Da una parte gli investimenti nella manifattura digitale a suon di crediti d’imposta e nuova Sabatini. Dall’altra quelli nella digitalizzazione dell’organizzazione aziendale, soprattutto alle voci cyber security e presidio (a distanza) dei mercati. La pandemia non blocca la strada verso l’industria moderna su cui, in epoca pre–Covid, avevano cominciato ad incamminarsi le imprese varesine. Anzi, il sistema produttivo locale accelera: il 66% è pronto a impiegare nuove risorse

‘‘Gli investimenti nelle linee produttive sono per noi una costante. Nel 2020 abbiamo installato una nuova linea di alimentazione di materie prime, a supporto di aumentati volumi di produzione, e due linee di confezionamento di prodotti finiti per offrire al mercato diverse tipologie di packaging”. Farmo Spa, azienda del settore alimentare specializzata nei prodotti gluten free, rientra nel 54% di imprese del sistema industriale varesino che, secondo l’indagine svolta dall’Ufficio Studi dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, ha investito durante il 2020 nella transizione 4.0. La pandemia ha forse rallentato, ma non fermato la voglia di innovazione del sistema produttivo locale. Come spiega Remo Giai, Presidente di Farmo: “Abbiamo ritenuto di realizzare comunque il nostro piano di investimenti per sostenere la crescita e la diversificazione geografica della nostra attività”. Il perché è presto detto: “Il mercato Nord–Americano rappresenta il 50% delle nostre vendite, l’Europa nel suo complesso il 40% e il rimanente 10% sta in Australia e Far–East. Sono mercati molto aperti all’innovazione. Farmo investe il 6% dei ricavi con l’obiettivo di proporre in continuazione nuovi concetti di prodotto”. Non ci si può fermare, insomma. 

Farmo è l’esempio di un fenomeno che l’indagine dell’Ufficio Studi di Univa pone in evidenza con dati per certi versi sorprendenti e in controtendenza rispetto allo scenario di crisi generale. Nel corso del 2021, infatti, secondo le previsioni il già elevato numero di imprese varesine che ha investito in tecnologie di industria 4.0 salirà al 66%. D’altronde quella della transizione verso una manifattura sempre più digitale è un un’ondata lunga. Cominciata prima del Covid e che caratterizzerà lo scenario post pandemia. Produzione, magazzino e controllo gestione in un solo click: l’industria 4.0 si fa strada in realtà come Mebra Plastik Italia. L’azienda di Busto Arsizio, leader nell’estrusione di tubi per oleodinamica e pneumatica, ha dato vita, in piena emergenza sanitaria, a un processo di informatizzazione di produzione, stoccaggio e gestione aziendale, creando una interconnessione tra i diversi reparti. Il risultato è stato un miglioramento delle performance produttive e della gestione del magazzino, e una prontezza di risposta alla crisi economica innescata dalla pandemia. “Si è trattato – spiega Samuele Maugeri, responsabile operations di Mebra Plastik Italia e terza generazione alla guida dell’azienda di famiglia – di un processo durato quasi cinque anni che ha rappresentato una vera e propria rivoluzione per un’impresa manifatturiera con quasi mezzo secolo di storia. Un cambio di mentalità che ha portato subito benefici in termini di controllo dei costi e di risposte al mercato”. Tanto che l’investimento complessivo, intorno al milione di euro, è stato ammortizzato in poco più di sei mesi e il superammortamento del 250% “è servito da stimolo e ha aiutato molto”, sottolinea Maugeri. 

Farmo Spa: “Gli investimenti nelle linee produttive sono per noi una costante. Nel 2020 abbiamo installato una nuova linea di alimentazione di materie prime, a supporto di aumentati volumi di produzione, e due linee di confezionamento di prodotti finiti per offrire al mercato diverse tipologie di packaging”

Superammortamento, ma non solo. Secondo l’indagine di Univa, nel 2020, lo strumento più utilizzato dalle imprese del territorio tra quelli che il Piano Transizione 4.0 del governo mette a disposizione, è stato rappresentato del credito d’imposta sui beni strumentali, a cui è ricorso il 58% delle imprese varesine che hanno investito nella manifattura digitale. Segue il credito d’imposta in ricerca e sviluppo (43%) e la Nuova Sabatini 4.0 (23%). Meno gettonati il patent box (16%) e il credito d’imposta in formazione (12%). L’avanzare dell’industria 4.0, obbliga le imprese a pianificare anche altri tipi di investimenti. Ossia quelli nel digitale puro. Su questo fronte nel 2020 ha inciso molto anche la pandemia, con le conseguenti regole sul distanziamento sociale, l’annullamento delle fiere, l’impossibilità di viaggiare e l’incremento dello smart working. Due le esigenze a cui le imprese devono rispondere: da una parte la creazione di nuovi modelli di presidio (a distanza) dei mercati. Dall’altra un aumento dei livelli di sicurezza informatica. Fenomeni che fanno da traino ad invitabili investimenti, ritenuti sempre più strategici. Prova ne è il fatto che nel 2020 il 46% delle aziende del territorio ha fatto un investimento in digitalizzazione. Una quota che verrà confermata anche nel 2021: le previsioni parlano di un 47%.

Secondo l’Ufficio Studi di Univa nei prossimi mesi i primi due tipi di investimenti che vedranno protagoniste le imprese varesine saranno quelli in sicurezza informatica, su cui punterà il 57% delle realtà che hanno dichiarato di voler investire in digitalizzazione e in contabilità, finanza e processi decisionali (stessa quota del 57%). Seguirà la voce del presidio di clienti e mercati, con il 48% degli investimenti. Ed è proprio qui che ha deciso di impiegare nuove risorse nel corso del 2020 l’azienda E. Thomas Spa, realtà di Brusimpiano del settore tessile che produce tessuti per abiti maschili: “Abbiamo investito – racconta il legale rappresentante, Filippo Ronchi – in un nuovo showroom virtuale. Uno spazio sul nostro sito Internet, con una collezione digitale, che ci sta permettendo di non fermare l’azione di promozione dei nostri tessuti”. Una mossa obbligata quella della Thomas per reagire al blocco di fiere internazionali di settore importanti come quelle di Monaco o cinesi. “Esportiamo il 75% del fatturato. La situazione sul mercato è critica. Non dico che il nostro settore sia al livello della ristorazione o del turismo come crisi, ma dopo di loro veniamo noi. Non possiamo, però, fermarci aspettando che arrivino momenti migliori. Dobbiamo continuare a presidiare i mercati con il digitale”. Di 10mila euro l’investimento messo in campo dalla Thomas nel 2020, come spiega Ronchi, che si sommano ai 30mila euro dei tre anni precedenti investiti in un nuovo sistema Cad: “A settembre siamo riusciti a partecipare a Milano Unica ma rispetto alle 250 visite di clienti degli anni precedenti ne abbiamo registrate solo 17.

Dobbiamo inventarci un nuovo modo di promuovere le nostre collezioni. Ovviamente non è facile. Nel nostro caso parliamo di tessuti. Un prodotto da toccare per essere apprezzato. La qualità non sta solo nel disegno. Ma almeno così riusciamo a fidelizzare quei clienti che già ci conoscono”. Poi si vedrà: “La Cina, che è un nostro importante partner sta tenendo, ma stiamo aspettando gli Stati Uniti. Quando ripartiranno, ripartiremo anche noi. Dobbiamo farci trovare pronti, sapendo che qualcosa di questo nuovo modo di presidio dei mercati, comunque, rimarrà”. E non solo nel marketing. Altri investimenti nel digitale che le imprese della provincia di Varese effettueranno nel corso del 2021 riguarderanno anche la realizzazione del prodotto e l’erogazione di servizi (47%), le risorse umane (36%) e la logistica (31%).  

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