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Gli utenti promuovono le strutture ospedaliere
I sondaggi registrano una sostanziale soddisfazione tra chi è stato ricoverato.
Il periodo di ricovero in ospedale? Ottimo per il 40 per cento dei pazienti, soddisfacente per il 53 per cento, insoddisfacente per il 3 per cento, l’altro 4 per cento ha preferito non esprimersi. Questi i risultati dell’ultimo sondaggio condotto tra gli utenti, che ha interessato 983 persone. Sommando l’ottimo con il soddisfacente, il gradimento dell’assistenza medica e dell’assistenza infermieristica ricevuta supera il novanta per cento: per gli intervistati i medici sono disponibili a fornire spiegazioni e gli infermieri solleciti e cortesi. Scende di qualche punto la qualità del vitto, giudicato più soddisfacente che ottimo, mentre gli utenti si ritengono complessivamente soddisfatti dell’igiene e della pulizia degli ambienti, della tranquillità e del comfort. Promossi anche i servizi ambulatoriali da una larga percentuale dei 2.569 utenti intervistati.
Il 59 per cento di questi ha espresso un giudizio buono, il 26 per cento sufficiente, il 5 per cento scarso, mentre il 10 per cento non si è espresso.
I ricoverati: la degenza e le cure sono ok
“E’ come essere a casa: mi sono trovato veramente bene”. Renato Ghiringhelli, di Travedona Monate, non nasconde la propria soddisfazione per il trattamento ricevuto nei primi sette giorni di degenza nel reparto di Gastroenterologia. Piero Giudici, varesino, è compagno di stanza di Renato Ghirighelli e annuisce: “La cosa più importante è che ho notato un grande rispetto da parte del personale verso chi, comunque, vive una situazione di sofferenza e di disagio”.
Eppure, tutti dicono che negli ospedali si sta male… “Certo - aggiunge Cristina Vezzoli, di Morosolo -, ti raccontano che i medici trattano con sufficienza i pazienti e che la pulizia è un optional.
Ho trovato grande disponibilità da parte del personale sanitario, sia medico sia infermieristico. Guardi, le faccio un esempio: non sempre durante le visite il linguaggio dei medici è accessibile a noi pazienti. Ebbene, basta chiedere spiegazioni e subito si ottengono le risposte più adeguate”.
Proviamo a cambiare reparto.
A Chirurgia, il paziente più “anziano” per degenza è Gustavo Gambarota. Proviene da Napoli e “…purtroppo, sono ospite dei chirurghi varesini da due mesi. In verità, non è la prima volta. Nel 1998, infatti, un mio amico medico mi segnalò la competenza di questo reparto per la delicata operazione che avrei dovuto subire. Sono salito al Nord e devo dirvi che questa struttura sanitaria rappresenta un piccolo gioiello.
La situazione è ottimale. Mi sono trovato bene la prima volta come in questi mesi, quando sono dovuto tornare a Varese per altre cure”.
Tutto perfetto, quindi? Possibile che dall’esperienza dei pazienti non trapeli alcun problema?
“In verità, qualche perplessità l’ho riscontrata nella cucina. Non sempre il cibo è al meglio - precisa lo stesso Gustavo Gambarota -. Può darsi, però, che questa lacuna sia riferibile a tutte quelle situazioni in cui si devono garantire pranzo e cena a delle collettività: penso ai militari, piuttosto che alle mense nelle grandi fabbriche…”.
Particolare preoccupazione desta in Cristina Vezzoli “La necessità di adottare sistemi di sorveglianza in ospedale, considerata la complessità della struttura dal punto di vista logistico”.
La signora Luigia Cantù, infine, è una vera e propria habitué dell’Ortopedia varesina, suo malgrado.
“E non solo io… Anche mio marito e mia figlia, in varie circostanze, sono stati ricoverati in queste stanze.
Ci sono dovuta venire cinque anni fa per una prima operazione e, pur abitando a Busto Arsizio, anche questa volta ho preferito farmi tagliare dai ferri dei chirurghi di questo reparto.
L’équipe è decisamente efficiente: medici, infermieri, ma non vorrei dimenticare neppure gli ausiliari, ti curano con grande premura. Non posso che parlare bene del servizio che mi è stato garantito”.
03/15/2001
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