La logistica sostenibile lancia la sfida verde alle imprese

Quale strada sta intraprendendo la green logistic? Ma soprattutto, le aziende a che punto sono? Hanno obiettivi dichiarati su questo fronte? Lo studio portato avanti dal Green Transition Hub della LI

Quale strada sta intraprendendo la green logistic? Ma soprattutto, le aziende a che punto sono? Hanno obiettivi dichiarati su questo fronte? Lo studio portato avanti dal Green Transition Hub della LIUC – Università Cattaneo di Castellanza, diretto dal Professor Alessandro Creazza, analizza il fenomeno, tra multinazionali e realtà manifatturiere del settore

Le multinazionali italiane sembrano aver raggiunto un buon livello di consapevolezza verso la sostenibilità e la logistica verde. Il 95%, infatti, ha obiettivi dichiarati che persegue nel tempo. Complici anche le logiche ESG (Environmental, Social e Governance) e le leggi promulgate a livello internazionale. Per le piccole e medie imprese, invece, la strada appare ancora lunga e a tratti impervia. Il 45% non ha, infatti, ancora preso in considerazione questo percorso di transizione ecologica. A fare la differenza tra azione e immobilismo, tuttavia, sembrerebbe una qualità su tutte: il lavoro svolto dal top management. Più un’azienda è di grandi dimensioni, più i ruoli dirigenziali sono in grado di trasmettere ai dipendenti gli obiettivi da perseguire entro un certo arco temporale. Le pressioni arrivano dai clienti, dai media e anche dal Governo, soprattutto nell’ottica di rispettare i goal prestabiliti dall’Agenda 2030 dell’Onu. “Le realtà che scelgono questa strada adottano diverse misure – racconta Alessandro Creazza, Direttore del Green Transition Hub della LIUC – Università Cattaneo –. Si progettano e impiegano imballi riciclabili, che utilizzano materiali compostabili, non plastici e poco impattanti sull’ambiente”.

Una soluzione green per trasportare gli oggetti, per esempio, è utilizzare le cassette della frutta che, una volta lavate e sanificate, grazie alla caratteristica di poter essere schiacciate, andranno ad occupare poco spazio all’interno dei camion. “Così si possono caricare molto di più i mezzi, con il conseguente risultato di riuscire a trasportare più prodotti e meno aria. In questo modo si ottimizzano i viaggi e si riducono emissioni e costi”. Dall’analisi sulle attuali soluzioni tecnologico-organizzative adottate in tema di imballaggi, trasporto, magazzini e supply chain dell’Hub dell’ateneo di Castellanza, emerge che le multinazionali sono più avanti rispetto alle piccole e medie imprese. Per quanto riguarda, invece, la tipologia di settore, con il 53% delle realtà logistiche con obiettivi dichiarati, il comparto supera quello manifatturiero dove la percentuale scende al 40%. “Questo trend dipende dal fatto che nel manifatturiero il peso delle Pmi è molto elevato, a questo si aggiungono anche motivi di gestione interna – continua Creazza –. Le grandi realtà sono obbligate a redigere il bilancio di sostenibilità e questo le rende più avvantaggiate”.

Alessandro Creazza, LIUC – Università Cattaneo: “Per trasportare gli oggetti, per esempio, si possono utilizzare le cassette della frutta che, una volta lavate e sanificate, grazie alla caratteristica di poter essere schiacciate, occupano poco spazio all’interno dei camion”

Una cosa, però, accomuna tutte le imprese, grandi o piccole che siano e indipendentemente dal settore di appartenenza: la necessità, specialmente di questi tempi, di ridurre i costi energetici. “La maggior parte degli interventi sostenibili sono volti a ridurre i consumi, soprattutto nei magazzini. È preferibile istallare pannelli fotovoltaici e sistemi di produzione di energia alternativa oppure sostituire gli impianti di illuminazione con sensori di movimento e luci a led”, precisa di nuovo Creazza. Sono molto utili anche i contatori e i sistemi di controllo o monitoraggio per conoscere in tempo reale il consumo e attuare, di conseguenza, azioni volte a ottimizzare gli sprechi e gli eccessi nei magazzini. 

“Progettazione delle unità di carico per saturare i mezzi, ridurre le percorrenze a vuoto – specifica il Professor Creazza –, sono tutte azioni che aiutano le imprese ad abbattere i costi”. Funziona bene anche il sistema di collaborazione che permette di accordarsi per sincronizzare le consegne con i clienti e ridurre i tempi di attesa dei camion nei magazzini, insieme alla condivisione di informazioni per migliorare la pianificazione dei viaggi. Ma studiare soluzioni di magazzino per diminuire i consumi o valutare trasporti alternativi alla strada non basta. “C’è ancora, purtroppo, una bassa attenzione verso la formazione delle risorse umane – informa Alessandro Creazza –. L’eco-driving, ovvero la formazione per autisti al fine di imparare a guidare meglio per ridurre i consumi è un fenomeno ancora troppo poco diffuso”. Quello che ostacola le azioni delle imprese, poi, è la scarsa misurazione delle prestazioni sostenibili. “Solo il 38% delle realtà rispondenti misura le proprie prestazioni ambientali. Il trasporto è il settore che viene più misurato. Mentre le Pmi ancora non sono abituate a farlo, non adottano particolari modelli o fissano specifici Kpi (Indicatore chiave di prestazione, ndr.)”, chiosa Creazza.  

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