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Quella della #TechMission è la prima delegazione italiana che fa visita a Innov.It nel 2023. Per gli imprenditori lombardi, dunque, è un’anteprima di un piano industriale di espansione nella Silicon Valley che ha obiettivi ben precisi

Nel pieno centro di San Francisco, in un luogo iconico situato tra la city finanziaria della città californiana e la sua Little Italy, esiste un ponte che collega l’Italia con la Silicon Valley. Una testa di ponte per le imprese che guardano all’area più innovativa al mondo per ampliare i propri business e per trovare investitori o acceleratori di imprenditorialità e tecnologia. Si chiama Innov.It Italian Culture e Innovation Hub ed è stato voluto dallo stesso Ministero degli Esteri italiano. Un centro di innovazione e culturale nato a dicembre 2021 con due obiettivi precisi, come spiega il Console Generale italiano Sergio Strozzi alla delegazione dei manager e imprenditori lombardi (e non solo) della #TechMission organizzata nella West Coast Usa da Confindustria Lombardia e dal Digital Innovation Hub Lombardia tramite Confindustria Varese: “Il primo è quello di cambiare la narrativa dell’Italia in questa parte del mondo. Qui siamo apprezzati per la nostra cultura, il nostro cibo, il nostro turismo. Ma manca la visione dell’Italia come Paese che esprime imprese in grado di creare innovazione. Vogliamo raggiungere la stessa reputazione che qui in California hanno altre nazioni come l’Irlanda o Israele. Per riuscirci portiamo qui gli investitori della zona per metterli in contatto con le nostre aziende e per creare un rebranding dell’Italia in Silicon Valley”. Da qui il secondo obiettivo: “Quello di aiutare le imprese a venire negli States per contaminarsi con le realtà universitarie, finanziarie e imprenditoriali della West Coast. Per trovare acceleratori di business e tecnologici per il nostro sistema di imprese”. Un luogo pensato per Pmi, giovani imprenditori, grandi imprese, associazioni di categoria, Università italiane.

Quella della #TechMission è la prima delegazione italiana che fa visita a Innov.It nel 2023. Per gli imprenditori lombardi, dunque, è un’anteprima di un piano industriale di espansione nella Silicon Valley che ha obiettivi precisi, come spiega a Varesefocus il Direttore del centro, Alberto Acito: “Qui promuoviamo il nostro Paese come non avviene da nessun’altra parte al mondo. È un progetto che, in un certo senso, è esso stesso una startup, un laboratorio che, se avrà successo, potrà essere replicato in altre aree del pianeta. Il nostro modello si basa su 22 programmi pensati per le nostre imprese che hanno urgenza di agganciarsi alle nuove tecnologie che si stanno sviluppando in questa area e per non essere tagliate fuori dal futuro”. La tabella di marcia è precisa. Cito snocciola i numeri: “Nei prossimi quattro anni vogliamo coinvolgere 250 startup italiane e 300 Pmi. Cominceremo con una prima selezione di 25 Pmi e 40 startup”. Un’azione di promozione mirata. “Non vogliamo essere un centro per tutti, ma per quelle realtà che operano per settori che abbiamo individuato come strategici”, continua Cito. E dunque: intelligenza artificiale, metaverso, cultura e creatività. Cybersecurity, blockchain, internet of things e robotica. Clima, energia, temi green e food tech. E, infine, estremamente interessante per un territorio come Varese e la Lombardia: space economy.

Come e quando un’impresa deve e può sbarcare in Silicon Valley? A rispondere a questa domanda è Matteo Daste, avvocato italiano che accompagna le imprese nell’approcciare la West Coast: “Per un’azienda, giovane o meno, ha senso venire qui se si ha una tecnologia superiore alle altre e se qui si intravede un preciso settore di mercato. Serve programmare il timing giusto in termini di sviluppo della propria tecnologia”.

C’è chi nell’impresa ce l’ha fatta. È il caso di Nozomi Networks una startup nata a Varese dalla mente di due giovani laureati dell’Università dell’Insubria. Uno dei due fondatori, Andrea Carcano, che durante i suoi studi nell’ateneo varesino è stato studente del professor Marco Astuti, coordinatore scientifico della #TechMission, ha condiviso la storia della sua impresa con la delegazione di Confindustria Lombardia. La stessa che già Varesefocus ha raccontato ai propri lettori non più di qualche settimana fa, approfondendo gli step che hanno permesso ad un’azienda di cybersecurity nata a Varese di avere successo nella Silicon Valley. Risultato: un parco clienti in tutti i cinque continenti e un valore dell’azienda che oggi sfiora 1 miliardo di dollari. Il che ne fa una quasi Unicorno. Clicca qui per conoscere la storia di Nozomi Networks.

La Silicon Valley è terra di successo non solo per statup italiane. Ci sono manager dalle storie incredibili come quella di Andrea Casella, Director Global Procure-to-Pay di Uber: “La migliore esperienza nella mio percorso professionale”, confessa in un’intervista a Varesefocus e alla delegazione della #TechMission. Ci mancherebbe, verrebbe da dire. Chi non direbbe la stessa cosa se lavorasse per una delle aziende digitale a maggior espansione negli Stati Uniti. Dipende, però, dal curriculum. Detto da chi, come Casella, sul proprio Cv può vantare esperienze in Nike, Apple, Facebook, Google, Tesla, la frase ha un certo peso. Casella si occupa per Uber della gestione delle fatture e delle attività di procurement. L’ultima volta che, nel 2019, ha incontrato la #TechMission la condivisione della visione sul futuro di Uber si concentrava sui taxi robot e i taxi volanti. Progetti non abbandonati del tutto dalla società con sede a San Francisco. La ricerca va avanti ma è stata esternalizzata, gestita oggi da società di cui Uber detiene partecipazioni. Segno forse che quel futuro non è così prossimo. O almeno non così come il vero obiettivo che ha Uber: “Diventare – come spiega Casella citando il proprio Ceo – la Amazon di tutto quello che ti serve nel giro di un’ora”. Non solo passaggi in auto, dunque: “Ma anche biglietti per il trasporto pubblico, prenotazioni alberghiere, acquisti dell’ultimo minuto che Amazon di farebbe avere solo il giorno dopo o dopo qualche giorno, consegna di cibo. Nei prossimi mesi e anni svilupperemo la nostra piattaforma in questo senso. Migliorando algoritmo e applicazione”. Già oggi Uber esprime numeri da capogiro: 14 milioni di passaggi in auto al giorno, effettuati da 3,5 milioni di driver che operano in 10.000 città di 69 Paesi. Risultato: un giro di affari lordo (al lordo delle tasse e del compenso a driver) di 65 miliardi all’anno.

Tutto in Silicon Valley ha contorni enormi. Non ci sono mezze misure. O si cresce a ritmi vertiginosi o si fallisce. “Qui la crescita è la cosa più importante”, spiega alla #TechMission il genovese di origine Vittorio Viarengo, oggi Vice President del Cross Cloud Services di un colosso del calibro di MVware (sviluppo di tecnologie per il cloud): “Crescere, crescere, crescere. È questa la cosa più importante per gli investitori di quest’area. Non importa se l’azienda faccia utili o meno”. L’importante è vedere i grafici del business che si impennano. Una delle ossessioni della Silicon Valley. Ma non l’unica. Le altre? “Quella per i giovani, per il talento, per la creazione di team efficienti, per il pragmatismo sfrenato”. Attenzione, però. La Bay Area non è l’eldorado: “Qui ce la fa 1 su 10. E solo 1 su 100 ce la fa alla grande”. Lo dice uno che è stato corteggiato per mesi dal numero due di Bill Gates, che lo voleva portare a Microsoft, poi riuscendoci. Ma anche uno che ha fondato una startup che allo sbarco in borsa gli aveva permesso di avere azioni per un valore di 15 milioni di dollari, diventati zero, dopo che un concorrente (Microsoft, anche perché il destino è spesso ciclico e beffardo) ha lanciato un prodotto free sullo stesso mercato. Viarengo lo racconta con l’ineluttabile consapevolezza di chi sa che la vita, in Silicon Valley soprattutto, è fatta di alti e bassi. L’importante è sapersi riprendere. La differenza qui nella West Coast degli Usa è che il contesto ti dà più di un’opportunità per farlo. Un segreto per saperla cogliere e avere successo? Per Viarengo “i segreti sono tre: team, team, team”. Saper costruire, motivare e dare valore alla squadra.

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