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Durante il lockdown le compagnie aree private come Neos si sono dovute reinventare operando voli umanitari per il trasporto di materiale sanitario e voli per il rimpatrio dei passeggeri e degli equipaggi delle crociere. Ma oggi si riapre la sfida di riprendere quota

E’ il 26 marzo. Sono passate poco più di due settimane dall’inizio del lockdown. Sulla pista di Malpensa atterra un Boeing 7 della Neos. A bordo nemmeno un passeggero. In stiva e sui sedili di solito pieni di persone solo materiale sanitario donato dalla Cina all’Italia per far fronte all’emergenza del Coronavirus. Per la compagnia area privata italiana con sede legale ed amministrativa a Somma Lombardo è la prima volta nella sua storia che un velivolo viene utilizzato interamente come cargo. “Durante questa pandemia, quando tutto era bloccato, per continuare a lavorare abbiamo dovuto cambiare pelle, volando per clienti che non avevamo mai servito prima”, racconta l’Amministratore Delegato Carlo Stradiotti. Su quel volo di fine marzo c’erano a bordo 155 ventilatori, 1,4 milioni di mascherine FFP2, 205mila guanti in lattice, 1.000 kit diagnostici, 1.000 tute protettive. Solo l’inizio. Tra marzo e aprile sono stati 30 i voli operati da Neos dalla Cina con destinazione Italia, Spagna, Repubblica Dominicana. Il tutto per un totale di 750 tonnellate di materiale sanitario trasportato. Voli umanitari, ma anche di rimpatrio. “I nostri aerei – continua Stradiotti – hanno volato anche per molte compagnie di crociera per far rientrare i passeggeri e il personale di bordo. In Italia, ma anche in India, nelle Filippine e in Indonesia. Inoltre, ci siamo messi a disposizione delle esigenze del nostro Ministero degli Esteri”.

Tra marzo e fine aprile Neos ha effettuato 135 voli rimpatriando circa 24.400 persone, di cui 18.500 italiani e 5.900 stranieri di 14 differenti nazionalità. “Abbiamo dimostrato di essere un valore per il Paese. Il sistema ha retto grazie alle compagnie private come la nostra. Per questo in una politica di sostegno al settore del trasporto aereo non è giusto che sia aiutata solo Alitalia”. Il dente di Stradiotti è ancora avvelenato da quei 3 miliardi messi a disposizione solo e soltanto della ex compagnia di bandiera attraverso il primo decreto di aiuti economici al Paese varato dal Governo, il cosiddetto “Cura Italia”. Per fortuna, aggiunge l’Amministratore Delegato, “anche grazie all’intervento dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese e del Sistema Confindustria siamo riusciti ad estendere il provvedimento a tutte le compagnie aree italiane con il seguente Decreto Rilancio”. Che ha coinvolto, dunque, Neos, così come le altre realtà quali Blu Panorama e Air Dolomiti.

L’Ad di Neos Carlo Stradiotti:“Abbiamo dimostrato di essere un valore per il Paese. Il sistema ha retto grazie alle compagnie private come la nostra. Per questo in una politica di sostegno al settore del trasporto aereo non è giusto che sia aiutata solo Alitalia”

“Quando si parla di trasporto aereo occorre cambiare registro”, spiega Stradiotti. Compagnie come Neos sono realtà che contano 12 aerei (6 a lungo raggio e 6 a medio/corto) e che danno lavoro a 850 persone. “Bisogna evitare che un qualsiasi aiuto alla sopravvivenza ad Alitalia si trasformi in una licenza ad uccidere le altre compagnie”. Tanto più a fronte della responsabilità sociale d’impresa assunta durante l’emergenza: “Abbiamo volato durante il lockdown limando al massimo i guadagni e a volte andando anche a perdere qualcosa”. Ecco il ruolo giocato dalle compagnie aeree durante la pandemia. Realtà che, a causa del virus e del blocco imposto ad ogni tipo di viaggio, sono state costrette a tenere a terra gli aerei, voli umanitari a parte.

“Quando a ottobre di quest’anno chiuderemo il bilancio speriamo di farlo con un fatturato che sia almeno il 50% quello del precedente anno”. Nel tono di Stradiotti c’è il messaggio implicito che già una tale perdita sarebbe un successo. Tutto dipenderà dalle aperture dei confini, dalle regole negli spostamenti e soprattutto da quelle per prendere un aereo. “Fino a metà giugno i regolamenti italiani e portoghesi sono stati tra i più stringenti – racconta Stradiotti – una cosa anche comprensibile se pensiamo al periodo in cui il comitato scientifico ha dovuto prendere le decisioni. Ma occorre passare ad un’armonizzazione internazionale con indicazioni omogenee. Non può esserci differenza su come si prende un aereo a Malpensa o a New York. Ben sapendo che con il distanziamento sociale non esiste volo aereo”. Su questo il giudizio dell’Ad della Neos è netto: il metro di distanza non è sostenibile. “Parliamoci chiaro: sotto l’85% dei posti occupati un volo è diseconomico, se non si vuole portare i prezzi dei biglietti a livelli illogici. Tanto vale, dunque, lasciare gli aerei sulle piste”.

Non c’è, però, bisogno di barattare la sicurezza dei viaggiatori con la tenuta economica del settore. “Nessun compromesso, in realtà gli aerei sono per loro natura già programmati per essere i mezzi di trasporto più sicuri dove viaggiare, anche in termini di qualità dell’aria che respiriamo. I filtri utilizzati sono tra quelli a più alta efficienza sul mercato, il movimento poi dall’alto al basso dell’aria e l’uso delle mascherine da parte dei viaggiatori faranno il resto”. Esistono slide dello stesso produttore di aeromobili Boeing che spiegano efficacemente come funzionano questi filtri che sono poi gli stessi usati per le sale operatorie degli ospedali o per le “clean rooms”, in grado di rimuovere fino al 99% di microbi come virus, funghi e batteri, con un ricambio totale dell’aria in cabina dalle 20 alle 30 volte in un’ora. Per raggiungere una nuova normalità del volo aereo, chiosa Stradiotti, “dobbiamo fare un passo avanti rispetto al distanziamento sociale e fare leva ed avere fiducia sulla tecnologia di cui sono dotati i nostri aerei”. O il volo sarà pieno o difficilmente decollerà sopra il Covid.



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