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Chimica, con il REACH competitività a rischio

Il regolamento europeo sulla registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche rischia di penalizzare l'industria chimica europea e i settori a valle.

Sveglia alle 7. Colazione, doccia, trucco per le donne o barba per gli uomini. Magari un po' di pulizie in casa prima di uscire. Poi al lavoro, in auto o coi mezzi, un salto a comprare il giornale e così via… Sono le abitudini di milioni di persone, tutti i giorni. Sono azioni scontate, spontanee, acquisite. Ma se ci si ferma a riflettere, questi gesti hanno un denominatore comune: implicano l'uso di prodotti, involucri, cosmetici, saponi, disinfettanti, sostanze gassose o solide, in sintesi di sostanze chimiche. Sostanze che fanno parte del nostro uso quotidiano senza nemmeno che ce ne accorgiamo e che, basti pensare ai pochi esempi relativi alle abitudini del primo mattino, contribuiscono decisamente al miglioramento del nostro tenore di vita.
Questo accade negli ambiti più diversi. Un dato per tutti a dare l'idea della diffusione nel nostro quotidiano: sono 100.106 le sostanze chimiche con cui conviviamo e per molte occorrono speciali precauzioni nell'utilizzo, a salvaguardia dell'uomo e del suo habitat.
Proprio per questo, da anni le industrie chimiche italiane ed europee sono impegnate in attività e programmi orientati allo sviluppo sostenibile, sia in collaborazione con l'amministrazione pubblica, sia su base volontaria e indipendente, per garantire la tutela della salute di cittadini e ambiente.
La questione è rilevante oltre che urgente, anche in relazione alla rinnovata sensibilità in materia di sicurezza ed ecologia. A rendersene conto anche le Istituzioni europee che dal 2001, con la pubblicazione del Libro Bianco sulla Chimica, hanno dato il via ad un sostanziale tentativo di rinnovamento del contesto normativo europeo in materia di sostanze chimiche. Risultato di questo sforzo è la proposta di regolamento chiamata "Registrazione, Valutazione e Autorizzazione delle sostanze chimiche", meglio nota con il suo acronimo REACH. Presentato dalla Commissione Europea lo scorso 29 ottobre 2003, il regolamento, attualmente al vaglio del Parlamento e del Consiglio con assoluta priorità, entrerà in vigore nel 2007.
Il suo scopo è la valutazione delle sostanze chimiche secondo parametri omogenei, con un'importante distinzione tra quelle cosiddette "esistenti", utilizzate cioè prima del 1981, e quelle introdotte dopo, definite "nuove". In tutto circa 30.000.
Secondo la procedura definita dal REACH, chi produce o importa sostanze chimiche in quantità superiore a 1 tonnellata all'anno, dovrà fornire all'Agenzia europea per i Chemicals, che avrà sede ad Helsinki, un dossier tecnico per ottenere una Registrazione. Inoltre, dovrà presentare una valutazione aggiuntiva sulla sicurezza. Il nuovo sistema coinvolgerà anche i formulatori e gli utilizzatori a valle di queste sostanze, che dovranno instaurare uno stretto rapporto di comunicazione con i propri fornitori e clienti per assicurare un controllo e una gestione puntuale delle sostanze chimiche.
Per quanto riguarda i costi di queste analisi, secondo Federchimica, la Federazione italiana dell'industria chimica, la spesa per un dossier di registrazione va da un minimo di 90.000 euro a un massimo di oltre 650.000. La stessa Federchimica è in prima linea per affrontare la questione dei chemicals stimando che i costi diretti per il nostro Paese saranno di circa 1,2 miliardi di euro. In modo particolare la chimica fine delle specialità, costituita per oltre il 95% di piccole e medie imprese, subirà l'85% dei costi diretti del REACH. La stima invece dei costi indiretti previsti è di 6,3 miliardi di euro. Federchimica, pur condividendo gli scopi e le finalità del Regolamento, non nasconde le sue perplessità. Per prima cosa ritiene che esso possa creare eccessivi oneri economici e burocratici, soprattutto per le piccole e medie imprese, che di fatto costituiscono il tessuto economico del nostro paese. In questo modo si viene a minacciare seriamente la competitività dell'industria chimica operante in Italia.
L'attuale architettura della Proposta poi, secondo Federchimica, non sembra di facile applicazione. Un'altra questione si riferisce ai produttori extraeuropei, regolamentati da una legislazione non uniforme a quella prevista. Inoltre, i benefici che il REACH dovrebbe garantire ai cittadini, in termini di salute, sicurezza e tutela dell'ambiente, non sono ancora del tutto chiari a fronte, invece, dei costi certi per le imprese.
Si sta pertanto operando per rendere il Regolamento meno penalizzante per le imprese chimiche italiane, pur salvaguardando il positivo impatto previsto dalle sue finalità, portando all'attenzione dei principali interlocutori, presenti nelle differenti Istituzioni Europee, le criticità emerse dalla Proposta di Regolamento. In quest'ottica, Federchimica ha presentato nelle varie Commissioni Parlamentari competenti per il REACH, oltre 420 emendamenti.
I punti fondamentali su cui orientare le decisioni del legislatore sono dunque una maggior chiarezza su quali sostanze debbano essere esentate dalla Registrazione/Valutazione o escluse dal sistema, come per esempio i biocidi, gli agrofarmaci, i materiali a contatto con alimenti e i rifiuti, sui quali sussistono ancora dei punti interrogativi. Per quanto concerne i criteri di definizione delle priorità per la Registrazione, Federchimica ritiene che essa non dovrebbe essere basata solo sulle quantità prodotte/importate ma su una valutazione del rischio che tenga conto delle proprietà intrinseche delle sostanze chimiche, degli usi e dell'esposizione. Inoltre per semplificare il sistema, la valutazione del rischio dovrebbe essere condotta non per usi specifici identificati ma introducendo il concetto delle categorie d'uso (industriale, professionale e al consumo), e delle categorie di esposizione (umana e ambientale). Tutti i dati, provenienti da test su animali vertebrati e non, necessari ai fini della Registrazione, dovrebbero inoltre essere obbligatoriamente condivisi fra Produttori/Importatori. Lo scambio dei dati avverrebbe all'interno di Consorzi creati su base volontaria.
Infine, tra gli altri punti fondamentali che dovrebbero essere chiariti nella Proposta di Regolamento andrebbero considerati la garanzia e la protezione del segreto industriale, soprattutto nel caso dei preparati non classificati pericolosi. Secondariamente, un rafforzamento del ruolo di gestione del REACH da parte dell'Agenzia Europea sui Chemicals che sia di maggior tutela, non solo per le imprese, ma per tutti gli attori della catena di approvvigionamento. Da ultimo il controllo delle sostanze contenute negli articoli di provenienza extraeuropea, in modo da non creare svantaggi competitivi con i Produttori di articoli europei.

09/23/2005

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