Silicon Valley o Software Valley.jpg

La continuiamo a chiamare Silicon Valley, ma la Bay Area della West Coast degli Stati Uniti, per tutti la capitale mondiale dell’innovazione, si è evoluta in qualcosa di diverso. “Chiamatela piuttosto Software Valley e in un domani non troppo lontano Application Valley”. Le traiettorie sono già ben chiare agli innovatori della zona, come Domenico Di Mola, Vice President di Juniper Network, società multinazionale fondata nel 1996 che si occupa di Information and Communication Technology e di tecnologie di rete, con quartier generale a Sunnyvale, in California. Una realtà da 5 miliardi di dollari di fatturato, 9.300 dipendenti ed una presenza in 43 paesi, compresa l’Italia dove Juniper ha clienti come Telecom Italia e Wind, oltre ad uffici a Milano.

È in Juniper che il diario di bordo della #TechMission statunitense di Confindustria Lombardia, Digital Innovation Hub Lombardia e Unione degli Industriali della Provincia di Varese segna un’altra tappa. Di fronte alla delegazione di imprenditori e manager lombardi Domenico Di Mola ha parlato in maniera schietta: “Gli imprenditori sono chiamati a reinventare il modello di business. Siamo in un momento favorevole per i cervelli e non per le mani”. La competizione mondiale si gioca sulla capacità di allevare le menti. “La Cina lo ha capito e lo sta facendo”. L’Italia invece? È questa la domanda che aleggia nel discorso di Di Mola che spiega come il segreto innovativo della Bay Area stia non solo nelle competenze tecnologiche, ma anche nelle capacità organizzative delle aziende: “Qui c’è molta trasparenza nella condivisione delle informazioni, il Ceo periodicamente incontra i manager e durante le riunioni a lui chiunque può chiedere di tutto”. Pensi alla West Coast Usa e immagini il successo basato su segreti industriali di chissà quale natura e su una competizione sfrenata senza risparmio di colpi. Ed in parte è sicuramente così, non illudiamoci che tutto si giochi sulla semplice condivisione. Ma Di Mola, che di “Software Valley” se ne intende non ha dubbi su quale sia uno degli aspetti fondamentali delle imprese della zona: “Qui c’è una buona cultura, direi basata sulla gentilezza”.

Gentilezza, ma anche tanta cultura finanziaria, senza la quale innovare diventa impossibile: “Qui la mentalità è far crescere l’azienda vendendola. Il capitale di rischio serve a far crescere l’azienda non a stabilizzarla. In un modello di impresa aperto i capitali di rischio servono a diventare competitivi, controllarli non agevolano lo sviluppo”.

Così come non lo agevola sottovalutare la gestione dei fattori critici e della cybersecurity. Dall’ufficio, alla fabbrica come si tanno evolvendo gli antivirus e le soluzioni per la virtualizzazione dell’impresa? È a questa domanda che ha risposto la visita della delegazione di #Techmission alla McAfee. “Quelli dell’antivirus e della competizione con Norton della Symatec”, come spiega in un suo post sul LiveBlog della missione il vicedirettore di Varesenews, Michele Mancino, anche lui tra i componenti della delegazione lombarda.

Una realtà quella di McAfee che, stando al rapporto sul secondo trimestre dell’anno, ha ricevuto solamente durante questo arco di tempo una media di 49 miliardi di richieste al giorno. Ciò tanto per dare un’idea della strategicità del servizio che porta avanti. In pratica la McAfee Global Threat Intelligence analizza quotidianamente qualcosa come 1.800.000 URL e 800.000 file.

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