L’open manufacturing di Local Motors

Visioni. Non sono solo progetti e idee quelli che si incontrano in Silicon Valley, ma vere e proprie visioni di un futuro aperto alle condivisioni e al cambiamento. Pensiamo a Local Motors di San Francisco, uno dei più interessanti casi di open manufacturing al mondo, più che un’impresa (nello specifico una casa automobilistica) è un concetto innovativo che ha dato vita ad una vera e propria community che ha permesso di realizzare progetti attraverso i consigli e le indicazioni di appassionati di ogni tipo. Jay Rogers, fondatore e ceo di Local Motors, recentemente protagonista al World Manufacturing Forum di Cernobbio, ha accolto la delegazione della #TechMission di Confindustria Lombardia, Digital Innovation Hub Lombardia e Unione degli Industriali della Provincia di Varese, e presentato il progetto Olli.

L'open manufacturing di Local Motors

Ex Marine, dopo aver servito la patria e imparato i principi della leadership, aver conseguito una laurea e un master in Business Administration ha deciso di sviluppare la sua impresa che attinge dall’open source e dall’open innovation: l'idea si basa infatti sulla co-progettazione e sulla micro-manifattura distribuita applicata al settore automobilistico. Realizzare autovetture non partendo dall’analisi di mercato ma dai sogni, visioni appunto, del progettista. Il punto è diffondere idee in modo che altri possano accoglierle e migliorarle per il bene di tutti. Ma non solo: qui la meritocrazia stringe la mano al capitale. Il metodo con cui Local Motors decide di produrre un progetto funziona a grandi linee così: si definiscono le specifiche di massima di un progetto per realizzare un veicolo, si raccolgono le proposte e quella che riceve più voti vince. Per stimolare la partecipazione ci sono premi in denaro per i primi classificati. La cosa interessante è il fatto che con Local Motors collaborano duecentomila persone in tutto il mondo, un modello di “conoscenza decentralizzata” molto efficiente con un’attenzione maniacale alla sicurezza e all'ambiente. La Local Motors, che è nata a Phoenix, dove c’è ancora la factory, ha trasferito la sede centrale a San Francisco condizione per ottenere un finanziamento di 200 milioni di dollari, legato al prototipo di auto a guida automatica.

La capacità di attirare fondi federali di Berkeley

Di sogni si parla anche a Berkeley, seconda tappa di una giornata intensa per la delegazione lombarda. Jennifer Anne Doudna, professoressa di Chimica Molecolare presso il Dipartimento di Chimica e Ingegneria Chimica dell'Università della California a Berkeley, possibile futuro Nobel, racconta il “suo” CRISPR-Cas9, un sistema di difesa dei batteri alla base di un potente strumento di editing genomico. Il posto dove realizzarlo è Berkeley una delle più prestigiose università pubbliche del mondo. “Berkeley - spiega il professor Massimiliano Fratoni - fa parte del sistema universitario californiano che comprende ben dieci università. Da Berkeley sono usciti 31 premi Nobel. Nell’ultimo anno accademico ha ricevuto fondi per 710 milioni di dollari, per lo più da risorse federali, per fare ricerca. Per la gestione lo Stato Federale trasferisce 10 milioni di dollari. Un californiano paga 13mila dollari di tasse all’anno e può contare su 184 dipartimenti e 189 programmi. Pell Grant è il programma per sostenere gli studenti più bisognosi che sono il 48%. Gran parte dei dottorati viene pagato con assegni grazie ai fondi di ricerca.” Uno scienziato entusiasta, innamorato del suo lavoro e di Berkeley, il professor Fratoni. Originario di Frosinone, circa vent’anni fa ha scommesso sul suo futuro in questa celebre università. Da allora vive in California e insegna al dipartimento di ingegneria nucleare con grande soddisfazione. “Devo ringraziare l’università italiana - dice Fratoni - che mi ha dato una grande preparazione teorica. Qui invece ho imparato a fare”.

Stanford, il cuore della Silicon Valley

Terza tappa visionaria il LAC uno dei più importanti laboratori di fisica negli USA, legato a Stanford. Qui ci sono un laser che serve a fotografare oggetti come proteine e un acceleratore di 3 km. Ad accogliere la delegazione il professor Enzo Carone. Stanford a Palo Alto è sede di una famosa università dove hanno studiato personaggi del calibro di Steve Jobs e i fondatori di Google Sergey Brin e Larry Page. Stanford è considerata un’istituzione strategica qui c’è l’avanguardia intellettuale di più discipline: dall’economia alla politica, dalle nuove tecnologie alla finanza. Da questa università sono usciti ben 32 premi Nobel. “La Silicon Valley non è replicabile - ha spiegato Carone -. C’è una componente di sentiment culturale, che attrae un certo tipo di persone, con una certa cultura, un tessuto sociale particolare. La magia della Silicon Valley sta nel reinventarsi ogni volta. Qui originariamente si facevano radar per la Marina e si studiavano le radiofrequenze. Quando è finito questo business, le persone volevano rimanere, inizia così la produzione dei circuiti integrati. Poi è arrivata negli anni 80 l’era dei personal computer. Ora non so che cos’è la Silicon Valley. O meglio, è difficile definirla, perché può essere più cose insieme”.

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