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Poche aziende come Vodafone Automotive sono destinate a cambiare le nostre vite. A partire da come gestiremo in futuro viaggi e spostamenti. Il racconto di un’impresa internazionale, con il proprio quartier generale sul territorio, che ha come obiettivo quello di dar vita a nuovi modelli di mobilità grazie all’Internet delle Cose 

Là dove c’era una volta il distretto industriale degli antifurti, ora c’è un gruppo internazionale con base a Varese, che con l’Internet delle Cose sta trasformando e rivoluzionando il mondo della mobilità. Poche altre aziende come Vodafone Automotive sono destinate a cambiare radicalmente il nostro futuro. O almeno quello che riguarda i nostri spostamenti e il rapporto che abbiamo con i mezzi di trasporto. Siano essi autovetture, motociclette o biciclette, per il momento. Ma nei prossimi anni, anche, trasporti pubblici, car sharing, mobilità nel senso più ampio.

“Cosa produciamo nelle nostre sedi di Varese e Busto Arsizio? Il futuro”, afferma senza troppa falsa modestia Che Naraine, Chief Operating Officer di Vodafone Automotive. Sistemi elettronici come sensori di parcheggio e antifurti. Sistemi di sicurezza per l’individuazione dei veicoli rubati. Sistemi di soccorso in caso di incidenti e assistenza in caso di emergenza. Servizi di monitoraggio e analisi dei dati per la gestione delle flotte e per lo studio dei comportamenti di guida. Connettività a Internet dei mezzi. Questi solo alcuni dei prodotti e dei servizi che già oggi offre Vodafone Automotive. Da una parte, dunque, la produzione e lo sviluppo di componenti elettronici di avanguardia. Dall’altra, una piattaforma di servizi telematici con collegamenti a centrali operative che forniscono un servizio 24 su 24 per 7 giorni su 7 in 44 diversi Paesi. Europei, ma non solo. Anche Russia, Sud Africa, Estremo Oriente. E Nord America. Ad oggi sono oltre 14 milioni i veicoli connessi in tutto il mondo grazie a Vodafone Automotive, 1.500 le chiamate giornaliere in entrata e in uscita nella sola centrale italiana, 4mila i veicoli gestiti ogni giorno solo nella nostra Penisola. Chiamate di emergenza in caso di guasto. Oppure rintracciamento del veicolo rubato grazie alla geocalizzazione. Questo il presente su cui Vodafone Automotive, parte della più grande area operativa del gestore telefonico dedicata all’Internet delle cose (Vodafone Internet of Things), sta lavorando per costruire un nuovo modello di mobilità che stravolgerà nei prossimi 10 anni il modo di organizzare i nostri spostamenti. 

“Il nostro gruppo – spiega Gion Baker, Ceo di Vodafone Automotive – non sta lavorando solo alla connettività legata all’autovettura. Ma anche a quella dell’autovettura con il resto del mondo della strada e con le altre macchine”. Tanto per intenderci: l’auto che guiderà da sola, mentre il guidatore legge o guarda la tv, non è tanto lontana. “Stiamo sviluppando ad esempio sistemi di analisi e sistemi audio e video che permettono un aumento del supporto al guidatore. Così come la connettività dei veicoli con altri veicoli e con altre infrastrutture”. Oggi, per esempio, i sistemi di frenata automatica in caso di un ostacolo sono già realtà, così come, proprio grazie a imprese come Vodafone Automotive, le auto che parcheggiano da sole. Ma se la macchina potesse “parlare” con un semaforo potrebbe frenare da sola in caso di rosso. Ecco alcuni esempi di sistemi e tecnologie che Vodafone Automotive sta sviluppando per tutto il mondo da Varese e Busto Arsizio, quartieri generali a livello internazionale di un gruppo con sedi anche in Giappone, Corea e Cina. 

Il business di Vodafone Automotive: sensori di parcheggio e antifurti, sistemi telematici di sicurezza per l’individuazione dei veicoli rubati e di assistenza in caso di incidenti o guasti, servizi di monitoraggio e analisi dei dati dei veicoli e dei comportamenti di guida, connettività Internet dei veicoli

“Il nostro lavoro non è destinato a modificare solo la vita di chi si mette al volante, ma è anche in grado di creare nuovi modelli di business, in cui si affaccia il concetto di ’“auto come servizio” con inedite modalità di acquisto, di noleggio e di condivisione dei mezzi di trasporto.
Ma gli obiettivi di Vodafone Automotive sono ancora più ambiziosi: “Vogliamo dar vita a nuovi modelli di mobilità. L’auto connessa permette di andare oltre il concetto di proprietà e di vedere il mezzo come un servizio da noleggiare, comprare o condividere e da integrare con altri mezzi di trasporto pubblico. Pianificando lo spostamento tra auto, bici, treno, bus e aerei”. 

Varese al centro della rivoluzione della mobilità, dunque. Un’operazione che Vodafone ha fatto partire nel 2014 quando, dopo uno scouting a livello mondiale, decise di acquisire quella che allora era la Cobra. Ma perché un Gruppo come Vodafone decise di investire propria a Varese (nella sede dietro l’Esselunga di Masnago, tanto per dare una collocazione precisa) e a Busto Arsizio? “Il giudizio di Baker è netto: “Nessuno al mondo aveva la possibilità di mettere in campo le stesse competenze di sviluppo hardware e di servizi telematici e di offrire ai nostri clienti un pacchetto end-to-end”. Tradotto: dall’inizio, alla fine, con una copertura internazionale su diversi Paesi nel mondo. Anche per questo oggi i clienti di Vodafone Automotive sono tutte le principali case automobilistiche. Tesla inclusa. Un’operazione, quella della multinazionale Vodafone, avviata e gestita nel corso del tempo con l’obiettivo di valorizzare le competenze già in essere nell’azienda varesina: “Quando è arrivata – racconta Che Naraine che era già all’interno dei vertici di Cobra – Vodafone ha confermato tutta la squadra del management. Hanno investito sulle nostre competenze, sul nostro modello”. Con successo. “Cresciamo ogni anno a cifre che vanno dal 25% al 30%”, spiega Baker.

Per esempio con servizi come quelli offerti tramite Yamaha che con il modello di scooter TMax mette a disposizione dei singoli utenti un sistema telematico in grado di gestire la propria moto con un’app sullo smartphone: dal blocco avviamento, all’avviso di limite di velocità; dai dati sull’utilizzo, alla gestione del furto e ritrovamento del veicolo. Oppure come il servizio creato per Porsche in Olanda che aumenta la potenzialità del mercato di una macchina di lusso. Ciò grazie alla multiproprietà di uno stesso mezzo. Più soggetti condividono la stessa Porsche, per dividere i costi in tutta trasparenza.
Questo è il presente. Ma nel futuro dalla macchina potremo gestire la nostra casa, anch’essa connessa. L’auto ci guiderà da sola al primo parcheggio libero più vicino. Pianificherà in autonomia il nostro viaggio, integrandolo con i servizi di pubblico trasporto. “I progetti che stiamo portando avanti a Varese e a Busto Arsizio per il Gruppo Vodafone andranno a vantaggio di tutta la comunità”. Non solo locale, chiosa Che Naraine. 

Un esempio concreto di lavoro 4.0

“Siamo probabilmente state tra le prime imprese di questo territorio a introdurre l’industria 4.0 nei nostri processi”. Non teme rischi di smentita il Chief Operating Officer di Vodafone Automotive, Che Naraine. I 3 milioni di sistemi telematici, di antifurto e assistenza al parcheggio prodotti annualmente a Varese vengono realizzati con linee altamente automatizzate. A partire dall’approvvigionamento della componentistica elettronica: le macchine produttive sono collegate in remoto col magazzino per evitare il fermo macchina e creare un flusso continuo ed automatico di lavoro. Altro esempio su cui sta lavorando Vodafone Automotive per l’automatizzazione del magazzino attraverso particolari algoritmi è quello dei sistemi per il sollevamento/traslazione di parti pesanti o oggetti esposti ad alte temperature in grado di agevolare in maniera intelligente, robotizzata e interattiva il compito dell’operatore, come spiega Andrea Di Nunzio a capo delle risorse umane di Vodafone Automotive. In pratica nello spostamento dei pesi, i muletti verranno sostituiti da macchine che si muovono in maniera autonoma e in grado di comunicare tra loro. Così se una sola non ce la fa a spostare una cassa particolarmente pesante chiama a raccolta le altre per farsi dare una mano. Con la conseguenza di sostituire completamente l’uomo con dei robot? “No, non è questo il caso. Come Vodafone Automotive – racconta Di Nunzio – stiamo lavorando ad un passaggio generazionale e di competenze di medio e lungo periodo che cambierà know how e ruoli all’interno dei nostri uffici e stabilimenti”. Meno manualità e più esperti di big data ed analytics, ma riducendo l’impatto sociale e portando il modello organizzativo verso una struttura flessibile ed agile dove si condividono valori, cultura e fiducia attraverso obiettivi trasparenti, diffusi e condivisi. 
Un’azienda fortemente esposta sull’industria 4.0 come Vodafone Automotive, sta crescendo e crescerà anche a livello occupazionale. Più di 80 le assunzioni fatte negli ultimi 3 anni. Più di 30 quelle previste per il 2018. “Un investimento in risorse umane che vedrà come protagoniste le nostre sedi europee, ma soprattutto l’Italia”, continua Di Nunzio. Che non nasconde le difficoltà di trovare sul mercato Italiano del lavoro le figure necessarie alla sua azienda: “No, non è per niente facile. E una volta trovate non basta arrivare a un accordo sulla parte economica per fidelizzarle. Occorre garantire alle persone una crescita formativa, offrire nuovi strumenti di organizzazione del lavoro come lo smart working, è necessario ammodernare la parte building con ambienti sempre più confortevoli e digitali”. Tutti fattori del lavoro su cui Vodafone Automotive sta investendo. Così come sull’identità e la raccolta del personale intorno a valori condivisi. Come? “Garantiremo che il 50% delle nuove assunzioni riguardi le donne, per esempio”. Oppure, continua, Di Nunzio, “col progetto di cessione di giorni di ferie tra colleghi per permettere a quelli con familiari gravemente malati di avere più tempo per la loro assistenza. O ancora la decisione di essere sponsor del ‘Varese Pride’ in un’ottica inclusiva, diffondendo il rispetto delle diversità di genere, cultura, competenze. Tutte scelte condivise a partire dal management”. Anche questo è lavoro 4.0.  



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