In azienda è un po’ come in famiglia: non sempre i singoli componenti sanno cosa fanno gli altri. Eppure, alle volte, basterebbe semplicemente... comunicare! Strumenti digitali, social network interni, giornalini aziendali, momenti di confronto più o meno formali tra colleghi e management. Riflessioni, idee e spunti. E qualche esempio... Termoplastic F.B.M., Maglificio Alto Milanese, PetrolValves

Chi si occupa di comunicazione sorriderà, ma amaramente, del paradosso: al comunicatore oggi si chiede di saper fare praticamente tutto. Basta guardare gli annunci di lavoro: le imprese cercano giovani specializzati in social media, con qualità strategiche, doti di scrittura, grafiche, fotografiche e da videomaker, con la capacità di analizzare dati e guidare persone, team, community, con talento creativo e insieme di aggiustatutto per software, hardware e persino per la macchinetta del caffè. E questo solo per i social media! Immaginiamolo per la comunicazione in generale. Il confine tra giornalismo, marketing, comunicazione è sempre più labile, confuso. Del resto, quel primo assioma della comunicazione (“non si può non comunicare”) dice anche che tutti possono comunicare: ergo tutti possono comunicare tutto. E, quindi, chi comunica perché non dovrebbe occuparsi di tutto? Al netto dell’iperbole, il rischio non è quello di confondere ruoli e job title, ma di non dare il giusto valore ai vari aspetti della comunicazione. A sottovalutare ambiti che, invece, sono prioritari.

Pensiamo alle imprese. La maggior parte oggi, grandi o piccole che siano, vantano strategie di tutto rispetto, una vera e propria flotta della comunicazione, con navi per quella tradizionale e l’ufficio stampa, una portaerei per i social, navigli specializzati per l’organizzazione di eventi. Eppure, alla maggior parte di queste, manca spesso un’imbarcazione, che nel mare magno delle informazioni si smarrisce: la comunicazione interna. Un male per il funzionamento della flotta. La complessità delle strutture comunicative oggi, che rende facilissimo conoscere i dettagli del parto di Baby Vittoria e del funerale di un principe, rende, invece, complesso ad un operaio sapere di cosa si occupa il collega del design industriale o al tecnico comprendere il ruolo del commerciale. Spesso chi lavora in una realtà strutturata si ritrova a leggere sui social le news sulla sua azienda (sempre che ne segua i canali). Nulla di strano: un’impresa, se ci riflettete, non è diversa da una grande famiglia.

Sapete davvero tutto quello che fa vostro figlio adolescente o lo stalkerate su Instagram?
Eppure, superare questo limite, dovrebbe essere prioritario e, come tale, dovrebbe essere affidato ad una specifica strategia. Per favorire il funzionamento dell’ingranaggio stesso, certo. Ma non solo. La sfida dichiarata delle imprese oggi è quella della sostenibilità ampiamente intesa: rendere sostenibile una organizzazione socialmente, non significa guardare solo fuori dai suoi confini ma anche dentro, con iniziative mirate a far stare bene le persone. È evidente che una buona strategia di comunicazione interna non è che la base necessaria per perseguire questa sfida.

Termoplastic: “Da noi è in atto un cambio culturale avviato dalla direzione per coinvolgere tutti. Siamo partiti da un’Analisi di Clima Aziendale, nella quale i collaboratori hanno partecipato ad un questionario anonimo, da qui sono emerse alcune criticità sulle quali ci siamo concentrati”

Lo sanno bene a La Termoplastic F.B.M. di Arsago Seprio. “La nostra azienda ha iniziato un percorso per essere riconosciuta Organizzazione Positiva, cioè ‘luogo in cui le persone fioriscono in relazione con altre e ottengono risultati individuali e collettivi che hanno senso e superano le aspettative’ seguendo i dettami della Scienza della Felicità, approfondita grazie ad un percorso formativo con Univa Servizi”, ci racconta Giorgia Munari, Marketing Manager dell’azienda e Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese. “Si tratta di un cambio culturale avviato dalla direzione per coinvolgere tutti. Siamo partiti da un’Analisi di Clima Aziendale, nella quale i collaboratori hanno partecipato ad un questionario anonimo, da qui sono emerse alcune criticità sulle quali ci siamo concentrati: abbiamo quindi definito e condiviso un set di 50 Buone Abitudini F.B.M. che nascono dalle situazioni quotidiane. Obiettivo è proprio lavorare per la comunicazione, da cui tutto dipende per i rapporti tra colleghi, la collaborazione e il sentirsi bene al lavoro. Abbiamo avviato una lista di iniziative che includono percorsi di formazione e di coaching su team specifici, oltre a progetti volti all’inclusione e allo sviluppo della comunicazione nati proprio dalle idee dei collaboratori: dal rifacimento di una sala incontri e formazione più capiente, visto il periodo di necessario distanziamento, al rinnovo di aree break più confortevoli e altre operazioni di design interno per trasformare l’azienda in un luogo più confortevole, che faciliti la comunicazione positiva e conseguentemente la felicità e le performance. Tutto questo percorso, gestito in modo strategico, si accompagna anche alla release del nostro primo Rapporto di Sostenibilità Aziendale in quanto, anche se il concetto di sostenibilità è da lungo tempo vissuto in F.B.M., mai fino ad ora avevamo dato a questo tema così importante una forma univoca, sintetica e coerente”.

Anche al Maglificio Alto Milanese di Busto Arsizio sono convinti del valore della comunicazione interna: “Per la nostra organizzazione è importante condividere procedure, azioni da intraprendere, problemi da affrontare e risolvere, scambi di vedute e idee con i collaboratori” ci spiega Angela Ambrosetti. “Punto fondamentale è anche la condivisione dei successi dell’azienda con tutto il team. Come comunichiamo? Ogni canale ha il proprio obiettivo. Mail per le comunicazioni ufficiali, Gruppo aziendale Whatsapp per quelle di vario genere (news di servizio, messaggi più leggeri), Gruppo whatsapp social per condividere idee e materiali per social e sito. Data la piccola-media dimensione dell’azienda, la comunicazione interna migliore rimane sempre quella di incontri sistematici con i vari reparti e collaboratori”.

Cambiamo settore, ma non l’attenzione al tema. “Stiamo per far partire delle campagne interne di sensibilizzazione sui temi della sicurezza, qualità, innovazione tecnologica, sviluppo delle persone” racconta Maria San Antonio Alonso di PetrolValves Group di Castellanza, azienda manifatturiera nel settore dell’energia e Oil&Gas. “Negli ultimi mesi abbiamo realizzato una campagna di comunicazione interna con l’obiettivo di condividere le nostre storie attraverso racconti quotidiani che esaltavano comportamenti virtuosi. Abbiamo anche attivato, dall’inizio della pandemia un percorso di ‘Conversazioni con il Management’ in digitale dedicato a uffici e sedi estere. A breve introdurremo una modalità di confronto con il Management dedicato al personale della fabbrica per incrementare ulteriormente i momenti di aggiornamento periodico e coinvolgimento a tutti i livelli, nel pieno rispetto del distanziamento di sicurezza. Tra le iniziative, anche un primo percorso di sviluppo dedicato ad un team Energizing PV People, coinvolto in una serie di appuntamenti digitali e non, focalizzati sullo sviluppo di competenze trasversali che guardino allo sviluppo delle nostre risorse nel medio e lungo termine”.

Tre storie per raccontare come quello che spesso in azienda è un nodo, si possa sciogliere. Con una direzione chiara e una specifica strategia. E, magari, perché no, superando il paradosso del comunicatore che sa fare tutto e affidando la gestione della comunicazione interna ad un professionista specializzato.  



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