Varesefocus.
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
Varesefocus

 
 

Il cantiere delle riforme

Il voto referendario del giugno scorso non ha chiuso il dibattito intorno al federalismo, anzi… Da Nord a Sud del Paese la riforma del Titolo V della Costituzione è argomento quanto mai attuale.

"Il capitolo delle riforme non è chiuso". Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è intervenuto al workshop Ambrosetti di Cernobbio sapendo di incontrare una platea attenta ai problemi istituzionali. Ha lanciato un appello alle forze politiche esortandole a trovare momenti di confronto per "riaprire il cantiere delle riforme".
Il voto referendario di giugno è stato netto. Il 61,3% degli italiani ha bocciato il progetto di revisione della seconda parte della Costituzione, così come voluta dal Centro destra. Un duro colpo al progetto di devolution della Lega e appoggiato dalla CdL. Solo in Lombardia e in Veneto sono prevalsi i sì.
Malgrado questo esito elettorale, il dibattito intorno al federalismo, anziché avere una battuta di arresto, ha ripreso vigore e ha avuto una forte accelerazione. E questo non solo nelle regioni del Nord.
Il Ministro degli Affari Regionali Linda Lanzillotta recentemente ha affermato che "il federalismo è ormai parte del nostro sistema istituzionale, e dunque occorre concretamente lavorare ed attuarlo nelle forme previste dalla Costituzione". Una posizione condivisa dal collega ministro delle Riforme Istituzionali, Vannino Chiti. "Le riforme sono urgenti e necessarie, ma possono essere realizzate solo con il consenso di tutto il Parlamento. Occorre mettere mano di nuovo al Titolo V e attuare il federalismo e il federalismo fiscale. Provvedimenti la cui finalità è quella di dare a tutti i territori le stesse opportunità e le stesse risorse e fare in modo che parte dei tributi pagati dai cittadini restino alle istituzioni che sono a più diretto contatto con le persone".
Il Governo quindi accoglie l'invito del Presidente della Repubblica e si sta orientando verso la presentazione di tre diversi provvedimenti. Il primo prevede una revisione di alcune norme costituzionali che aggiusterà la ripartizione delle competenze legislative tra Stato e Regioni. Un intervento teso a riportare il potere sulle grandi reti infrastrutturali ed energetiche in mano allo Stato. Insieme con questo si inserirà anche la "clausola dell'interesse nazionale" e si istituirà il Senato delle Regioni. Una decisione che contrasta con il protagonismo di alcune realtà locali, ma che metterebbe fine ai diversi veti in materie delicate per lo sviluppo dell'intero Paese.
Il secondo provvedimento prevede un insieme di norme di attuazione del federalismo fiscale così come già disposto dall'articolo 119.
Il terzo provvedimento mira invece a riorganizzare il sistema delle autonomie locali.
Su queste proposte le posizioni degli esponenti del Centro destra sono per lo più critiche. Roberto Formigoni, molto attivo durante l'estate, proprio nella ricerca di non fermare le istanze federaliste, è convinto che "l'impostazione migliore resta quella indicata dalla Lombardia per una realizzazione contemporanea del federalismo fiscale e del regionalismo differenziato, due esigenze fortemente sentite per le Regioni e per il Paese e vanno attuate con la massima celerità".
Il Presidente del Consiglio regionale, Ettore Albertoni è ancora più categorico e teme che le mosse del Governo mirino a bloccare le decisioni già prese dalla Lombardia.
L'esponente di spicco del Carroccio al Pirellone fa riferimento al voto di luglio di un ordine del giorno presentato da Formigoni, su cui, oltre all'assenso dei consiglieri di maggioranza, sono confluiti anche i voti dei Ds e della Margherita. Un documento che impegna la Giunta a farsi promotrice verso il Governo per attuare quanto disposto dagli articoli 116 e 119 della Costituzione e avere così un via libera verso una maggiore autonomia. Questa è anche la nuova strategia del Centro destra per ottenere il federalismo come indicato da Umberto Bossi in diverse apparizioni dell'ultimo periodo.
Infatti, bocciata la riforma che avrebbe dato il via libera alla devolution, torna in vigore la riforma del Titolo V realizzata nel 2001 che prevede che i Consigli regionali possano richiedere l'affidamento esclusivo e definitivo di alcune competenze. Un iter lungo e articolato che richiede una proposta di legge da sottoporre al Governo e da far approvare al Parlamento.
La questione è tutt'altro che solo tecnica o di semplice "ingegneria costituzionale". Sono in gioco argomenti che riguardano la vita di tutti i cittadini e del mondo economico. Temi quali la sanità, l'istruzione, la ricerca, le infrastrutture, le professioni, avranno sviluppi diversi a seconda di chi deciderà e gestirà gli interventi. Per questo, secondo l'ex ministro del welfare Roberto Maroni, "se non si arriverà a prevedere che almeno il 50% del gettito fiscale resti dove viene prodotto, il federalismo non verrà mai attuato. Abbiamo fatto molto in questi quindici anni. Basti pensare al fatto che una volta un ruolo chiave delle amministrazioni quali è il segretario comunale veniva indicato dallo Stato. Oggi, invece, viene scelto direttamente dal Sindaco. Sono diverse le riforme che avvicinano il cittadino al proprio comune, ma non basta".
Anche in chiave locale il dibattito è quanto mai caldo. Il neo parlamentare dell'Ulivo Daniele Marantelli ha lanciato l'idea di un Ulivo del Nord che sappia recepire le istanze di alcuni territori. "L'Italia non può fare a meno di due Regioni come il Veneto e la Lombardia. Oggi l'unità del Paese corre gravi rischi e la politica non può nasconderselo. Per questo crediamo, e non da ora, che si debba procedere verso riforme che diano ancora maggiore autonomia e che realizzino il federalismo".
L'agenda della politica non ha cancellato la necessità di effettuare riforme che portino maggiore efficienza e che avvicinino soluzioni e problemi partendo dalle esigenze territoriali. I prossimi mesi indicheranno quanto il dialogo auspicato dal Capo dello Stato potrà svilupparsi, in modo che il "cantiere delle riforme" assuma la tanto auspicata concretezza.

Che cosa prevede la Costituzione dopo la riforma del Titolo V del 2001
L'art. 116 prevede che le Regioni possano chiedere allo Stato di attribuire loro, con legge, altre materie rientranti tra quelle di competenza esclusiva dello Stato e precisamente quelle riguardanti la giustizia di pace; l'istruzione; la tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali (v. art. 117).
L'art. 117 indica le materie per le quali lo Stato ha competenza legislativa esclusiva (politica estera, immigrazione, rapporti con le confessioni religiose, difesa, moneta, ordine pubblico, previdenza sociale, dogane, ecc.) e quelle per le quali c'è invece una competenza legislativa concorrente tra Stato e Regioni (commercio estero, tutela e sicureza del lavoro, ricerca scientifica e tecnologica, salute, protezione civile, energia, ecc.).
L'articolo 119 prevede che i Comuni, le Provincie, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa. Tali enti hanno risorse autonome, stabiliscono e applicano tributi propri, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Dispongono di compartecipazione al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio. Lo Stato istituisce un fondo perequativo per i territori con minore capacità fiscale per abitante.
Le disposizioni degli articoli 116 e 119 devono ancora essere attuate.

09/22/2006

Editoriale
Focus
Economia
Inchieste
L'opinione
Territorio

Politica
Vita associativa
Formazione
Case History
Università
Storia dell'industria
Natura
Arte
Cultura
Costume
Musei
In libreria
Abbonamenti
Pubblicità
Numeri precedenti

 
Inizio pagina  
   
Copyright Varesefocus
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
another website made in univa