Per favore, non chiamiamola "Fiera di Busto".

Il 23 febbraio verrà inaugurato il Centro Espositivo Polifunzionale della Camera di Commercio di Varese. E' un'opera importante per il nostro territorio e per la sua economia. Anche solo da uno sguardo se ne percepisce lo spessore. Insiste su un'area di 70.000 mq; ha una superficie complessiva di calpestio di 16.000 mq suddivisa in tre padiglioni espositivi, un centro congressi su due piani con due sale e una palazzina per servizi e uffici; ha parcheggi 800 posti-auto e un parco di 11.400 mq.
Grazie agli spazi del centro congressi, potrà essere colmata una lacuna che gli operatori economici - ma non solo - lamentavano da tempo: l'inesistenza, cioè, di una struttura ricettiva sufficientemente capiente, in grado di poter ospitare in provincia di Varese convention di grandi dimensioni: congressi scientifici, manifestazioni di categorie economiche o sindacali, conferenze di organizzazioni politiche internazionali e quant'altro.
Va da sé che - come del resto indica la sua denominazione - il Centro Espositivo Multifunzionale è molto di più di una struttura deputata ad ospitare rassegne espositive.
E anche se va a sostituire il vecchio e ormai quasi del tutto inservibile Palazzo Esposizioni che sorge al confine tra i Comuni di Busto Arsizio e di Castellanza, sarebbe alquanto riduttivo considerarlo come la nuova "Fiera di Busto".
Non lo è per almeno due ragioni. La prima - e più importante - è che la sua localizzazione nel Comune di Busto Arsizio è, per certi versi, accidentale. Era stato infatti previsto che dovesse essere eretto a ridosso della superstrada che collega Malpensa con la Milano-Laghi. Avrebbe potuto essere costruito sul territorio di altri comuni. Quello di Busto Arsizio
ha messo a disposizione un'area consistente e ha effettuato, a proprie spese, le opere di collegamento alla rete stradale. Al Comune di Busto Arsizio vanno dunque certamente riconosciuti i propri meriti. Ma occorre ricordare che il Centro Espositivo Multifunzionale rimane un'opera della Camera di Commercio, che è un ente di natura provinciale. Sbaglierebbe chi arrogasse a Busto Arsizio la paternità del Centro Espositivo.
Sbaglierebbe allo stesso modo chi, considerandolo una prerogativa di Busto Arsizio, vi guardasse con distacco e disinteresse.
Il Centro Espositivo Polifunzionale è un bene dell'intera provincia di Varese ed è auspicabile che tutti lo considerino tale e che contribuiscano al suo successo.
La seconda ragione è che, mentre il vecchio Palazzo Esposizioni era stato edificato per iniziativa dell'imprenditoria bustese - era cioè un'opera concepita e realizzata interamente nell'alveo circoscritto del Bustese - il nuovo Centro Espositivo è sorto invece per volontà dell'intera comunità provinciale. Una comunità nella quale sono rintracciabili le volontà convergenti dei diversi attori sociali. L'idea del Centro risale ai primi anni '90, quando ci si cominciò ad interrogare sull'impatto non più solo ambientale, ma anche economico, per il nostro territorio, di quella che sarebbe diventata Malpensa 2000.
Dopo approfonditi studi e comparazioni internazionali, si giunse alla conclusione che un Centro di tale natura, localizzato nelle vicinanze dell'aeroporto, sarebbe stato utile a trattenere sul territorio alcune potenzialità connesse con la presenza dell'hub. Condivisa l'idea, si è successivamente orchestrato un proficuo gioco di squadra che ha visto interagire la Camera di Commercio, la Provincia, la Regione, i comuni dell'area, le associazioni imprenditoriali locali. Come si vede, c'è stato uno sforzo corale che è riuscito a conseguire un importante risultato. E che, soprattutto, sta ad indicare che, quando ci si muove in sintonia, unendo gli sforzi del pubblico e del privato e superando le logiche del campanile, i risultati arrivano.
E' proprio questo il grande risultato ottenuto con Malpensafiere.