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L'arte aiuta a vivere meglio

Promuovere l'arte, soprattutto quella del territorio, e accogliere al meglio: la strategia di Camelot, un progetto di assistenza innovativo che fa del gusto per il bello il suo punto di forza.

Ad accogliere il visitatore all'ingresso di Camelot sono "L'occhio di Pin" e "Un cubo di cielo", opere dell'artista Claudio Calzavacca. E lavori di altri colleghi del mondo dell'arte sono presenti, per tutta la struttura, nella residenza sanitaria assistita del Comune di Gallarate, nata nel 1999 in località Ronchi: dietro le vetrine, o alle pareti, sono riconoscibili le firme di Eva Hodinova e Giorgio Robustelli, Anny Ferrario, Francesco Buda, Fernanda Fedi e tanti altri. Alcune opere sono di autori che hanno esposto qui, nello spazio-arte denominato "Laboratorio di Merlino", nel corso di ottime mostre: tra le più recenti anche una collettiva di una ventina di artisti della ceramica, tenutasi lo scorso novembre. Qualche nome, accanto ai già citati: Anna Bernasconi e Renato Bonari, Piero Cicoli e Carlo Fayer, Ambrogio e Giancarlo Pozzi, Franco Pusceddu, Antonio e Oreste Quattrini, Angela e Albino Reggiori, Emilia Sala, gli elvetici Mattia Galli e Michela Torricelli.
E, per il prossimo autunno, s'annuncia un'importante rassegna dedicata a un noto artista del territorio. L'obiettivo raggiunto dalle mostre, in una concatenazione di eventi culturali di sicuro interesse, è doppio; si porta qui il segno dell'arte e del bello, offrendo uno spazio in più agli artisti, e si crea contemporaneamente uno stimolo e un contatto tra i 140 residenti anziani di Camelot e la gente del territorio. Così la cultura dell'assitenza - cosa ben diversa dalla beneficenza come tiene a sottolineare il direttore Giancarlo Durante - ritrova nella cultura tout court uno dei suoi momenti più qualificanti e necessari. Non è un caso insomma che l'arte, con i suoi capricci di forme e cromatismi, insegua il visitatore e il residente per l'intera, coloratissima struttura dei Ronchi, in un' alternanza lieta che incuriosisce e può aiutare ad attenuare le quotidiane difficoltà.
Certo neppure Camelot può fare il miracolo di ridare casa, famiglia, affetti a chi non può più goderne con l'intensità di un tempo. Ma non c'è tale presunzione. La vera, onesta presunzione è quella di accogliere al meglio quanti decidono di entrare qui. Non ospiti, ma clienti, come in un grande albergo. Con il comfort di un quattro stelle, e in più l'assistenza di una clinica privata dotata di ottime apparecchiature mediche. L' equivoco, a ben rifletterci, non è di definire l'anziano un cliente, ma di ritenerlo un ospite. Camelot, e il direttore Giancarlo Durante rovesciano gli schemi e inquadrano la realtà con professionalità. Non si deve pensare di fare beneficenza, qui si fa assistenza con competenza, con criteri manageriali. L'idea appare rivoluzionaria, e lo è, ma è un'idea fatta sostanza. Si tratta, insomma, di un progetto di assitenza "perseguito in modo ossessivo, minuzioso", che offre un servizio altissimo, e comporta sempre la centralità del cliente rispetto alla gestione dei servizi. A Camelot possono mostrarti orgogliosi la tavola imbandita di tutto punto, camere spaziose, luminose e perfettamente attrezzate, biancheria perfetta nei letti. I menù comportano piatti curati e sovente raffinati. Gli orari della prima e seconda colazione, come della cena, sono dilatati, alla stregua di quanto fa un albergo, su di una fascia oraria di due ore, che consente di scegliere il momento desiderato o più propizio.
E sono "sostanza" anche il laboratorio di analisi per le urgenze, il defibrillatore e le apparecchiature per la rianimazione, per ecografie e radiografie in loco, la guardia medica interna sempre presente, i letti monitorati per tenere sotto controllo clinico continuo le situazioni più gravi.
Ma eravamo partiti dall'arte. La cultura e il bello sono per Camelot un'idea di fondo, vivere nel bello, dicono qui, aiuta a vivere meglio e la presenza dell'arte non è ostentazione snobistica, ma segno di sensibilità umana e culturale. E' anche e soprattutto la chiave che apre agli altri le porte di un mondo che non vuol essere un'isola appagata in se stessa, piuttosto si fa realtà pulsante, protesa all'esterno, desiderosa di contatti e scambi continui con il suo territorio, territorio non per niente d'un fare artistico che pesca nella tradizione di un raffinatissimo artigianato. Grazie all'Associazione culturale "I cavalieri della tavola rotonda" si programmano in continuazione mostre d'arte, concerti, incontri culturali ed eventi destinati ad aprirsi, oltre che ai residenti, a quanti desiderino entrare in contatto con la realtà di Camelot. Così la nuovissima struttura dei Ronchi, da centro di assistenza di qualità, si fa milieu propositivo culturale del territorio, luogo di socializzazione che consente di mantenere vivo il contatto da e con l'esterno.

02/19/2004

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