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Il censimento del dissesto geologico

Una ricerca fotografa il rischio geologico sul territorio provinciale. Lente d'ingrandimento sui fenomeni franosi nel Luinese e lungo la Valle del Tresa. Villa Recalcati investe nella prevenzione.

La frana di CremenagaFrane, smottamenti e dissesto geologico. Sempre più di frequente fenomeni di questo genere stanno diventando parte integrante della cronaca anche per la provincia di Varese che più di altre "soffre" di eventi di questa natura. Proprio per studiare ed eventualmente prevenire il ripetersi di situazioni che possono mettere a repentaglio la vita dei cittadini, la Provincia di Varese ha commissionato al Politecnico di Milano - Polo regionale di Lecco un'analisi sul rischio geologico.
Dallo studio emerge una vera e propria "mappa" delle zone maggiormente esposte al dissesto geologico. Risultato: un panorama a macchia di leopardo, dalla Valcuvia, alla Valceresio, alla Valganna-Valmarchirolo che identifica però il Luinese come territorio più interessato sul piano del dissesto, almeno per i fenomeni di natura franosa dei versanti.
Lo strumento ora a disposizione della Protezione Civile provinciale e degli assessorati che hanno a che fare con la gestione del territorio permette di arginare, prevedendoli, gli effetti di eventi climatici di eccezionale intensità sui rilievi della provincia. Le principali tavole offerte dallo studio permettono di "fotografare" diversi fenomeni. Si va dalla cartina "debris flow", vale a dire la colata di detriti dovuta all'intervento di fluidi, a quella che individua la pericolosità di una zona "per frane superficiali" o al rischio di "scivolamento" a valle di rilievi o parte di rilievi. Queste carte forniscono informazioni inerenti la probabilità che una determinata porzione di versante instabile possa dare origine ad una caduta a valle di materiale.
La ricerca è stata realizzata seguendo una metodologia stabilita dalla Regione Lombardia: prima di iniziare lo studio, l'intera provincia è stata raffigurata su un modello digitalizzato dove in "3D" sono riportati tutti i rilievi. Inoltre la Regione ha fornito per la ricerca una sorta di "inventario" delle frane e dei dissesti geologici aggiornato al luglio 2002.
Nel corso dello studio sono stati esaminati anche casi specifici. E' l'esempio della strada provinciale 61 all'altezza di Cadegliano Viconago - Cremenaga, colpita da eventi sia franosi che erosivi, o dello studio effettuato sul versante montuoso di Maccagno, dove è stato analizzato l'indice di pericolosità sulla base della possibilità che massi più o meno grandi si stacchino dalla montagna, tra l'altro anche in prossimità di centri abitati. Proprio per verificare sul campo la possibile traiettoria di massi, gli studiosi si sono avvalsi del modello matematico tridimensionale "Rotomap" con cui è stato possibile individuare le traiettorie più probabili seguite da eventuali blocchi, identificando addirittura le aree di possibile arresto.
In entrambe le zone analizzate, il dissesto geologico ha provocato gravi problemi sia alle attività produttive e al commercio, sia alla vita dei cittadini.
A Maccagno per due volte nel giro di pochi mesi, nel 2002, una frana interruppe sia la strada statale 394 sia la ferrovia Luino-Bellinzona, danneggiando esercizi e attività produttive della zona (la statale è in pratica l'unica arteria percorribile per raggiungere Maccagno da Luino: l'alternativa è il lungo giro del Monte Ceneri in Svizzera). Diverse imprese artigiane e gli abitanti dei paesi dell'alto lago dovettero servirsi per giorni dei collegamenti traghetto tra Luino e Maccagno, mentre il mercato di Luino, centenaria piazza punto d'attrazione per il turismo commerciale dalla Svizzera e dalla Germania, rimase duramente colpito. Fortunatamente i lavori per la realizzazione, da parte dell'Anas, di una galleria paramassi, metteranno in sicurezza per il futuro il transito su questa vitale direttrice di traffico.
Anche a Cremenaga, per motivi in parte ricollegabili alle frane, in parte alla furia del fiume Tresa per diverse settimane, nel corso dell'inverno 2003, il crollo della strada provinciale 61 in ben due punti causò diversi problemi soprattutto per i lavoratori frontalieri: il paese rimase una sorta di enclave italiana, raggiungibile solo dalla Svizzera. Attualmente i lavori per ricongiungere la provinciale a Luino sono stati effettuati dalla Provincia, ma ancora interrotto è il tratto verso Lavena Ponte Tresa: anche in questo caso i disagi sono ricaduti oltre che sull'economia "di confine", per cui la mobilità rappresenta un fattore determinante, che sui cittadini, i quali hanno dovuto spesso riprogrammare orari e percorsi per raggiungere il posto di lavoro o usufruire dei più elementari servizi.

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