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Congressuale e culturale, un turismo di qualità

Il ricco patrimonio d’arte della provincia di Varese non è fatto per un turismo mordi e fuggi. Per questo, insistere sul turismo congressuale sembra il modo migliore per sviluppare anche un turismo culturale di qualità.

Malpensa può essere una porta d’ingresso per la terra dei laghi, ma per chi arriva all’hub della Brughiera e vi transita per qualche ora soltanto - in perfetto stile giapponese - la tentazione sarà piuttosto quella di andare a rimirare le guglie del Duomo o di far visita al Castello Sforzesco. Eppure il Varesotto non manca di gioielli artistici che mal si addicono però al turista "mordi e fuggi" che vuole portare a casa foto-trofeo di luoghi ben conosciuti. Il verde delle colline e l’azzurro dei laghi più si addicono, invece, a chi vuole coniugare visite artistiche e relax. Inoltre, se è vero che non mancano occasioni targate Varese che siano a portata di mano in termini chilometrici a partire dallo scalo della Brughiera, a mettersi di traverso ci sono come sempre i collegamenti. Basti valutare, in maniera spannometrica, la distanza tra lo scalo e Milano e quella tra lo stesso e l'Eremo di Santa Caterina del Sasso, a Leggiuno. L'occhio ci dice che il secondo itinerario non è, in linea d'aria, molto differente dal primo: ma certo non esistono - e non avrebbero senso di esistere - collegamenti diretti, come accade per la metropoli meneghina. E comunque, se si vuole restare in un raggio di azione ancora minore, le occasioni di visita non mancano neppure nella vicinissima Gallarate, sede della civica galleria d'arte moderna, ma anche impreziosita dai segni lasciati dalla sua fondazione di epoca romano - celtica e che è stata capoluogo della parte sud del contado del Seprio. Tra i monumenti da non perdere la chiesa di San Pietro, risalente all'ottavo secolo, vero capolavoro romanico dei maestri Campionesi. E, oltre ad essa, merita una visita anche quella quattrocentesca di Santa Maria Assunta, che conserva un affresco del Morazzone e uno del Crespi.
Una visita la merita anche Busto Arsizio, città molto più nota per essere centro industriale e commerciale di primaria importanza che ha però origini storiche profonde e con un impianto cittadino ottocentesco che valorizza palazzi storici e ville in stile liberty (Palazzo Marliani - Cicogna, Palazzo Comunale, Villa Ottolini - Tovaglieri, Villa Leone) e dove sono custodite opere di arte sacra e dipinti di Procaccini, Crespi e Ferrari. Tra le tante chiese è degna di nota Santa Maria in Piazza, con un bellissimo tiburio e affreschi di Bernardino Luini.
E senza spostarsi troppo si fa tappa anche a Somma Lombardo, centro noto per il suo castello visconteo, uno dei più grandi edifici storici dell'Italia settentrionale che risale al dodicesimo secolo e, sebbene sia stato modificato e ingrandito nei secoli successivi, ha mantenuto gli arredi originali e la più numerosa collezione esistente di piatti da barba, oltre alla collezione composta da 150 pezzi fittili e da numerosi bronzi. E poi che dire dalla città capoluogo, Varese, dove una visita è atto dovuto almeno per percorrere a piedi la via sacra della cappelle, quel Sacro Monte che, con i suoi 400 anni di storia alle spalle, è stato inserito tra i patrimoni dell'umanità dall'Unesco. Ma qui un tour non può trascurare i sontuosi giardini pubblici con uno sguardo a Palazzo Estense e villa Recalcati.
A Saronno, poi, si resta veramente incantati di fronte al grandioso "Concerto degli angeli" che affresca l'interno del Santuario, opera di Gaudenzio Ferrari. Altri affreschi, questa volta del tardo medioevo, si trovano nella Rocca di Angera in riva al lago Maggiore. Poi ci sono i gioielli del FAI: Villa Bozzolo a Casalzuigno, villa Panza a Varese, l'ex.monastero di Torba. E, tuttora in mani private ma visitabile, Villa Cicogna a Bisuschio.
Insomma, l'elenco potrebbe continuare allontanandosi sempre più dall'epicentro aeroportuale perché i gioielli sono tanti, piccoli e soprattutto disseminata sul territorio. Che dire ancora, infatti di Castelseprio e delle sue rovine o del fascino di Castiglione Olona con il suo complesso della Collegiata?
In altre parole la logica vocazione, per le bellezze artistiche della nostra terra, non è quella del frenetico turismo milanese: meglio gli si addice invece una ricetta strutturata, che riesca a portare i visitatori sul territorio per qualche giorno dando loro la possibilità di assaggiare un'offerta artistica e culturale di tutto rispetto, sia per la quantità che per la qualità.
Ed è anche questo il senso che ha il Convention Bureau, la cabina di regia che da qualche anno è nata per volere di Camera di Commercio e Provincia di Varese e che conta sull'adesione di oltre 60 imprese che sul territorio offrono servizi e strutture per congressi e che, sotto il marchio "Varese land of tourism" sta portando avanti la promozione di tutte queste ricchezze artistico culturali accanto a quelle paesaggistiche e naturali. Il tutto attraverso un meticoloso lavoro di costruzione di itinerari turistici che ruotano tra l'altro attorno a riferimenti di tipo culturale. L'obiettivo? Se si riesce a portare i convegnisti tra le Prealpi per qualche giorno, sarà per loro più facile poter ammirare i tanti piccoli tesori. Solo in fatto di musei, ad esempio, tra naturalistici, artistici e specializzati si contano ben 46 strutture presenti nel Varesotto, penalizzate dalle piccole dimensioni e dalla scarsità di risorse di ciascuna, ma che potrebbero trovare il modo di organizzarsi a rete per ottimizzare gli sforzi puntando su obiettivi comuni e condivisibili. Tra di esse sono diversi, ad esempio, i siti che ospitano collezioni permanenti d'arte a cui si aggiunge la programmazione di mostre ad hoc e particolarmente ricca è la categoria di musei d'arte moderna e contemporanea: dalla civica galleria d'arte moderna a di Gallarate, alla collezione di villa Panza a Varese fino al museo Parisi Valle sorto a cavallo del torrente Giona a Maccagno sopra Luino. E poi notevole e varia è l'offerta di collezioni "di nicchia" come la raccolta di bambole della Rocca Borromeo di Angera o quella di mezzi di trasporto di Ranco o ancora il museo della pipa a Gavirate e quello di Besano, piccolo per dimensioni ma che raccoglie i resti fossili di uno dei più grandi giacimenti d'Europa il cui studio sistematico è appena agli inizi.
Una così vasta e varia offerta non lascia dubbi: la storia e gli uomini hanno regalato tante indiscutibili eredità al Varesotto, tanti piccoli tesori per scoprire i quali basta potersi rilassare qualche giorno. Il turismo mordi e fuggi, insomma, non abita nel Varesotto.

Nuova veste per "lombardia nord ovest"

Il rilancio del Varesotto passa anche dalla carta. Ovviamente si parla di quella stampata e patinata: è questa l'idea che sta dietro al restyling di Lombardia Nord-Ovest, storica rivista edita oramai da diversi anni dalla Camera di Commercio di Varese e che è stata recentemente sottoposta ad un deciso rinnovamento. Oltre alla rivisitazione grafica, curata da Paolo Zanzi, la rivista ha cambiato anche la periodicità (passando da quadrimestrale a semestrale), il formato ed anche la tiratura, aumentando di molto la diffusione. Il risultato finale è una rivista decisamente curata nella quale trovano spazio contributi differenti, ma tutti ruotanti di volta in volta attorno a un tema "guida". Per il primo numero il filo rosso di tutti gli scritti è stato ad esempio quello del connubio tra il Varesotto e la cultura, esaminata sotto diverse angolazioni. Non poteva mancare - visto il tema trattato - un contributo del Cermec (Centro di ricerche sul Management e l'Economia della cultura dell'Università Cattaneo di Castellanza) focalizzato sull'opportunità degli investimenti in cultura per il Varesotto. Si tratta di una sintesi efficace dei possibili livelli di intervento, ma anche dei passi fatti (ad esempio a Gallarate, ma anche a Tradate e Busto) e in ultima analisi degli effetti attesi. Come si legge nelle conclusioni, infatti: "la cultura è in grado di produrre importanti e non sostituibili effetti sulla società, sia nella promozione e nella diffusione di valori e di conoscenze, sia nell'impatto economico che i processi di valorizzazione possono portare sul territorio".

11/24/2006

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