Sonde termiche, trivelle, pannelli fotovoltaici, nanosatelliti: l’industria spaziale lombarda va in orbita per svelare i misteri dell’universo e del Pianeta rosso 

Quando si parla di aerospazio, istintivamente, si pensa ad elicotteri e aeroplani. Molto meno frequentemente si alzano gli occhi al cielo, ragionando sullo spazio. Eppure, l’industria lombarda “con le ali” è anche quella che va proprio lì, alla scoperta dei pianeti, lanciando in orbita razzi e satelliti. Il comparto lombardo relativo alle sole attività space, infatti, comprende 25 imprese per un totale di oltre 2.100 addetti. Tra le mete di esplorazione più ambite c’è il Pianeta rosso, studiato, indagato e calpestato non solo da grandi player, ma anche da realtà di medie e piccole dimensioni.

La Lombardia su Marte
Elon Musk, Ceo di SpaceX e di Tesla, stima che entro 7 anni l’uomo andrà su Marte: di sicuro il “primo uomo marziano” è probabilmente già nato e sarà lì tra 20 o 30 anni. Prima di compiere il grande passo, però, è stata lanciata in esplorazione la sonda InSight, atterrata sul suolo rosso lo scorso 26 novembre 2018. A bordo del lander, il cui obiettivo è indagare sulla formazione dei pianeti rocciosi e ricavare indizi sulla possibile abitabilità del sottosuolo da parte di qualche forma di vita, il sensore Star Tracker messo a punto dalla Divisione Sistemi Avionici e Spaziali di Leonardo di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze. Si tratta di uno degli strumenti fondamentali per la guida della sonda nel suo viaggio su Marte, in grado di calcolare l’orientamento della stessa ogni decimo di secondo. Grazie alle importanti informazioni che potrà raccogliere, il lander aprirà anche la strada a missioni future, tra cui quella europea a guida scientifica e industriale italiana: Exomars 2020, su cui lavora in larga misura la regione Lombardia. A prendere vita proprio nelle aziende lombarde sono, infatti, componenti importanti delle esplorazioni marziane. Come, ad esempio, la trivella realizzata dalla Divisione Sistemi Avionici e Spaziali di Leonardo di Nerviano, che per la prima volta scaverà nel sottosuolo di Marte ad una profondità di 2 metri, fino ad uno strato che potrebbe conservare tracce di vita passata o presente. All’interno della trivella si trova anche lo spettrometro Ma_Miss (Mars Multispectral Imager for Subsurface Studies) per l’analisi dell’evoluzione geologica e biologica del sottosuolo marziano, progettata sempre da Leonardo per ASI – Agenzia Spaziale Italiana. 

Mandare in orbita dei “micro” satelliti è l’obiettivo dell’ultimo progetto portato avanti da OHB Italia di Milano. Il loro scopo: l’osservazione della Terra e la sorveglianza marittima   

Nello spazio con i nanosatelliti
Ad andare alla scoperta dei misteri dell’universo, tuttavia, non sono solamente le sonde ma anche i satelliti. E OHB Italia, filiale milanese del gruppo spaziale e tecnologico tedesco OHB SE, sta sviluppando un progetto che va proprio in questa direzione. L’obiettivo dell’impresa spaziale è, infatti, mandare in orbita dei “micro” satelliti. Per la precisione ad essere lanciato dalla base aeronautica californiana di Vandenberg, a bordo di un lanciatore Falcon 9 nel corso della missione “SSO-A: SmallSat Express” di SpaceX, è stato EAGLET 1. Si tratta del primo prototipo di nanosatellite, realizzato da OHB Italia, per l’osservazione della Terra e la sorveglianza marittima. A bordo di EAGLET 1, posto in orbita sincrona al sole a 575 km di altitudine, strumenti in grado di ricevere e contare a terra i segnali AIS (Automatic Information System) trasmessi dalle navi nell’area coperta dal satellite. “Il lancio di EAGLET 1 rappresenta per noi un importante traguardo: è la validazione in orbita di un nanosatellite sviluppato utilizzando l’approccio industriale per affidabilità e prestazioni. È il precursore di una costellazione di satelliti altamente innovativi, rapidamente dispiegabili e a basso costo che forniranno dati ottici e AIS con tempi di risposta molto brevi, per abilitare un’ampia gamma di applicazioni di monitoraggio e sicurezza”, afferma Angelo Vallerani, Presidente del Lombardia Aerospace Cluster e Head of Business Development di OHB Italia. La missione, “una delle più complicate mai portate a termine” secondo quanto affermato dalla stessa SpaceX, ha trasportato 64 satelliti in una sola volta: per la precisione, 15 microsatelliti e 49 CubeSat di proprietà di 34 diversi clienti tra istituzioni pubbliche e private, imprese commerciali, startup e università, provenienti da 17 paesi. 

Un passaggio “in prima classe”
Ma poi che fine fanno tutti questi satelliti, grandi o piccoli essi siano, che gravitano attorno al globo terrestre? Il rischio è di ricoprire, letteralmente, l’orbita del nostro pianeta con una quantità insostenibile di spazzatura spaziale. Fortunatamente c’è chi si prende cura di questi satelliti e della loro rimozione, prima che si trasformino in rottami. D-Orbit, pmi di Fino Mornasco in provincia di Como, ha sviluppato un sistema cosiddetto di decommissioning. Un’operazione in grado di rimuovere, in maniera quasi chirurgica, gli apparecchi giunti alla fine della loro missione e di trasferirli in una sorta di cimitero spaziale o semplicemente di farli tornare sulla Terra. Inoltre, D-Orbit si occupa di dare un passaggio ai nanosatelliti, trasportandone in orbita con un solo lancio più di uno e posizionandoli in un punto prestabilito. Generalmente si tratta di un servizio riservato ai satelliti di grandi dimensioni. I compagni di viaggio più piccoli, invece, solitamente vengono rilasciati più o meno nello stesso punto ma senza un’indicazione altrettanto specifica, il che comporta un’attesa di molti mesi affinché ciascuno di questi oggetti raggiunga l’operatività completa. Il sistema di rilascio progettato dall’impresa comasca è, invece, un modulo separato che si sgancia dal vettore e provvede in maniera autonoma a rilasciare i singoli nanosatelliti nei punti desiderati. In poche parole una navetta, chiamata InOrbit Now, capace di traghettare fino a dodici unità di Cubesat, che possono essere rilasciate ciascuna nella propria precisa orbita. Un viaggio personalizzato “in prima classe” per satelliti di grandezza ridotta.

Per saperne di più:

Il secondo grande passo per l'umanità



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