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Sport e impresa, valori e metodi in comune: questi i temi al centro dell’incontro promosso dal Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Varese e fortemente voluto dalla Presidente, Martina Giorgetti, che ha visto la partecipazione di Daniele Cassioli, protagonista di spicco dello sport internazionale, formatore e fondatore della associazione benefica Real Eyes Sport. Per Cassioli, classe ‘86, cieco dalla nascita, atleta paralimpico, il più grande sciatore nautico di tutti i tempi, lo sport non è solo passione ma uno strumento per superare i limiti. Alla platea di imprenditori e non, ha raccontato la sua storia, approfondendo i valori da allenare anche in azienda per realizzare organizzazioni positive.

Perché associare sport e impresa?

“Sport e impresa hanno valori comuni ma anche metodi: tensione al risultato, valore dell’allenamento, consapevolezza e spirito di sacrificio ma soprattutto quello che conta è il ruolo della squadra. In ogni gruppo, è il team che porta al risultato, anche grazie alle diversità. Come in una squadra di calcio, un bravo allenatore non metterebbe insieme due calciatori, per quanto ottimi, con le stesse caratteristiche, così in azienda sono le diversità a dare valore al team. Se pensiamo ad un gruppo di diversamente abili, è chiarissimo: il cieco presta le gambe a chi non le ha e chi non le ha gli presta gli occhi. Questo arricchisce tutti e dà forza ai singoli e al gruppo.”

Tu parli sempre di squadra, eppure lo sport che pratichi è individuale…

“Si è sempre parte di un team e per funzionare, per far sì che diventi una organizzazione positiva, bisogna che tutti siano coinvolti e convinti a partire dal capo. Pensiamo alle aziende che fanno progetti per l’inclusione: questi funzionano se tutti ci credono, se sanno ‘fare spogliatoio’. È soprattutto il buon esempio del leader che conta. Banalmente, se l’imprenditore parcheggia davanti alla rampa dei disabili, il progetto crolla!”

Nelle imprese varesine questa attenzione alle persone è sempre più forte. La stessa Confindustria Varese promuove un progetto dal significativo nome “People”
“Mi capita spesso di portare la mia testimonianza in azienda e questo impegno lo percepisco molto bene. Abbiamo realizzato, per esempio, come associazione un progetto in Zeiss, molto coinvolgente. Questa mia testimonianza nelle imprese e nelle scuole fa un po’ parte di quel concetto di restituzione che anche le aziende applicano: restituire al territorio quanto di buono si è ricevuto è fondamentale per tutti. Genera bene e genera anche business.”

È bello questo tuo entusiasmo. Non credi però che i giovani in questo momento non lo condividano? Le stesse imprese faticano a trovare giovani con questa caratteristica

“Sta a noi allenare l’entusiasmo e non solo le prestazioni. Viviamo in una società in cui si dà sempre la responsabilità a qualcun altro. Sull’educazione dei giovani, quando c’è un problema, la famiglia attribuisce la colpa alla scuola e viceversa. Ma non è così: iniziamo noi ad usare meglio il telefono, prima di darlo ai ragazzi, a imparare ad usare i social. Iniziamo a capire, per tornare al nostro tema, che i ragazzi (di ogni età) devono fare sport e che lo sport favorisce anche l’integrazione. Questo genera un vantaggio non solo per i singoli ma per tutta la società e il territorio. Perché è chiaro che chi sta meglio, vive meglio, studia meglio e lavora meglio. Lo sport gioca in questo un ruolo fondamentale in questo stare bene”

 



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