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Tempi lunghi per avere i permessi anche solo per spostare di pochi metri un macchinario. Mancanza di una politica a sostegno degli investimenti. Incapacità di arginare a livello europeo norme demagogiche anti-industriali. Ecco i veri problemi con cui devono fare i conti le imprese della plastica

‘‘Gli ostacoli amministrativi e burocratici che si frappongono tra noi e le opportunità di crescita sono purtroppo in aumento. Una situazione che condividiamo con altre realtà produttive, ma nel nostro caso a remare contro è anche la diffidenza dell’opinione pubblica”. Lo dimostra, secondo Andrea Pelizzola, Amministratore Delegato di Tecniconsult Spa di Busto Arsizio, ad esempio, il forte calo dei ragazzi che si iscrivono ai percorsi di studio per diventare periti plastici. “Il vero problema – rincara la dose Giampiero Perego, Presidente di MPG Manifattura Plastica Spa di Gallarate – è che istituzioni e persone non hanno presente gli enormi sforzi che facciamo in termini di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. È grazie a noi e al nostro lavoro che la plastica può essere riutilizzata ed è possibile ridurne l’impatto sull’ambiente”. Uno sforzo, però, non ripagato da una giusta politica industriale in grado di favorire queste attività. Spesso, anzi, ostacolate, a sentire gli stessi imprenditori del Varesotto. La fotografia che emerge dalle storie di MPG e Tecniconsult, d’altronde, è la stessa scattata dalla ricerca di UBI Banca sugli scenari di sviluppo del settore in provincia di Varese. Alla domanda dei ricercatori su quali siano i principali fattori che ostacolano la competitività il 40% delle medie aziende e il 34,6% delle piccole hanno indicato nella burocrazia il più grande bastone messo tra le ruote della propria crescita. 

Verrebbe da dire che tutto il mondo è paese, ma così proprio non è. Ci sono Stati che per attrarre gli investimenti di imprenditori sul territorio si stracciano le vesti. E non parliamo di Paesi in via di sviluppo, come testimoni la storia di Nupi Industrie Italiane Spa di Busto Arsizio, azienda impegnata nella produzione di tubazioni in plastica per edilizia, idraulica e carburanti. “Nel 2015 – spiega Marco Genoni, Amministratore Delegato dell’azienda – ci siamo trovati a doverci riposizionare sul mercato statunitense a causa del crollo del prezzo del greggio, per la cui estrazione lavoravamo con i nostri prodotti con una presenza produttiva in Texas. Essere localizzati oltre oceano è indispensabile per lavorare negli States in certi settori”. Così si è aperta la strada per Nupi di realizzare tubi per il comparto dell’edilizia: “La crisi del petrolio ha chiuso i rubinetti in due minuti, avevamo bisogno di risposte veloci. Grazie all’Unione Industriali di Varese siamo riusciti ad avere un incontro con il Console italiano nel South Carolina che ha agevolato il confronto con alcuni direttori di parchi industriali dello Stato”. Il terreno non manca, la zona è tra le più depresse del Paese e, proprio per questo, ha deciso di puntare sull’industria attraendo investimenti a suon di incentivi: “Ci hanno messo a disposizione subito 120mila metri quadrati di terra e agevolazioni in denaro contante sia per assumere le persone, sia per abbattere la property tax”. Strada spianata: “Stavamo sviluppando prodotti per l’edilizia per la cui produzione abbiamo dunque aperto con grande facilità uno stabilimento di 5mila metri quadri. Non abbiamo mai dovuto confrontarci con nessun assessore. È bastato affidare il progetto a un general contractor e lui ha fatto tutto. Abbiamo tenuto i primi incontri a dicembre 2015 e ad agosto 2016 abbiamo iniziato a produrre”.

Secondo la ricerca di UBI Banca il 40% delle imprese dell’industria plastica varesina vede negli oneri amministrativi e nella burocrazia il principale freno alla propria capacità competitiva sui mercati

E in Italia? La contro-storia di Tecniconsult Spa che produce elementi di rinforzo in vetroresina, utilizzati come elementi portanti nella costruzione di cavi per telecomunicazione e trasmissione dati a fibra ottica, è emblematica: “Da una parte - racconta il Presidente dell’azienda Andrea Pelizzola - il mercato ci chiede di essere veloci e flessibili ai cambiamenti. Dall’altra ci scontriamo con regole e permessi che ci legano a logiche completamente diverse”. L’esempio è quello “di un macchinario della nostra azienda che avevamo bisogno di spostare da un nostro stabilimento ad un altro. In pratica un trasloco dal numero civico 40 al 60 della stessa via. Un lavoro di una settimana al massimo. Per fare una cosa simile, però, dobbiamo aspettare un permesso per un anno. Un anno!” Pelizzola lo ripete due volte, perché lui stesso, pur vivendo la situazione sulla propria pelle e sulla propria azienda, non ci crede: “Nessuno mette in discussione le regole che vanno assolutamente rispettate, ci mancherebbe. Tali regole, però, devono essere certe e chiare, nei contenuti e, soprattutto, nei tempi. È nell’ambiguità su questi due fronti che si cela il vero motivo del perché le multinazionali straniere non investono sul nostro Paese. Stiamo perdendo delle opportunità”.

Non è solo questione di business, secondo Giampiero Perego della MPG: “Aziende come la nostra con le proprie attività di ricerca e sviluppo lavorano per l’immagine di tutto il settore e per rivalutare la stessa reputazione della plastica”. Che di questi tempi è ai minimi storici, complice anche la direttiva europea che nei prossimi anni metterà al bando la plastica monouso con ricadute anche sull’industria che produce tali prodotti: “La decisione dell’Ue - spiega Perego - colpisce soprattutto Paesi come l’Italia che è tra i maggiori produttori di plastica con 1 miliardo di fatturato annuo, avvantaggiando, invece, le imprese scandinave più specializzate negli oggetti alternativi fatti con altri materiali. Ciò, però, senza nessun reale vantaggio per l’ambiente. Perché nessuno può pensare che le isole di plastica negli oceani che colpiscono e indignano l’opinione pubblica siano colpa dell’Europa. In realtà i principali responsabili di quell’inquinamento sono i Paesi in via di sviluppo, l’Africa, l’Asia”. Insomma, cambiare le regole qui da noi non sposta di una virgola il problema. Anzi: “È grazie allo sviluppo di nuovi prodotti da parte delle imprese che si possono trovare nuove forme di riutilizzo della plastica riciclata, diminuendo l’impatto sull’ecosistema”.

La MPG, essendo impegnata nello specifico comparto del packaging alimentare, non può utilizzare nel proprio ciclo produttivo plastica riciclata, ma ha, per esempio, sviluppato, un sistema che ha ridotto le conseguenze sull’ambiente delle gelaterie: “Una volta queste attività – spiega Perego – adoperavano le vasche di ferro che dovevano nella gran parte dei casi rientrare dal produttore, dopo il loro utilizzo, per essere lavate. Con costi elevati, anche in termini di circolazione stradale e quindi di inquinamento. Noi, invece, abbiamo sviluppato una vaschetta in plastica monouso e riciclabile del tutto simile a quella in acciaio. Questo prodotto rappresenta ancora oggi il nostro fiore all’occhiello ed è sulla cresta dell’onda”. Meno demagogia e più progetti concreti, sembra dunque sostenere il Presidente della MPG.

Ma per permettere a questi progetti di nascere e svilupparsi occorre sostenere le imprese o, quanto meno, non mettere loro i bastoni tra le ruote. “Il crollo del prezzo del petrolio – racconta ancora Marco Genoni della Nupi – negli anni passati ci aveva messo in una crisi dalla quale siamo usciti con forti investimenti per aumentare le nostre quote di export e per sostituire gli impianti. È stata dura, ma il Piano Nazionale Industria 4.0 ci ha agevolato grazie all’iper-ammortamento e al superammortamento. Per la prima volta dopo anni abbiamo sentito tutti i vantaggi di poter contare come impresa sulla vicinanza e sulla sensibilità delle istituzioni per le questioni manifatturiere, con una politica industriale degna di questo nome”. La frase di Genoni, però, rimane a metà. Il pensiero va infatti alla manovra di bilancio che quel Piano 4.0 non ha confermato, smontandolo nella sua struttura portante. Un altro ostacolo da sormontare per le imprese della plastica che investono. 

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