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C'era una volta l'Olona (e c'è ancora).

Alla ricerca dell'acqua perduta, quella "chiara, fresca e dolce" del fiume più industrializzato d'Italia, via commerciale fra nord e sud del Varesotto. Fra monumenti archeologici, gli ultimi pascoli prealpini e panorami mozzafiato.

il fiume Olona poco dopo la sorgentePer quanti abitano lungo l'asse fluviale dell'Olona, sanno di storia e geografia o si interessano di ambiente e problemi ecologici, rievocare il nome di questo storico corso d'acqua significa associarvi l'immagine di una natura violentata: insomma, schiume e vapori maleodoranti al posto di pesci guizzanti e limpide acque.
Sebbene tale situazione, determinata da secoli di sfruttamento industriale intenso, sia in parte migliorata (depuratori e cessazioni d'attività hanno fatto e fanno la loro parte), purtroppo quell'immagine rimane, nella sostanza, vicina alla realtà. Ed è per ciò che rimarrete a bocca aperta scoprendo coi vostri occhi... l'Olona com'era e com'è ancora, anche se solo per un breve tratto.
Una passeggiata alla ricerca del tempo che fu, dunque, immersi in un ambiente montano tutelato dal Parco Naturale Regionale Campo dei Fiori, alla scoperta di antichi nuclei rurali, siti archeologici, residui di pascoli e terrazzamenti coltivati: difficile incontrare tanta "varietà" in meno di tre ore di cammino adatto a chiunque possegga un minimo di allenamento, indicato a scopi didattici (per esempio per scolaresche e simili), ben segnato.
Le "avvertenze per l'uso" sono le consuete: scarponcini da trekking (ma un paio di scarpe da ginnastica "robuste" possono bastare) e borraccia d'acqua; il binocolo non sarà un peso inutile.
Esiste un servizio di autobus (Varese-Brinzio-Canonica), altrimenti si lascia l'auto alla Rasa (piccoli posteggi nei pressi della parrocchiale o negli spiazzi lungo la strada), frazione che si raggiunge lasciando Varese in direzione Sacro Monte-Brinzio: sono dieci minuti dal centro città. Quindi ci si incammina lungo la sede viaria, direzione opposta a quella da cui siete giunti, fino a raggiungere un'antica fornace in disuso (questione di poche centinaia di metri). Nel prato di fronte si nota subito un recinto in muratura e con lapide: guardate dentro e vedrete l'acqua limpidissima dell'Olona, che qui ha la sua sorgente.
Siamo ai piedi del monte Legnone (867 metri), dorsale del Campo dei Fiori, nel parco di Villa Cagnola che ai primi del Novecento fu residenza estiva del medico milanese da cui prese nome, poi colonia montana per bimbi orfani e scuola professionale sino a tutto il secondo dopoguerra: una storia lunga ed illustre conclusa miseramente, come ben si può notare dalla fatiscenza delle strutture. Speriamo che il Parco Campo dei Fiori arrivi presto all'acquisto e alla ristrutturazione, come nelle sue intenzioni.
Fa "impressione", ci si passi il termine, pensare che un fiume tanto carico di storia (lungo la sua via sono passati per millenni i traffici dalla piana milanese verso i passi alpini e viceversa) sia davanti a noi così piccolo, indifeso e, soprattutto, così pulito.
Attraversate la strada e dirigetevi fra i due cadenti edifici che videro produrre calce (vedi scheda): in pochi minuti raggiungerete un comodo sentiero che vi condurrà alla Rasa, borgo di origine romana, col 70 per cento degli edifici anteriori al 1875 (Cessato Catasto) ed alcuni precedenti al 1722 (Catasto Teresiano).

In dieci minuti sarete nella piazzetta del Noce, da dove prenderete per via Costantino Tonta il sentiero 10; appena lasciate le case, sulla sinistra si inerpica un sentiero segnato in rosso: a questo punto le gambe dovrebbe essere calde al punto giusto per iniziare mezzora, o poco meno, di salita impegnativa che vi porterà da 540 a 718 metri di Pian Waldès, bel "prato magro" che rappresenta un residuo di pascolo non ancora riconquistato dal bosco, bel punto panoramico su Sacro Monte, pianura, catena alpina. Ad attendervi da oltre ottant'anni sono sei postazioni per obici della prima guerra mondiale, ma anche...due splendide panchine. Appena sotto il crinale opposto rispetto a quello che avete risalito, c'è una strada in terra battuta (sentiero 14): percorrendola in discesa, ecco in pochi minuti l'Alpe Ravetta (metri 618, produzione formaggi) quindi Bregazzana, frazione di Varese, costeggiando dapprima l'azienda agricola I Mirti (vedi scheda), quindi la chiesetta.

Attraversate il centro storico e raggiungete la strada asfaltata, che manterrete per circa un chilometro costeggiando l'Olona sino alla Cascina Radaelli, dov'è un ponticello sopra il fiume. Imboccate via Molinetto (il gruppo di case sulla destra ospitava nel Sette-Ottocento uno o più mulini) fino a lasciarla, dopo una dozzina di minuti, seguendo l'indicazione Rasa; in breve (sentiero in leggera ascesa, ben tenuto) sarete dapprima alla Cascina Garibaldi (pare vi dimorò per una notte l'Eroe prima di cacciare gli austriaci dalla città, il 26 maggio 1857), quindi alla Cascina Montallegro e di nuovo alla Rasa, dove il consiglio è di sbirciare fra stradine in sasso e rustici cortili: le sorprese non mancheranno, ad iniziare dalla chiesa di San Gottardo (XV secolo) e dal lavatoio coperto.



05/08/2000

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