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È nato lo stesso anno dell’Italia, nel 1861. Ma questa data non è l’unica cosa che accomuna il Massachusetts Institute of Technology di Boston e il nostro Paese. I legami viaggiano anche sul filo di programmi di partnership come quello che Serenella Sferza, responsabile dei rapporti tra l’MIT e il sistema scolastico ed universitario della nostra Penisola, presenta ai rappresentanti del sistema economico lombardo in visita negli States per la #TechMission organizzata da Confindustria Lombardia, Digital Innovation Hub Lombardia e Unione degli Industriali della Provincia di Varese.

Il programma in questione si chiama MISTI (MIT Intenational Science and Technologies Initiatives) e ha lo scopo di mandare gli studenti del famoso istituto di Boston in giro per il mondo a imparare dagli altri. Dai migliori. E tra questi c’è un pezzo importante del made in Italy. Esistono prestigiose partnership di ricerca ad esempio con Lamborghini e due suoi laboratori come quello dedicato ai materiali e l’altro alle batterie. Oppure come quella esistente con la Loccioni nelle marche o la Sissa a Trieste. Un riconoscimento importante al saper fare italiano che proviene da uno dei gangli vitali dello sviluppo scientifico e tecnologico mondiale. Fino al 2006 sono stati ben 63 i membri della comunità dell'MIT insigniti del Premio Nobel (fonte Treccani).

I professori dell'MIT di Boston ritengono il Mose di Venezia una delle invenzioni contemporanee tra le più geniali

L’MIT, d’altronde, è famoso per saper attrarre i talenti migliori a livello internazionale. “E qui gli studenti italiani sono molto apprezzati”, confessa Serenella Sferza. Non c’è dunque da stupirsi se tra i corridoi dell’MIT ci si imbatte in una gigantografia con al centro la scheda Arduino progettata e realizzata da Massimo Banzi (da Ivrea). L’Italia che piace e che ispira l’America, come uno dei cantieri più visitati dagli studenti del MIT: quello di Pellestrina dove si trova il Mose, dispositivo per evitare il fenomeno dell’acqua alta a Venezia. Un’opera che molti professori dell’MIT ritengono tra le più geniali invenzioni contemporanee. Ma d’altronde, nessuno è profeta in patria.

Eppure vedersi con gli occhi degli altri può far del bene e aumentare la propria autostima. Soprattutto se gli occhi sono quelli di chi, come l’MIT di Boston, ha generato nel tempo, grazie a progetti di business incubati nei propri laboratori, un Pil pari a quello d intere nazioni. In un ipotetico ranking mondiale l’MIT si piazzerebbe al decimo posto, più o meno lo stesso occupato da Stati come l’Italia, la Gran Bretagna o il Brasile. Sono ben 25.800 le attività di impresa fatte sorgere dagli alumni dell’MIT. Aziende che oggi danno lavoro a 3,3 milioni di persone. Qualche esempio? Intel, Bose, Texas Instruments, Dropbox.

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