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“Io sono la terza generazione” si presenta semplicemente così la nostra guida, Giacomo Missoni, per una visita all'impresa di famiglia. Una visita che dice tanto del sistema moda, della storia, dell'arte e della meraviglia che caratterizza le imprese italiane, ma che molto anticipa in maniera esemplare anche della ricerca presentata successivamente alla sede di Missoni di Sumirago. Risultati di uno studio dell'Osservatorio AUB sulle imprese familiari del Sistema Moda promosso da AIdAF, UniCredit e Bocconi. Numeri che raccontano di un panorama di settore largamente rappresentato da imprese familiari, uno spaccato dell'economia nazionale dove, in generale, si parla di una quota del 95% di imprese interessate dal passaggio generazionale. Numeri? Dicono molto certo, ma nelle imprese di famiglia, sottolinea Angela Missoni, presidente e direttore creativo del marchio “la parola chiave è valori”. E così, in quella visita organizzata informalmente alla scoperta dell'azienda, con guide scelte, tutte di famiglia, si respira la spontaneità di un'azienda che nasce dalla volontà di conciliare il talento del “papà artista Ottavio” e della “mamma stilista Rosita” in un insediamento produttivo inserito in contesto dove la natura trionfa, scelto “dove i miei genitori desideravano trascorrere i weekend.” Si respira la meraviglia di un filo che diventa abito con un saper fare ancora largamente artigianale e lo stupore di veder prendere vita, come se fosse la cosa più semplice del mondo.  

Angela Missoni, presidente e direttore creativo del marchio “la parola chiave della nostra azienda è: valori” 

Come nasce un talento di famiglia? La ricerca dell'Osservatorio AUB risponde alla domanda analizzando 750 imprese della moda, di cui 230 in Lombardia, con un fatturato superiore a 20 milioni di euro, che generano 52,6 miliardi di euro di fatturato e impiegano circa 200 mila addetti. Da questo rappresentativo, seppur variegato, campione emergono caratteristiche fortemente distintive: in primis, l'elevata incidenza delle aziende a controllo familiare. Quattro aziende su cinque (78%) sono controllate da una o due famiglie proprietarie: il fenomeno è maggiore nelle aziende di minori dimensioni, con fatturato compreso tra 20 e 50 milioni di euro (82,6%).

Il 60% delle imprese italiane del sistema moda ha un forte legame con il territorio dove opera

Restringendo poi lo studio su un campione più selezionato di attività produttive si scoprono ulteriori caratteristiche distintive dell’industria made in Italy. Per esempio, una lunga tradizione legata al territorio: circa il 60% delle imprese familiari del Sistema Moda ha più di 25 anni. In pratica parliamo di livelli superiori di 30 punti (nelle aziende medie e grandi) e di 25 punti (nelle aziende più piccole) rispetto a quelli che si rilevano nelle aziende non familiari, meno attaccate al luogo di nascita dell’impresa e al contesto dove essa opera. Dove sono localizzate? In alcune precise aree geografiche. Soprattutto: Lombardia (27,3%), Veneto (23,4%) e Toscana (13,1%).

Tra le medie aziende del tessile made in Italy 7 su 10 sono a guida familiare

Dalla ricerca emerge, poi, il forte legame con la famiglia: circa 7 aziende su 10 di medie e grandi dimensioni sono guidate da un leader familiare e tale incidenza raggiunge l’85% nelle aziende di minori dimensioni. E poi, ancora, i motivi di crescita: un percorso difficile, ma in atto in alcune realtà, e resa possibile grazie all’indebolimento dell’euro e la ripresa del mercato interno. Infine, l’internazionalizzazione come leva strategica.

Il binomio famiglia-impresa sembra legarsi indissolubilmente a fattori competitivi chiave quali la componente creativa

Numeri che raccontano, dunque, di un sistema Moda italiano che si distingue, in cui il binomio famiglia-impresa sembra legarsi indissolubilmente a fattori competitivi chiave quali la componente creativa e la capacità di trasmettere l’idea imprenditoriale. La leadership collegiale sembra essere in questo settore, più che in altri, un modello capace di integrare competenze differenti e complementari. In particolare, le aziende più grandi sono quelle che hanno appreso più efficacemente come gestire la convivenza al vertice, soprattutto tra leader giovani. Probabilmente quelle che hanno accettato, per citare Elenonora Merlo presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, “la sfida di rendere giovani le imprese che, anagraficamente, non lo sono più. Imprese storiche operanti in settori maturi, che però operano ogni giorno come startup”. 



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