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Treccani e il movimento di Corrente

In mostra a Busto Arsizio, l'opera di Treccani nelle sue diverse stagioni artistiche. Un omaggio anche a quanti, attorno alla rivista Corrente, attraversarono il difficile, ma entusiasmante momento dell'arte immediatamente prima del secondo conflitto mondiale.

Bambino e barchetta, 1996 acrilico su tela, 120 x 80 cm"Dobbiamo parlare agli uomini le parole della vita". Così si esprimeva Treccani in un suo scritto. E Cesare Pavese a lui, nel 1949: "Ho visto i tuoi quadri, così teneri d'ansie; io non so dipingere le cose se non con avare parole". Non mentiva Pavese, davvero quelle parole gli parevano strumenti inadeguati alla vita, almeno alla sua. Tanto che, appena l'anno seguente, ne siglò la fine con gesto estremo. Ma l'incontro tra l'arte dell'uno e dell'altro portò alla nascita di un importante lavoro di Treccani, ispirato da La luna e i falò, per la Casa del popolo di Canelli - divenuto per l'artista milanese uno dei luoghi dell'anima - e rappresentò la vibrante tappa in un parallelo cammino d'arte e di vita diviso per Treccani tra parola e segno.
Il rimando tra disegno e letteratura è del resto sempre presente nella sua opera. Amico di artisti e letterati - come Vittorini e Sereni - fu a sua volta scrittore e poeta, orgoglioso di dichiararsi rondine nel cielo della sua tela, filo d'erba nel suo giardino d'artista.
Di questa dualità d'espressione, di questo per lui irrinunciabile, conflittuale e insieme complementare bisogno - quasi un Tonio Kröger combattuto tra radici di passione e ragione - rende conto anche la bella antologica realizzata dalla Fondazione Bandera di Busto Arsizio e curata da Marina Pizziolo, direttrice del Museo Treccani e degli Archivi di Corrente, presso la Fondazione Corrente di Milano.
La rassegna, comprendente più di 100 opere dell'artista nato a Milano nel 1920, tocca i diversi momenti dell'arte di Treccani, a partire dal 1940, svelando gli inizi segnati dalle lezioni dei grandi maestri, per arrivare ai primi soggetti del realismo, quindi al ciclo delle "Siepi" degli anni Sessanta e ai calligrafici ritratti del decennio successivo. L'approdo è all'oggi, con l'intenso acrilico "Crocifissione di fuoco" (2000) e "La canzone del vecchio marinaio", ciclo ispirato dagli scritti di S. T. Coleridge e proposto nelle mostre dossier allestite dal 2000 nelle sale del museo Treccani.
Divisa in tre sezioni, la mostra bustese è omaggio a Treccani, ma anche agli artisti che attorno alla rivista Corrente - da lui fondata nel 1938 a soli diciotto anni e soppressa dal duce nel 1945 - attraversarono il difficile, eppure entusiasmante momento dell'arte immediatamente prima del secondo conflitto mondiale. La seconda sezione, comprendente 80 opere dal 1938 al 1945, è interamente dedicata a loro; l'emozionante viaggio offre l'incontro con l'arte malinconica e raffinata di Arnaldo Badodi - ed è quasi un presagio la bella opera del 1941 "Il cappotto grigio", vuoto involucro abbandonato sul letto prima di partire militare per la Russia, da cui mai più sarebbe tornato - oltre che con le opere dell'arte magistrale di Barilli, con le sculture del cittigliese Broggini, le nature e i paesaggi di Bruno Cassinari, i bronzi di Sandro Cherchi, e la sobrietà di Pietro Gauli, in contrasto con l'arte dirompente di Renato Guttuso. Ma c'è anche la "moderna" deposizione, in rame argentato di Manzù. E ci sono Migneco e Morlotti, incantati dalla lezione di Van Gogh e Cézanne, accanto ai nudi in bronzo di Paganin, alle grandi tele di Aligi Sassu, opere denuncia della persecuzione fascista di cui anche Sassu fu vittima. La pittura de "Il Grande Caffè" del 1939 (un olio su tela proveniente dalla fondazione Sassu di Lugano) fu interrotta dall'arresto e da una detenzione che non riuscì tuttavia a fargli deporre i pennelli.
Italo Valenti, l'autore dell'"Isola dei cani" (1938) e Emilio Vedova, con 4 opere provenienti dall'omonima fondazione veneziana, sono a loro volta compresi in questo appagante itinerario d'arte e cultura.
La terza e ultima sezione della mostra, ospitata a Palazzo Cicogna, completa la rassegna con una interessante ricostruzione delle vicende biografiche di Treccani - della sua vita sociale e d'artista - basata sulle preziose istantanee di Toni Nicolini e un'ampia scelta di documenti originali provenienti da numerosi archivi pubblici e privati. Dagli archivi di Corrente, di Piero Gauli e di Salvatore Quasimodo e del Fondo Vittorio Sereni del Comune di Luino in particolare esce una preziosissima testimonianza di tutti quegli intensi e duraturi legami tra artisti e letterati sviluppatisi attorno a Corrente e al suo fondatore.
Per tornare alla prima sezione, all'antologica di Treccani, che già da sola potrebbe definirsi il racconto di sessanta anni dell'arte (e della cultura) italiana - "per rare coincidenze di storia e di cultura la voce del singolo ha la pienezza del coro" ha notato lo stesso artista - vi risulta evidente il senso di una ricerca condotta nella fertile dualità tra parola e segno, tra impegno morale e vocazione d'arte. E basta confrontare l'"Abeurvilliers" del 1948, un olio su tela dalle tonalità bigie, con il leggiadro acrilico dall'omonimo titolo e analogo soggetto del 1988, per cogliere il senso di un cammino che approda a una visione "leggera", poetica, ormai ben lontana dalla preoccupazione di dover dimostrare qualcosa, sciolta dai vincoli del realismo e votata all'effusione di un poetico sentimento del reale. L'Abeurvilliers del 1988 è il disegno di un bambino felice, seppur consapevole. Stessa felicità e levità di tratto, contenuti e colori, connota gli ultimi due decenni dell'arte di Treccani:
i suoi soggetti - soggetti da affabulatore - sono violini, uccelli, conigli che sembrano usciti dai libri di Perrault, siepi, giardini, fiori - e musiche, sopra tutte le sinfonie di Ciaikovskij. Ma sono, quei soggetti, gli oggetti della sua attuale vita.
La vita di Treccani, in quel 1988 - ma anche prima di allora - ha già ottenuto e dimostrato molto di quello che sappiamo ancor oggi di lui: la coerenza dell'uomo, l'impegno dell'intellettuale, la sua onestà d'artista. E soprattutto la voglia di fare dell'arte "l'aquilone levato a scudo dell'essere, contro l'acciaio dell'avere". La prima lotta era stata contro se stesso, contro le proprie radici aristocratiche e un destino da benestante già definito dalla nascita. Quel rifiuto di giovanissimo neolaureato ingegnere a percorrere una strada che non sente come sua, forte e chiaro, limpidamente gridato al padre in una coraggiosa lettera, gli fa fede. E l'importante genitore, il conte Giovanni Treccani degli Alfieri, fondatore dell'omonimo Istituto enciclopedico, capirà. Da lì in poi Ernesto non smetterà di proclamare il suo amore per l'arte - che ha scelto - e per la verità: contro il nazifascismo, contro l'invasione sovietica dell'Ungheria nel 1956, contro la violenza tout-court. Sia il dramma del Vietnam, sia la strage di Piazza Fontana, per la quale dipinge "Un popolo di volti", opera ispiratagli dai funerali delle vittime. Sia la doppia violenza della guerra verso l'uomo e verso l'ambiente. Ha questo senso la scultura in maiolica dedicata nel 1991 al gabbiano imprigionato nel petrolio, simbolo tragico della Guerra del Golfo.
"Tutta la sua vicenda - scrive Marina Pizziolo in catalogo - va letta sotto il segno di un imperativo morale: vivere nel tempo, in dialettica con le contraddizioni, le paure e le speranze di un'epoca che ha conosciuto grandi travagli. Dalla cogente politica culturale della dittatura agli ardori dell'epica resistenziale, dalla crisi dell'utopia comunista alla nebbia morale della chiusura del secolo, dal profilarsi del dramma ecologico alla minaccia dell'ipotesi globale. Queste tematiche si riverberano, in puntuale successione, nei moventi delle diverse stagioni artistiche di Treccani. Dalla prima stagione, dominata dalla necessità della messa a punto di un elementare alfabeto del reale, alla breve esplorazione linguistica neocubista. Dalla stagione di un appassionato impegno realista a quella di uno struggente lirismo della natura. Fino all'attuale esperienza pittorica, definita dall'artista stesso, 'gestuale ma con un assunto di memoria'."

Ernesto Treccani
e il movimento di Corrente
Fino al 29 febbraio
Fondazione Bandera per l'Arte
Via Andrea Costa, 29 Busto Arsizio - tel. 0331 322311
Sezione documentaria
Palazzo Cicogna, Piazza Vittorio Emanuele II, 2
Da martedì a domenica 10.00-12.30; 15.30-19.00. chiuso lunedì e dal 23 dicembre al 2 gennaio

11/20/2003

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