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Sulle tracce del Barbarossa

Nel Monastero dell'Assunta a Cairate, fondato pare dalla nobildonna longobarda Manigunda nel 737 d.C., imponenti lavori di restauro per restituire l'edificio ai visitatori inserendolo nel "circuito del Romanico" varesino.

Il chiostro del Monastero
Il Monastero dell'Assunta di Cairate costituisce uno dei primi insediamenti monastici nel territorio della Lombardia. Risalente alla prima metà del secolo VIII, epoca in cui la cultura monastica benedettina vedeva il proprio consolidamento, vide la propria fondazione nel 737 d.C. per opera di una nobildonna longobarda legata alla corte regia di Pavia, forse per sciogliere un voto in seguito a una guarigione. La notizia è riportata da un cartiglio che ricorda la presenza di una certa "Manigunda Regina dei Goti", termine con cui venivano designati tutti i barbari. Una regina longobarda con tale nome non è certo che sia esistita, ma nel Quattrocento, durante alcuni lavori di sistemazione della chiesa, venne trovato un sarcofago con resti femminili e un antico corredo ritenuto degno di una donna di stirpe reale. Il Monastero negli anni crebbe di importanza: divenne un complesso fortificato con un'ampia autonomia nonché un centro importante di potere economico e politico nel territorio milanese, anche grazie all'estesa proprietà fondiaria di cui era dotato, circa i due terzi del territorio cairatese, e al monopolio degli unici quattro mulini della zona. La tradizione vuole addirittura che Federico I di Svevia, conosciuto come il "Barbarossa", la notte precedente la battaglia di Legnano, abbia fatto sostare il proprio esercito nella piana di Cairate e sia stato ospitato nella foresteria del Monastero, esigendo che le monache si sdebitassero in questo modo dei privilegi avuti in occasione della "calata punitiva" contro i Comuni italiani del 1158. La vita claustrale nel Monastero diventò regola solo in seguito alla Controriforma e in epoca spagnola anche Cairate venne infeudata, fatta eccezione del monastero. Nel corso del Seicento quindi, un notevole ampliamento fu reso necessario a causa della crescita delle vocazioni e per le nuove regole imposte dal Concilio di Trento, che stabilivano che ogni monaca velata dovesse avere una cella propria: l'impiantito del Monastero, che fino ad allora era costituito da un
edificio porticato con due accessi organizzato intorno al refettorio, alla chiesa interna, ai parlatoi, ai forni e ai granai, subì una modifica soprattutto nella parte del chiostro, il quale, eretto nel Quattrocento, venne sopraelevato di un piano.
Absidiola affrescata all'interno della chiesa dell'AssuntaCon il governo austriaco il destino degli enti monastici fu segnato: le nuove direttive imposte dal governo straniero vollero che ogni edificio di clausura dovesse svolgere un servizio di pubblica utilità. Le monache si adeguarono e venne fondata una scuola all'interno delle mura claustrali. Ma servì a poco. Il monastero sopravvisse fino al 1799. Napoleone decretò la soppressione e due anni dopo ne vennero messi all'asta i beni. L'edificio fu così venduto a privati che stravolsero completamente lo spazio della chiesa e del chiostro dividendo il secondo a metà con un muro. Solo nel passato più recente sono stati compiuti i primi passi per il recupero del complesso architettonico. L'apposizione del vincolo monumentale nel 1964 e urbanistico nel 1972 furono possibili grazie al primo interessamento del Cav. Luigi Maino di Busto Arsizio, il quale intervenne venendo idealmente a rinnovare un legame antico tra le due città, già dimostratosi forte in passato, come in occasione della terribile peste che si abbatté su Milano e territorio durante la quale Cairate mandò i primi soccorsi alla vicina Busto Arsizio. Dopo il 1972, prima il Comune di Cairate, poi la Provincia, si impegnarono per il recupero di questa preziosa testimonianza architettonica fino alla convenzione sottoscritta nel 2003. Il monumento benedettino, ora di proprietà della Provincia di Varese, subirà diversi importanti interventi di consolidamento, restauro e ristrutturazione tecnologica finalizzati al suo recupero storico ed architettonico e alla creazione sia della nuova sede municipale di Cairate, che della biblioteca comunale e di altri spazi funzionali accessori. Il tutto per una spesa superiore ai dodici milioni di euro. I lavori sono stati suddivisi in cinque lotti; al momento si è cominciato a lavorare a quello del quartiere nord, o cosiddetto "cortile di San Pancrazio". Questo è stato suddiviso ulteriormente in due "sub-lotti" per evitare che i lavori di recupero degli edifici circostanti il cortile intralciassero il completamento degli scavi da parte della Soprintendenza ai Beni Archeologici. Gli scavi, conclusisi recentemente, hanno portato alla luce un impianto insediativo pluristratificato la cui esistenza era ignorata anche dalla cartografia storica, incluso il Catasto Teresiano del 1722. Parte di questi ritrovamenti, per lo più tombe di scarsa rilevanza storica, sono stati ricoperti. I reperti più interessanti invece, come alcuni lacerti di muro appartenenti a tre epoche diverse (la più antica delle quali potrebbe risalire al IV secolo d.C.), un capitello con decorazioni di stile longobardo, frammenti di intonaco affrescato e una fossa per la fusione di campane, saranno recuperati e protetti da strutture a vetro e costituiranno il pavimento della nuova biblioteca comunale, trovando migliore valorizzazione della loro visibilità. L'Assessore ai Beni Architettonici e Ambientali G. B. Gallazzi conferma che "questo primo intervento vedrà investiti 4.027.000 euro, finanziati da fondi PRUSST, dal Ministero dei Beni Culturali e da un mutuo che verrà estinto dalla Provincia di Varese, fondi che verranno suddivisi tra le due fasi di lavoro previste per il medesimo lotto. Entro il 2007 la Provincia sostanzialmente si impegna a consegnare il lotto di San Pancrazio all'Amministrazione di Cairate e conta di vedere in buona fase di avanzamento i lavori di recupero del chiostro del Monastero. In questo modo confidiamo di vedere restituite per l'inizio del 2008 le parti più importanti del Monastero alla comunità e a tutti coloro che lo vorranno visitare, assolvendo quello che è uno dei compiti principali dei Beni Architettonici e Ambientali, cioè quello di restituire in piena efficienza il patrimonio storico e architettonico del territorio preservando in questo modo la nostra memoria attraverso tutti gli interventi necessari". Per tutto il tempo dello svolgimento dei lavori questa parte del Monastero dell'Assunta rimarrà chiusa se non per gli addetti o per visite su richiesta. Ad oggi anche la chiesa del Monastero è inaccessibile a causa dei lavori di ristrutturazione curati dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici; ciò impedirà per qualche tempo ancora la possibilità di ammirare il bellissimo ciclo di affreschi inerenti la vita della Vergine, datato 1571, opera di Aurelio Luini, figlio del più noto pittore del Rinascimento Milanese Bernardino Luini. Un sacrificio necessario affinché la ristrutturazione salvi le presenze archeologiche realizzando nuovi spazi architettonici, rendendo possibile nell'immediato futuro la fruibilità del Monastero dell'Assunta all'interno di un "Circuito romanico del Varesotto" insieme ad altri luoghi ad esso legati storicamente e culturalmente, tra cui il Chiostro di Voltorre, l'Eremo di Santa Caterina del Sasso, la badia di Ganna e Castelseprio.

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