieri corrispondenti a questa cifra (sono circa 10 cantieri). Sono poi in arrivo altri 30 miliardi con cui potremo completare l'ospedale di Saronno (4 piani sopra la piastra della chiesa) e mettere a norma una fetta consistente degli ospedali di Busto e Tradate".
Nel piano strategico triennale 2000/2002 vi sono altri progetti di rinnovo o di ampliamento delle tre strutture ospedaliere?
"La nostra Azienda non ha ipotizzato nuovi ospedali. Ha pensato invece di ammodernare l'esistente, concentrando gli spazi, semplificando i percorsi, rendendo più accoglienti le camere per i malati, ristrutturando, magari in collaborazione con privati, aree per la degenza a pagamento, con ospedali tutti 'cablati' ed in rete fra loro, per lo scambio informatico di informazioni ed immagini".
05/17/2001
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