Meglio noti come ITS, sono di fatto le high tech school italiane, scuole ad alta tecnologia, introdotte nel 2010, fondamentali per formare tecnici da inserire in aree strategiche per lo sviluppo economico e la competitività del nostro Paese 

‘‘I diplomati dei nostri ITS sono veramente pochissimi: 2.601 nell’ultimo anno. Dobbiamo arrivare almeno a 20mila diplomati ogni anno, anche perché, in base alle proiezioni di Unioncamere-Anpal, è proprio di almeno 20mila persone il gap di tecnici specializzati che ogni anno dovrebbero uscire dai nostri sistemi formativi terziari e che invece mancano alle nostre imprese. Un’assenza ingiustificata che rallenta la nostra crescita economica. 20mila diplomati ITS ogni anno sono un traguardo minimo da raggiungere, e al più presto, perché è davvero paradossale che le nostre aziende non trovino un tecnico su 3, mentre un giovane su 3 è disoccupato in questo Paese” afferma Giovanni Brugnoli, Vicepresidente di Confindustria per il Capitale Umano. Ma che cosa sono esattamente gli ITS? Partiamo dalla loro genesi: il Ministero dell’Istruzione li ha introdotti nel 2010 con l’obiettivo di ampliare l’offerta di formazione terziaria (ossia dopo la maturità) con un canale professionalizzante, già presente in molti Paesi dell’Unione Europea. 

Gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) sono la prima esperienza italiana di offerta formativa terziaria professionalizzante, che, semplificando, rappresenta una scelta alternativa all’università. Gli ITS permettono infatti di acquisire un Diploma Tecnico Superiore con la certificazione delle competenze corrispondenti al V livello del Quadro europeo delle qualifiche (EQF - European Qualification Framework), mentre la laurea corrisponde al VI e la laurea magistrale al VII livello. Queste scuole sono nate con l’obiettivo di formare tecnici superiori in aree strategiche per lo sviluppo economico e la competitività in Italia: in questo senso sarebbe più corretto considerarli scuole di alta tecnologia strettamente legate al sistema produttivo. A distanza di pochi anni dalla loro introduzione questi corsi si sono dimostrati efficaci sia nell’inserire i giovani al lavoro, con le conoscenze professionali richieste dalle imprese, sia nel metodo didattico. L’ITS abbina alle lezioni in aula laboratori e tirocini nelle imprese, coinvolgendo diversi soggetti che “fanno formazione” tra cui le università, i centri di ricerca scientifica e tecnologica, le imprese, oltre alle scuole e agli enti di formazione professionale.

L’ITS abbina alle lezioni in aula laboratori e tirocini nelle imprese, coinvolgendo diversi soggetti che “fanno formazione” tra cui le università, i centri di ricerca scientifica e tecnologica, le imprese, oltre alle scuole e agli enti di formazione professionale

Ecco allora tre buoni motivi per scegliere un ITS: si ottimizzano i tempi, si impara un mestiere e si trova un lavoro. I diplomati che decidono di proseguire gli studi per altri 2 (in alcuni casi 3 anni) infatti, in un tempo relativamente breve, acquisiscono professionalità ed entrano immediatamente in contatto con l’ambito lavorativo per il quale studiano. Non solo: avendo tante docenze aziendali (obbligatoriamente previste dal corso) di fatto gli studenti ITS si trovano già affiancati a coloro che svolgono quel lavoro o quella professione. Infine, da non sottovalutare, molti ricevono già durante il corso una proposta di assunzione. Ciò è possibile e viene spesso praticata tramite il contratto di alto apprendistato, che consente al giovane di portare a termine il corso ed acquisire il diploma di tecnico superiore e all’azienda di assicurarsi che quel ragazzo o quella ragazza entri a far parte della sua squadra. 

Non a caso, sul totale dei partner degli ITS in Italia, quasi il 40% sono imprese che assumono e fanno assumere gli studenti che loro stesse formano, anche perché quasi metà del percorso di studi si svolge in azienda e ben più della metà dei docenti viene dal mondo produttivo. Bisogna allora fare conoscere questi dati a giovani, famiglie, insegnanti e a tutti coloro che si occupano di educazione. Del resto, la loro appetibilità sul mercato del lavoro è confermata dalle statistiche nazionali. L’ultimo monitoraggio dell’Indire lo calcola all’80% a un anno dal titolo, con un tasso di coerenza del 90% tra percorso di studi e impiego svolto. Da Nord a Sud non mancano casi di eccellenza, spesso legati al 4.0, con un tasso di occupazione che arriva addirittura a sfiorare il 100%. Il loro successo è legato a due fattori. Il primo, è che questi istituti si collegano ad un reale bisogno delle aziende. Il secondo, è che formano le persone direttamente per un “mestiere”. 

Il successo degli ITS è legato a due fattori. Il primo: questi istituti si collegano a un reale bisogno delle aziende. Il secondo: formano le persone direttamente per un “mestiere”

Ma restano ancora un’eccellenza di nicchia: infatti a dieci anni dalla loro nascita, ci sono tanti occupati in uscita dagli ITS e pochi studenti, un paradosso che non si registra in nessun altro Paese industrializzato e di cui si è accorta anche l’OCSE che, nell’ultimo rapporto “Education at a glance 2019”, rileva in uscita dagli ITS un tasso di occupazione dell’82%, ma gli studenti frequentanti sono appena il 2% di tutti gli iscritti a un corso di studi terziario post diploma. In conclusione, occorre prendere atto della società in cui viviamo. Infatti, riprendendo le parole del Vicepresidente Brugnoli, “siamo il secondo Paese manifatturiero in Europa ma 7 giovani su 10, nelle scuole supriori, non lo sanno. E, di rimando, tantissimi di loro non sanno nemmeno che esista la possibilità, dopo il diploma, di scegliere un ITS”. Un motivo in più per riconoscere l’impegno di tanti imprenditori che si sentono in primis responsabilizzati per il futuro dei giovani, senza dare niente per scontato, soprattutto quando si tratta di formazione. 

Dove e come informarsi sugli ITS

Agli ITS, il quotidiano Il Sole 24 Ore ha scelto di dedicare un’intera pubblicazione di 80 pagine, uscita in edicola giovedì 10 ottobre; agli Istituti Tecnici Superiori sono riservati una serie di podcast ogni giovedì sul sito di Radio24 nella rubrica “Verso il futuro e oltre - Scuola, università, ITS”, a cura di Maria Piera Ceci. Sul sito dell’Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa INDIRE è possibile fare una ricerca per regione e per area tecnologica

Dove sono gli ITS e cosa si insegna

Gli ITS in Italia sono attualmente 104 - di questi una ventina si trovano in Lombardia - e sono correlati a 6 aree tecnologiche considerate “strategiche” per lo sviluppo economico e la competitività del Paese.

Numero di ITS per settore 
16 Efficienza energetica 
18 Mobilità sostenibile
7   Nuove tecnologie della vita
41 Nuove tecnologie per il made in Italy, comprende:

  • Servizi alle imprese (3 ITS)
  • Sistema agro-alimentare (16 ITS)
  • Sistema casa (2 ITS)
  • Sistema meccanica (12 ITS)
  • Sistema moda (8 ITS)

12 Tecnologie dell’informazione e della comunicazione
10 Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali – Turismo

Le Fondazioni partecipate da imprese ed enti collegati all’Unione degli Industriali della Provincia di Varese

1. ITS INCOM- Busto Arsizio   
Imprese coinvolte: Eolo, Guttadauro
2. ITS PER LA FILIERA DEI TRASPORTI E DELLA LOGISTICA INTERMODALE - Somma Lombardo    
Imprese coinvolte: Leonardo 
3. ITS COSMO Nuove Tecnologie per il Made in Italy - Milano 
Imprese coinvolte: Missoni, Dolce&Gabbana
4. ITS RED - Varese    
Imprese coinvolte: Bticino e Novello
5. ITS LOMBARDIA MECCATRONICA - Sesto San Giovanni



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