È un lavoro tutto particolare quello svolto da D-Orbit, azienda di Como aderente al Lombardia Aerospace Cluster. La piattaforma sviluppata da questa impresa agisce come un camion di distribuzione dei satelliti che, una volta portato in orbita terrestre, li posiziona dove e quando servono. Un servizio sempre più richiesto in tutto il mondo: nei prossimi 5 o 6 anni potrebbero essere più di 20.000 i piccoli satelliti che dovranno essere “consegnati” e messi in funzione oltre l’atmosfera

Non bisogna necessariamente avere delle rampe di lancio fuori casa per poter essere una grande società spaziale e non bisogna neppure trovarsi negli Stati Uniti, in Cina o in Russia. Lo dimostra D-Orbit, una società spaziale che ha sede a Como, in Lombardia, dove sarebbe impossibile far partire anche il più piccolo dei razzi verso lo spazio. Eppure, D-Orbit è internazionale: ha sedi in Portogallo, negli Stati Uniti e nel Regno Unito ed è sempre più richiesta a livello mondiale per posizionare in orbita satelliti di piccole dimensioni. È nata solo 10 anni fa, nel 2011. Fu la mente di Luca Rossettini, vicentino, classe 1975, a pensare che in Italia sarebbe potuta nascere una società spaziale che, come punto di forza, avrebbe avuto il “piccolo taglio”. Rossettini, infatti, si era convinto dopo una sua permanenza negli Stati Uniti che nel futuro dello spazio si sarebbero visti satelliti sempre più contenuti in dimensioni, grandi non più di una scatola da scarpe, per intenderci, in grado di fare quasi tutto ciò che fanno i grandi satelliti. Una soluzione, tra l’altro, che avrebbe permesso alle aziende di poterli costruire e lanciare in tempi brevi, elementi di non poco conto per contenere i costi e ottenere i risultati nel minor tempo possibile. Ed è qui che si è inserita D-Orbit, azienda che aderisce al Lombardia Aerospace Cluster: “La nostra idea iniziale è stata quella di creare una società di logistica spaziale, ossia creare delle specie di infrastrutture nello spazio che permettano a chi opererà di lavorare in modo sicuro”. In questo concetto rientra anche l’idea di ripulire lo spazio dalle enormi quantità di spazzatura che oggi si trova in orbita terrestre.

Agli inizi dello scorso decennio ciò sembrava fantascienza, ma ci sono voluti pochi anni per capire che rimuovere la spazzatura spaziale è fondamentale per la sicurezza dei satelliti funzionanti, per non parlare delle stazioni spaziali abitate che nei prossimi anni saranno ben più d’una. E l’idea di D-Orbit sta prendendo sempre più forma con l’obiettivo di andare a prendere i satelliti ormai morti per farli precipitare nell’atmosfera prima che si scontrino con altri o che il degrado faccia loro perdere dei pezzi che diventano poi pericolosi per gli altri satelliti. L’idea, che allora sembrava fantascientifica, è stata seguita da molte altre industrie, tant’è che quando l’Agenzia Spaziale Europea nel 2019 ha emesso un bando per scegliere una società a cui affidare un primo tentativo di cattura di un satellite-spazzatura, se ne sono presentate ben 13. Tra queste l’ESA ha scelto una società svizzera che sperimenterà il suo progetto nel 2025. 

“La nostra piattaforma può anche trattenere al suo interno alcuni satelliti e rilasciarli quando lo desidera il cliente, magari per sostituirne uno in avaria per esempio. E non ultimo può anche fare da ponte con la Terra per inviare più velocemente i dati raccolti dai minisatelliti”

Ma questo ha significato pressoché nulla per D-Orbit in quanto, già da tempo, stava lavorando per ottenere anche altri obiettivi. La società infatti, ha capito che, in un mondo dove il lancio di satelliti cresce di giorno in giorno, esiste un problema non indifferente che le aziende spaziali devono affrontare: il fatto che molto spesso, quando si lanciano più satelliti contemporaneamente, ciascuno di loro richiede di essere posto su un’orbita diversa. Questo fino a pochi anni or sono richiedeva lanci diversi e conseguentemente lunghe attese. Tenendo presente che i satelliti di piccole dimensioni, spesso privi di propulsione propria, hanno vite che non superano i 5 anni, era necessario trovare un modo che li distribuisse velocemente nel posto giusto così da permettere loro di iniziare a lavorare il più presto possibile.

D-Orbit ha trovato la soluzione di distribuire i piccoli satelliti con una propria piattaforma, la quale spostandosi nello spazio rilascia i satelliti alle quote desiderate. “Ma c’è di più”, sottolinea Rossettini. “La nostra piattaforma può anche trattenere al suo interno alcuni satelliti e rilasciarli quando lo desidera il cliente, magari per sostituirne uno in avaria per esempio. E, non ultimo, può anche fare da ponte con la Terra per inviare più velocemente i dati raccolti dai minisatelliti”. Senza cadere nella banalità si può paragonare la piattaforma ad un camion di un corriere che viene portato in orbita terrestre. Il camion, poi, penserà lui stesso a distribuire i satelliti là, dove e quando necessario. Se si pensa che nei prossimi 5 o 6 anni potrebbero essere più di 20.000 i piccoli satelliti da trasportare nello spazio, si capisce come il lavoro del “corriere” sarà sempre più richiesto. 

L’ultima missione di D-Orbit è stata realizzata agli inizi del 2021, dopo appena due mesi di distanza dal precedente lancio. Un razzo Falcon 9 di SpaceX ha portato in orbita terrestre una “piattaforma” della società comasca che è stata posta in orbita polare - ossia in un’orbita che passa sopra i poli della Terra - dopo poco più di un’ora dal lancio. Da essa sono stati rilasciati 20 satelliti, di cui otto dell’azienda per l’osservazione della Terra Planet. Il tutto è andato per il meglio, giusto a due mesi di distanza dal successo di messa in orbita di ORIGIN che vide il posizionamento di 12 satelliti. D-Orbit comunque è in grado anche di fornire prodotti e servizi per i settori spaziali capaci di coprire l’intero ciclo di una missione: dalla progettazione, fino allo sviluppo del satellite e, se lo si vuole, allo smantellamento del satellite stesso a fine attività.



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