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Una riforma per sostenere la governabilità…

Dopo l'ultima crisi di governo dello scorso 21 febbraio, il centrosinistra chiede un accordo bipartisan per una nuova legge elettorale, all'opposizione invece si parla di "falso problema”. Varesefocus cerca di fare il punto della situazione grazie al confronto con i sistemi elettorali dei maggiori paesi Europei e con gli Stati Uniti.

La riforma elettorale si è imposta come priorità nell'agenda politica italiana dopo la recente crisi che ha portato alla ribalta la questione della governabilità. Da più parti si sostiene la necessità di modificare l'attuale sistema elettorale, in vigore dal 2005, quando fu approvato dalla CdL con i soli voti della maggioranza. Il governo in carica punta a un accordo bipartisan affidando al Parlamento il compito di redigere il testo della nuova legge elettorale: le consultazioni sono in corso, mentre l'ombra del Referendum incombe se non si dovesse arrivare a un accordo nel giro di breve tempo.

L'ORIENTAMENTO DEL GOVERNO
"Uno dei nodi principali è la legge elettorale e per questo consideriamo nostro dovere mettere mano a una sua pronta riforma”, così ha affermato il premier Romano Prodi il 6 marzo nel suo intervento al Senato per chiedere la fiducia. "La legge elettorale è un'assoluta priorità, ma serve un'ampia convergenza per riformarla”, ha proseguito, aggiungendo che "toccherà al Parlamento stabilire le forme anche organizzative su come discuterne”. Il presidente del Consiglio ha poi ricordato che quello della riforma elettorale "è un compito che trascende l'orizzonte, forzatamente di parte, della maggioranza e del governo e che coinvolge la scrittura di regole fondamentali su cui l'intero sistema politico deve potersi riconoscere”.
In questo senso il premier e il ministro per le Riforme Vannino Chiti si stanno quindi muovendo, cercando il dialogo con l'opposizione e proseguendo i colloqui con le varie forze politiche sulle riforme costituzionali e sulla legge elettorale, dopo aver discusso con i presidenti delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato Luciano Violante ed Enzo Bianco. "Se c'è un accordo alto, è chiaro che ci saranno gli elementi per sospendere il referendum”, ha sottolineato Prodi. Parole giudicate "ragionevoli” dal presidente della Camera Fausto Bertinotti, secondo il quale "il Parlamento è la sede vocata per fare la legge elettorale e per farla con il massimo di consenso”.
Riguardo il tipo di sistema elettorale Romano Prodi ha precisato la sua posizione: "Per un paese civile andava bene la legge precedente senza la parte proporzionale. Adesso, comunque, mi sembra impossibile tornare a quella perchè non ci sono orientamenti in tal senso”, aprendo così la strada a nuove e diverse possibilità. Da parte sua Bertinotti ha espresso una chiara preferenza per il modello tedesco. "Il governo - ha spiegato il portavoce di Palazzo Chigi Silvio Sircana - non fa la legge elettorale ma offre un pungolo e uno stimolo alle Camere”. La cosa importante secondo il segretario dei Ds Piero Fassino è fare "una legge elettorale che possa durare per 10-20-30 anni e che sia sganciata dalla convenienza di questo o quel partito per i prossimi tre mesi. Se ragioniamo così - ha sottolineato Fassino - sarà possibile arrivare a un accordo civile e ragionevole”.

L'OPPOSIZIONE
Diverse le posizioni dei vari leader del centrodestra di fronte alla prospettiva della riforma elettorale. Se da una parte c'è chi, come l'Udc e la Lega, hanno lasciato intravedere delle aperture, dall'altra c'è chi invece ha osteggiato fin dall'inizio la sua proposta. Tra questi Silvio Berlusconi che dopo aver definito la riforma "un falso problema” e aver detto che "si potrebbe andare benissimo a votare anche con l'attuale sistema” ha poi fatto un passo indietro sostenendo che "l'unica modifica che potrebbe essere apportata come miglioramento all'attuale legge sarebbe quella di cambiare il premio di maggioranza e portarlo da un'attribuzione regione per regione a un'attribuzione nazionale alla coalizione che ha ottenuto più voti”. Il leader di Forza Italia ha poi bocciato sia il sistema elettorale di tipo tedesco - quello preferito dall'Udc di Pierferdinando Casini - che quello francese: secondo il Cavaliere il primo "significherebbe abbattere il bipolarismo” e il secondo "non è assolutamente adatto perchè molti elettori quando sono andati a votare una volta ritengono di avere esaurito il proprio dovere e non si presenterebbero al secondo turno”. Berlusconi ha però espresso la necessità di "mettere lo sbarramento al 5 per cento”.
Il leader di An Gianfranco Fini non vuole "ritorni al passato: la strada maestra - ha precisato - è il bipolarismo”. Dopo l'incontro con Prodi i capigruppo di An La Russa e Matteoli hanno ribadito la propria idea: "Rafforzamento del bipolarismo, indicazione prima del voto del premier, coalizione che dovrà sostenerlo e programma”.

SISTEMI ELETTORALI A CONFRONTO
Tra le leggi elettorali dei paesi occidentali è il modello tedesco quello che più spesso è stato oggetto di dibattito in quest'ultimo periodo, preso a modello cui ispirarsi da alcuni e osteggiato invece da altri. Tuttavia, al di là delle diverse posizioni, quello che si ritiene più probabile è la correzione di alcuni elementi dell'attuale sistema italiano su ispirazione dei modelli europei, ma non la totale adesione all'uno o all'altro.
GERMANIA: proporzionale misto
Il parlamento tedesco, il Bundestag, è formato da 598 componenti eletti per metà con il sistema maggioritario a turno singolo con collegi uninominali e per metà con il sistema proporzionale con collegio unico nazionale. L'elettore ha due voti a disposizione: il primo per un partito e il secondo per un candidato di un altro partito. Così come il voto per il partito determina (in modo proporzionale) il numero dei seggi ad esso assegnati in parlamento, l'altro voto è invece per un candidato del suo collegio elettorale: viene eletto (a maggioranza semplice) chi ha ottenuto il maggior numero di voti. Per la componente proporzionale esiste una soglia di sbarramento del 5%, mentre per la componente maggioritaria un candidato che ha ottenuto la maggioranza semplice entra comunque in parlamento, anche se il suo partito non ha superato la soglia del 5% a livello nazionale. La soglia di sbarramento del 5% non è applicata nel caso in cui un partito abbia almeno tre candidati eletti direttamente nel voto maggioritario.
SPAGNA: proporzionale con sbarramento
Il Congreso si compone di 350 membri eletti a suffragio universale diretto sulla base di un sistema proporzionale a livello circoscrizionale: vi sono 52 circoscrizioni, corrispondenti alle province, ciascuna con un numero fisso di seggi pari a due, tranne alcune minori che ne hanno solo uno, mentre gli altri seggi sono attribuiti in ragione della popolazione. I seggi vengono attribuiti a livello provinciale proporzionalmente ai voti conseguiti da liste bloccate di candidati (senza voto di preferenza), con un sistema di ripartizione dei seggi della circoscrizione basato sul metodo d'Hondt, che paragonato ad altri metodi di ripartizione proporzionale favorisce i grandi partiti, in particolare il più votato, a discapito dei piccoli, riducendo la frammentazione politica. Esiste una soglia di sbarramento del 3% che di fatto è, nella maggior parte delle circoscrizioni, virtuale ed è utilizzata solo nelle grandi circoscrizioni. Il ridotto numero di seggi assegnati da una circoscrizione fa sì che, per circa un terzo di queste, abbiano possibilità di conseguire una rappresentanza parlamentare soltanto le liste che ottengano intorno al 20-30% dei voti espressi nella circoscrizione, per altri due quinti delle circoscrizioni la soglia elettorale per l'accesso al Congreso di fatto oscilla fra il 10 ed il 20% dei voti espressi nello stesso ambito territoriale.
FRANCIA: maggioritario a doppio turno
Si tratta di un sistema maggioritario puro con nessuno spazio lasciato alla proporzionalità, basato sul doppio turno in collegi uninominali. I 577 membri dell'Assemblea nazionale sono eletti in altrettante circoscrizioni territoriali. Al primo turno viene eletto il candidato che ha riportato la maggioranza assoluta dei voti a condizione che i voti validi rappresentino almeno un quarto degli elettori iscritti nella circoscrizione elettorale. Al secondo turno partecipano i candidati che hanno ottenuto un numero di voti validi pari o superiore al 12,5% dei voti validi della circoscrizione. Se un solo candidato ha raggiunto il quorum per accedere al secondo turno, al ballottaggio accede il secondo più votato, anche se non ha superato il 12,5% dei voti. Per vincere al ballottaggio è sufficiente la maggioranza semplice dei voti.
GRAN BRETAGNA: maggioritario puro a turno unico
La Camera dei Comuni è formata da 659 membri eletti per un mandato quinquennale a suffragio universale diretto a turno unico dai cittadini britannici in altrettanti collegi elettorali. Nei singoli collegi viene eletto il candidato che ha avuto il maggior numero di voti.
Le coalizioni esprimono in anticipo il nome del leader politico destinato, in caso di vittoria, a guidare il governo.
USA: maggioritario a maggioranza semplice o plurality
Il sistema elettorale americano è indiretto: non sono i cittadini a eleggere direttamente il presidente, ma 538 cosiddetti "grandi elettori”. I cittadini sulla scheda esprimono la preferenza per un candidato presidente, ma in realtà eleggono una lista di "grandi elettori” associati con lui. E' il singolo stato che conta: i voti dei cittadini si contano stato per stato, non a livello nazionale. Colui che vince in uno stato si prende tutti i "grandi elettori” in palio in quello stato, chi riesce a far eleggere almeno 270 grandi elettori finisce alla Casa Bianca. Si tratta di un sistema elettorale tutto fondato sui collegi uninominali, dall'ultima carica locale fino al presidente, che porta alla polarizzazione su due candidati e quindi al bipartitismo.

04/06/2007

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