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Riforme, riforme, riforme

Alberto RibollaIl nuovo anno si apre con dei segnali tra loro contraddittori per quanto riguarda il nostro paese. L'economia è finalmente in ripresa, dopo anni di sostanziale stagnazione, ma l'Italia è tra i paesi della vecchia Europa quello che registra, anche in prospettiva, un ritmo di crescita tra i più lenti. Se altrove si fa di meglio, possiamo essere dunque soddisfatti solo a metà. E dobbiamo essere più consapevoli che, dietro i buoni risultati che le imprese italiane stanno ottenendo negli ultimi mesi, dovuti direi esclusivamente al buon lavoro fatto dagli imprenditori e dai loro collaboratori, c'è un male che si chiama "erosione della competitività". E' una sindrome occulta e per questo pericolosa.
Nel '93 il problema della nostra economia era l'inflazione. Oggi i dati ci dicono con chiarezza che il nostro problema è la produttività, fattore determinante per la capacità di competere del paese e del sistema delle imprese. Il recupero di produttività è l'emergenza che si deve affrontare se si vuole consolidare il cammino della crescita, aumentare l'occupazione e le opportunità per tutti. Da qui la proposta di Confindustria di un patto per la produttività tra governo, imprese e sindacati.
La politica, dal canto suo, ha chiuso il 2006 con una brutta legge finanziaria, con nuove tendenze dirigistiche in campo economico e senza provvedimenti "di prospettiva"; tuttavia si affaccia al 2007 con rinnovata intenzione di fare le riforme attese da tempo. Molto dipenderà dalla capacità del governo di trovare il consenso all'interno della sua variegata composizione, nella quale convivono anime differenti. E altrettanto dipenderà dalla volontà dell'opposizione di tenere o meno un atteggiamento collaborativo, anziché pregiudiziale, almeno sui grandi temi che sono sul tappeto, come quelli del risanamento della finanza pubblica e della previdenza. Quest'ultima, in particolare, deve essere orientata non solo ad evitare l'esplosione dei conti dello Stato, ma anche ad assicurare un giusto trattamento pensionistico ai lavoratori più giovani: in definitiva, a far sì che il welfare possa sopravvivere in futuro, un welfare però che sia socialmente sostenibile.
Un'altra riforma fondamentale è quella del sistema elettorale e del sistema di governo. Nella passata legislatura si è tentato di mettere mano a questa materia così delicata, ma il referendum popolare consultivo ha bocciato il progetto. Motivo in più per auspicare che si arrivi ora ad un testo di riforma condiviso da maggioranza e minoranza. Cosa che sarà molto difficile. Eppure, la vischiosità che l'azione di governo continua a registrare da decenni, nel nostro paese - ritardi e rinvii dovuti spesso all'incapacità di trovare consenso al proprio stesso interno - rendono evidente la necessità di individuare un sistema di governance più efficace.
Quest'ultimo è la pre-condizione per qualunque politica di largo respiro. Per questo, le riforme in campo economico e quelle in campo istituzionale sono entrambe essenziali. Sono il compito di ora per il nostro mondo politico. Da farsi in fretta.

01/19/2007

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