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I Recalcati, nobili lombardi

Le vicende costruttive di villa Recalcati a Varese (Casbeno), oggi di proprietà della Provincia di Varese, sono legate indissolubilmente alle gesta della nobile famiglia milanese Recalcadis o Recalcatis.
La casata è presente a Milano già dal XIV secolo: da un documento dell'epoca, risulta che Pietro Recalcati fa parte della stretta cerchia di nobili costituenti il Consiglio Generale, o Consiglio dei novecento, della città.
A partire da Gabriele, morto nel 1617, i Recalcati ricoprono cariche importanti anche nell'organizzazione amministrativa del Ducato di Milano, traendo da esse notevoli benefici economici.
Gli eredi consolidano il patrimonio di famiglia, accumulando proprietà intorno alla città di Milano, in Brianza e nell'attuale Varesotto. Oltre alla villa di Casbeno - acquistata da Paolo Andrea - la famiglia possiede case da nobile a Malgrate, a Monticello Brianza, ad Appiano e ad Oggiono, nonché immobili di diversa tipologia nel borgo di Monza.
A Gabrio, figlio di Paolo Andrea, si devono i primi importanti lavori alla dimora di Casbeno.
Alla fine del XVII secolo, la famiglia ottiene importanti riconoscimenti nobiliari. Nel 1741, Antonio acquista il feudo di Binasco, ampliando ancora i possedimenti e raggiungendo i territori ad est e a sud di Milano, fino al Pavese.
Con Carlo Maria e Paolo, figli di Antonio, la famiglia raggiunge l'apice dell'onore e della rilevanza politica e sociale.
Da Carlo Maria, morto nel 1762, nascono due figli, Paolo e Antonio Luigi. Quest'ultimo, sposatosi con Giustina Lambertenghi, ha come unico figlio Carlo, che muore giovanissimo, nel 1797.
Agli inizi del XIX secolo l'immenso patrimonio dei Recalcati viene disperso. La Lambertenghi, anch'ella di nobile e ricca famiglia, rimasta vedova nel 1787 senza discendenti, lo lascia in eredità ai parenti Melzi di Cusano e Scotti di Vigoleno, i quali vendono la villa di Casbeno, nel 1828, interrompendo un legame con Varese che durava oramai da oltre due secoli.
La villa: le vicende fra XVII e XIX secolo
La villa acquistata nella metà del XVII secolo - certamente risulta di proprietà della famiglia nel 1665 - è costituita da tre edifici distinti: la casa da nobile, la casa di proprio uso ad est, separata dalla strada comunale per Casbeno, ed il fabbricato del torchio a nord-ovest.
L'impianto generale della villa nobiliare ha una struttura ad U, tipica delle residenze patrizie, organizzata attorno al cortile d'onore.
Qui si affacciano sia le stanze nobili con impianto a L attorno al portico di ponente, sia la casa del custode, posta ad est.
Nel 1731 Gabrio vara un programma di riordino generale: sistema il grande viale di ingresso proveniente da Varese e adegua la residenza ai canoni di decoro e rappresentatività propri della nobiltà lombarda. Un nuovo progetto delle facciate, secondo il linguaggio “moderno” del “barocchetto milanese”, ad opera, quasi certamente, dell'architetto Francesco Croce, si realizza nel 1737.
In occasione del rifacimento delle facciate, la villa è ampliata e ristrutturata, creando un sistema di appartamenti e di ambienti di rappresentanza.
Nel corso del '700 la dimora viene maggiormente arricchita da importanti opere artistiche, non tutte purtroppo a noi pervenute.
Oggi sono ancora visibili gli affreschi dei pittori Pietro Antonio Magatti e Giovan Battista Ronchelli.
Del primo è apprezzabile l'allegoria de “L'abbondanza” al piano terreno, “Apollo e Pegaso” al piano superiore e l'affresco sulla facciata esterna, verso il giardino, raffigurante la “Madonna del Rosario e San Carlo”, in parte deteriorato.
Del Ronchelli, l'ultimo protagonista della grande decorazione varesina di età barocca, sono invece le splendide storie di Mosè, (“Mosè salvato dalle acque”, “Il passaggio del Mar Rosso”, “Mosè fa scaturire le acque nel deserto”), che decorano la galleria del piano superiore. Sempre a quest'ultimo sono attribuite la “Figura allegorica” e i quattro medaglioni con le “Virtù cardinali”, che decorano un salone del piano nobile, oggi occupato dalla Prefettura.
Sono questi gli anni durante i quali Varese si arricchisce di splendide principesche ville. Un solo esempio: nel 1766, nella contrada detta “in campagna”, Francesco III d'Este, signore di Varese, duca di Modena, governatore di Milano, costruisce il proprio palazzo (oggi sede del Comune) “per venire a prendere aria e divertirsi”, arricchendolo con un meraviglioso giardino.
Alla fine del secolo la casa ospita importanti personaggi politici e del mondo culturale. Sono da ricordare, tra gli altri, il Parini, il duca Francesco Il d'Este, Carlo Firmian, plenipotenziario dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria ed il principe Antonio Barbiano di Belgiojoso.
I Morosini
Nel 1828, con la morte della marchesa Giustina, la villa viene venduta dagli eredi al conte Giovan Battista Morosini di Vezia, in Canton Ticino.
In questo periodo soggiorna nella villa Giuseppe Verdi, maestro di musica delle ragazze Morosini, che qui compone alcuni brani de “I lombardi alla prima crociata”, sul pianoforte ancora conservato.
Giovan Battista Morosini conduce una vita dispendiosa, al di sopra delle sue possibilità, e nell'ultimo periodo deve affittare alcuni degli appartamenti a villeggianti stranieri, già frequentatori della Svizzera, anticipando la brillante stagione alberghiera della seconda metà del XIX secolo.
La villa nel 1872 è acquistata dalla società costituita dai varesini Giovanni Limido, Gerolamo Garoni e Eugenio Maroni Biroldi che la trasformano in un albergo di lusso.
Uno splendido famoso hotel: Excelsior
Nel corso di pochi mesi la società predispone un grandioso progetto di ristrutturazione, sistemando addirittura la rete viaria di Casbeno. Si sopprimono cinque strette strade comunali, che sono sostituite da altrettanti nuovi viali, si crea uno snodo, l'attuale piazza della Libertà, posto a metà circa dell'antico vialone della villa.
L'hotel viene inaugurato il 7 luglio del 1874, con numerosi appartamenti, 145 stanze, arredato con mobili, tappezzerie, oggetti di prestigio. Varese è centro di attrazione turistica di risonanza europea.
Il Grand Hotel Excelsior ospita teste coronate e illustri personaggi: l'imperatore di Germania, il kaiser Federico III; il re Alberto Federico Augusto di Sassonia, con la regina Carola; il principe Tomaso di Savoia e la principessa Isabella di Baviera, le cui nozze si festeggiano all'Excelsior; la regina d'Italia, Margherita; il presidente degli Stati Uniti, generale Ulisse Grant; re Carlo di Romania; la regina Vittoria del Portogallo.
E ancora: Giosuè Carducci, Edmondo De Amicis, il famoso astronomo Giovanni Schiapparelli, Francesco De Santis, Giovanni Giocosa, Antonio Fogazzaro, Giovanni Segantini, e molti altri.
Quella che viene chiamata “l'industria del forastiero” prospera. Il 6 ottobre 1878 si inaugura l'ippodromo di Casbeno, in un terreno limitrofo all'albergo, per iniziativa degli stessi proprietari dell'Excelsior (l'ippodromo negli anni successivi verrà trasferito a Masnago e poi definitivamente a “Le Bettole”).
Nel 1889 all'Excelsior si effettua un memorabile collegamento: viene utilizzato per la prima volta il telegrafo senza fili, inventato da Guglielmo Marconi.
1904: Varese è sempre al centro dell'attenzione. Arrivano Gabriele D'Annunzio ed Eleonora Duse, spesso ospite dell'Excelsior, che esalta la città su “Il Mattino” di Napoli, mentre il tenore Tamagno è ormai varesino d'adozione.
Nella bell'époque continua il successo dell'albergo: giunge la famosissima diva del Cafè Chantant Ersilia Samperi, e l'albergo viene invaso dagli entusiasti ammiratori.
Ma intanto, nel 1894, il famoso complesso ha cambiato proprietario. Alla società fondatrice, sciolta per la morte di uno dei soci, subentra il commendator Eugenio Brunelli, proprietario di un altro famoso albergo sul Lago di Como. Egli punta principalmente ad attirare illustri turisti amanti dello sport, organizzando tornei di lawn tennis, arricchendo l'edificio delle innovazioni tecnologiche di fine '800, come la corrente elettrica (1898) ed il telegrafo.
Da albergo a sede della Provincia
Nei primi decenni del XX secolo viene sempre meno l'attrazione svolta dai laghi prealpini, e i nobili e ricchi turisti preferiscono altre mete. L'hotel chiude nel 1927. Dopo pochi anni di abbandono, il complesso di Casbeno è acquistato il 18 luglio del 1931 dalla neo Provincia di Varese, costituita nel 1927. Il prezzo complessivo, compresi mobili e arredi, è di lire 4 milioni.
Il parco
La villa Recalcati è circondata, già alla fine del '600, da un giardino, da un prato e da una vigna con moroni.
Nel 1737 si procede ad un ampliamento, in modo da abbracciare le facciate, ridisegnate ed accresciute nelle dimensioni. Le ingenti opere di trasformazione avvengono tra il 1737 ed il 1756, ma si concludono certamente solo dopo il 1767, con l'acquisto della attigua casa da massaro di proprietà dei marchesi Orrigoni e del terreno circostante che permette la creazione del complesso delle grotte, spazi sulle cui pareti scorre l'acqua, apportando frescura nei mesi caldi agli ospiti che qui si riuniscono per conversare e bere tè e limonate. Dopo il 1872, per la trasformazione del complesso in Grand Hotel sono ingenti i cambiamenti. Innanzitutto l'impianto del parco è snaturato dal nuovo disegno viabilistico di Casbeno, con la creazione della rotonda posta a metà circa dell'antico vialone da cui si diramano cinque nuove vie in direzione di Casbeno, Bobbiate, Masnago e Varese. Il viale verso l'albergo viene piantumato con un doppio filare di platani; il giardino viene ampliato verso sud, grazie all'acquisto di
un terreno che per secoli è stato della famiglia Dralli. Già dal 1927, ancor prima della vendita alla Provincia di Varese, anche a causa delle ristrettezze economiche della seconda guerra mondiale, il giardino cade in sostanziale abbandono, degrado che continua per decenni, anche per motivi non imputabili all'Ente. Il Presidente Massimo Ferrario, nel 1995, nell'ambito dei massicci interventi conservativi dell'immobile, decide e finanzia un generale intervento di restauro conservativo dell'impianto architettonico, decorativo e botanico. Nel dicembre del 1999 il giardino viene aperto per la prima volta al pubblico, e da allora è visitato e vissuto da migliaia di persone. Nell'ambito di tale restauro viene rinnovata anche la sala del consiglio Provinciale, che viene con l'occasione dotata di moderne apparecchiature multimediali.

PER SAPERNE DI PIU':

A cura di
Paola Bassani
Villa Recalcati a Varese
ASK Edizioni, 2001
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Il cuore di Kosciuszko e l'eroe Emilio

Alla moglie del Morosini, Emilia Zeltner, sposata nel 1819, si deve la collocazione nel giardino del cippo con il cuore dell'eroe nazionale polacco Tadeusz Kosciuszko, personaggio della storia maggiore della Polonia, detto il Garibaldi polacco. L'urna diviene stimolo e nutrimento agli ideali di patriottismo di tanti italiani e in particolare dell'unico figlio maschio dei Morosini, Emilio, nato a Casbeno nel 1831. Eroe delle Cinque Giornate di Milano nel 1848, il giovane, intimo amico e compagno di scuola del varesino Enrico Dandolo, muore a Roma a soli 18 anni, con Luciano Manara e il Dandolo, nel 1849, difendendo valorosamente la Repubblica Romana.

10/18/2001

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