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Quante volte abbiamo comprato un profumo, una crema per il corpo, un dopobarba o, una bottiglia di champagne attirati principalmente dalla sua confezione? Lucido o opaco, con la scritta brillantata o con rilievi metallizzati, il packaging fa sempre la sua parte. Sia che si tratti di cosmetica o di liquori. Nelle vetrine o sugli scaffali, richiama la nostra attenzione e non sarebbe così strano se provenisse da Pusterla 1880. L’azienda varesina creatrice degli astucci dei brand più noti al mondo. Da Kiko e Hermès fino a L’Oréal e al gruppo Lwmh con tutti i suoi marchi come, ad esempio, Bulgari, Dior, Chanel e Moët & Chandon

Colori accesi, scritte metallizzate, trame brillantate e disegni in rilievo. Scatole grandi, piccole, quadrate, rotonde, e chi più ne ha ne metta. E poi i marchi famosi. Anzi famosissimi. Siamo tra le mura di Pusterla 1880, più precisamente nella realtà produttiva del quartier generale di Venegono Inferiore. Si tratta di un’azienda attiva nel settore del packaging, in particolare di astucci, pieghevoli e cofanetti rivestiti, per profumi, cosmetici e più in generale prodotti di lusso. Qui, nell’ufficio dove incontriamo i fratelli Francesca e Luca Meana alla guida dell’azienda familiare, c’è anche la scatola che ha aperto la strada allo sviluppo del prodotto in termini di innovazione e lusso: la grossa confezione, dai colori arancione e nero, dello Champagne la Grande Dame Veuve Clicquot Ponsardin di un’edizione lontana degli anni ’90. “La storia di Pusterla è iniziata nel 1880 nel settore farmaceutico per poi intraprendere la strada del confezionamento di alta gamma quando mio padre, architetto di professione, si è reso conto che lavorare sul fascino della scatola fosse importante” racconta la responsabile marketing e comunicazione Francesca Meana.

Si tratta di un Gruppo al servizio dei produttori di beni di lusso, con una presenza geografica internazionale fatta da oltre 1.000 collaboratori. Tre siti di produzione in Francia; quattro in Inghilterra; due per l’assemblaggio manuale delle scatole, uno in Tunisia e un altro in Moldavia. Poi un ufficio in Svizzera e uno a Shenzhen, nella Cina Sud-orientale. E infine altri tre hub italiani: a Tradate, a Mezzano Superiore e a Parma, ma è tra le mura della sede a Venegono Inferiore che parte tutto. Quello in provincia di Varese, infatti, è l’headquarter da cui proviene la nobilitazione della carta per l’intero Gruppo. È qui che i fogli di cellulosa vengono stampati e fustellati (ritagliati) per poi essere consegnati in formato finito agli altri siti produttivi che procedono con il rivestimento della struttura portante di cartone e di quella interna della confezione. Una realtà produttiva, quella varesina, capace di generare un volume d’affari che per l’80% è frutto di export. In totale il Gruppo è arrivato a toccare nel 2021 i 170 milioni di euro. 

Nessun limite alla fantasia. È questa la regola dell’attività aziendale. “L’impatto visivo del prodotto è quello che scatena l’interesse nell’utilizzatore finale – spiegano i rappresentanti aziendali –. Si tratta di un punto in più in termini di estetica; un valore aggiunto creato dai cliché, gli stampi di ottone che nella fase di stampa a caldo permettono di realizzare i dettagli che fanno la differenza”. Ecco il perché della costante ricerca di film e di effetti particolari. Quello dell’azienda vuole essere uno sguardo innovativo per anticipare i tempi e le richieste, ma sempre tramite un’attenzione continua a livello ambientale, economico e sociale perché, come afferma Francesca Meana, “la sostenibilità non è solo nel prodotto”.

Il 50% del fatturato è realizzato nel mondo della profumeria e cosmetica; il 30% nel wine & spirits, mentre il restante 20% nei settori retail, moda, elettronica, cioccolato e fine foods. Ma il fulcro da cui nascono tutte le progettualità dell’azienda non cambia; è sempre il cliente. Dai tre grandi licenziatari, L’Oréal, Coty, Shiseido alla multinazionale Lwmh con tutti i suoi brand come Moët & Chandon, Christian Dior e Sephora. Fino ai marchi diretti: ad esempio, Kiko, Collistar e Hermès. L’idea è quella di comunicare i valori delle marche e dei prodotti, ricreando sempre nuove esperienze d’acquisto senza perdere di vista la sostenibilità. 

Un’abilità di interpretare le esigenze dei marchi; una ricerca costante di materiali innovativi e soluzioni tecniche originali e un’attenzione nei confronti dell’ambiente che sono dimostrate da una serie di progetti e investimenti. Lo stabilimento in Scozia, ad esempio, è stato pensato proprio per essere vicino alle aziende produttrici di whisky e per essere green in termini di trasporto. Ma anche la serie di certificazioni che vanta l’impresa, come la Ecovadis e la Iso14001, è la prova che il Gruppo guarda a tutti i livelli di sostenibilità: dagli operai ai vertici, fino al prodotto e all’azienda nel suo complesso. “Lavoriamo nella filiera del lusso il cui obiettivo è quello di riuscire a comunicare la sostenibilità del prodotto, non solo la sua bellezza estetica” precisa Francesca. Anche alcuni film per la metallizzazione del packaging sono costituiti da materiali compostabili. Si tratta, ad esempio, di un tipo di plastificazione di origine vegetale che Pusterla propone ai clienti come potenziale alternativa alle classiche nobilitazioni in film plastici: “La superficie metallizzata di questi prodotti non è infatti costituita da un film di polipropilene, derivante dal petrolio, ma dall’amido di mais. Il cliente arriva qui con un progetto, ma poi tocca a noi cercare la soluzione migliore che rispecchi la sua idea e risponda alle politiche green” spiega Gianni Spessa, responsabile del reparto Ricerca e Sviluppo.

L’ultima novità in termini di prodotto sostenibile è il sigillo Tamper Evident Folding Box. Una sorta di lucchetto di carta, parte integrante dell’astuccio, che una volta aperto mostra una linguetta rossa. Praticamente un confezionamento studiato ad hoc che permette di riconoscere se la scatola è stata manomessa e di eliminare così la cellofanatura esterna. “Si tratta di un risparmio sia in termini di costi che di plastica. È un brevetto usato nella farmaceutica da Igb (azienda di cartotecnica di Baraggia, Varese, ndr.) di cui noi abbiamo acquisito i diritti per poterlo usare nella cosmetica” specifica Massimiliano Nardelli, responsabile area Qualità, Sicurezza sul lavoro e Ambiente.

La sostenibilità a cui guarda Pusterla è poi anche economica. Negli ultimi anni il portafoglio del Gruppo si è allargato con delle acquisizioni importanti con l’obiettivo di avere le realtà migliori per la realizzazione di prodotti specifici. “Abbiamo rilevato Cavalieri & Amoretti, ad esempio, perché è la migliore produttrice di scatole tonde in Italia. Si tratta di una delle aziende con un’elevata capacità artigianale e un know-how specifico, che abbiamo rilevato per proporre un’offerta più ampia al cliente. Non si può solo imparare a fare; in alcuni casi è meglio collaborare e acquisire le imprese che sono leader in quei settori di interesse”. Cartografica Pusterla, Coffrets Créations, Dacica Teca, Cartonnages Cazelles, Termoformages Tepor, London Fancy Box, Cristina transparent packaging, Virojanglor, Cavalieri & Amoretti, Adine, Pollard Boxes. Queste le realtà acquisite negli anni e che oggi si riuniscono tutte sotto il nome Pusterla 1880. Ecco come l’impresa “si distingue sul territorio – sottolinea il Presidente Luca Meana, alla guida aziendale al fianco del Ceo Roberto Marini –. Siamo un’azienda internazionalizzata capace di seguire dei grossi clienti che tendono ad avere sempre di più dei bisogni globali. Grazie alla costante crescita e ad una dimensione abbastanza rilevante abbiamo i mezzi per poter investire in nuove tecnologie, in ricerca e sviluppo e quindi di migliorare la nostra performance sia dal punto di vista economico, sia di sostenibilità, sia di innovazione”.  



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