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A Varese una trasformazione urbanistica

Varese offre, a proposito del grande tema relativo agli interventi razionalisti nelle città italiane, parecchi spunti per analizzare il fenomeno proprio secondo un taglio locale.
Gli interventi urbanistici attivati a Varese coincisero con la sua trasformazione in capoluogo di provincia nel 1926; fu a partire da quel momento che i lavori si intensificarono, conferendo alla città una veste nuova, sebbene a scapito della conservazione di aree dall'importante valore storico ed estetico.
Emblematica, a proposito, è la vicenda relativa al concorso per la sistemazione di Piazza Monte Grappa attivato dal regime con la giustificazione di ristrutturare la rete viaria per motivi di traffico. Il mutamento, infatti, dell'area centrale della città fu strettamente legato alla necessità di mettere in maggiore comunicazione la nuova autostrada, inaugurata nel 1924, con la zona nord del territorio varesino dove vi erano tutte le direttrici verso le località di villeggiatura. I progetti proposti furono diversi a partire da quello dell'ingegner Alberto Alliaud, che previde una serie di allargamenti delle vie principali e di allacciamenti delle castellanze con la città mediante la costruzione di nuove vie. Il progetto di Alliaud venne attivato solo in parte e poi sostituito da un nuovo piano regolatore pensato dallo studio dell'architetto romano Vittorio Ballio Morpurgo che, nel 1929, propose, accanto ad altri interventi relativi all'ampliamento del sistema viario, la demolizione di parte di Piazza Monte Grappa, tracciando la nuova pianta della piazza. Fu a partire soprattutto dall'inizio degli anni Trenta che si cominciò a pensare alla costruzione di nuovi fabbricati fronteggianti la piazza; il podestà bandì, nel 1933, un concorso pubblico nazionale in modo tale da poter scegliere tra una vasta gamma di proposte il progetto più adatto ad una sistemazione adeguata di quello che avrebbe dovuto essere il "salotto" moderno di Varese.
Il bando di concorso richiedeva in modo esplicito l'adesione da parte dell'architetto progettista al gusto e alla tradizione italiana, senza trascurare l'utilizzo di materiali legati alla cultura locale.
L'anno successivo venne scelto il progetto dell'architetto romano Mario Loreti, che conferì alla piazza un'evidente monumentalità ottenuta mediante la realizzazione di strutture imponenti per le loro masse architettoniche. Gli edifici costruiti in tale occasione furono il Palazzo delle corporazioni fasciste, il Palazzo Castiglioni, le sedi dell'INPS e della R.A.S. e la Torre Littoria.
Si tratta di edifici di qualità non elevata, in quanto ancora molto legati alla tradizione dominante e privi di un qualsivoglia tentativo di innovazione architettonica; nei progetti dei palazzi in questione sembra prevalere la scelta di un classicismo più attento a cercare la monumentalità e una certa retorica che non il razionalismo, sebbene non manchino alcuni spunti interessanti come la sede della R.A.S. che presenta, nella soluzione sopra il porticato, un disegno più in sintonia con lo stile moderno.
Anche la Torre Littoria, con il suo slancio verso l'alto, accresce il senso spaziale all'interno della piazza, puntando a interrompere la monotonia dei ritmi orizzontali con un accentuato senso di verticalismo.
Il centro di Varese, a prescindere da Piazza Monte Grappa, dove il comune ha rifatto l'arredo urbano per riportarla ad una configurazione più vicina all'origine, è ricco di esempi di edifici in stile razionalista sposati ad un'arte di regime tra cui, opera dell'architetto Angelo Mazzoni, il Palazzo delle Poste e dei Telegrafi che, edificato nel 1933, propone un compromesso stilistico tra l'accentuato monumentalismo della facciata, determinato dalle gigantesche semicolonne sulle quali svettano sculture in bronzo, e la maggiore modernità delle parti restanti non in vista che evidenziano un linguaggio, al contrario, più sobrio ed antiretorico. Altro importante esempio di architettura razionalista è l'odierno Palazzo della Questura, nato nel 1932-33 come Palazzo Littorio, sempre su progetto di Mario Loreti; interessante è la soluzione d'angolo che permette di creare una doppia prospettiva attraverso lo sviluppo in verticale del corpo centrale costituito dall'alta torre con orologio e da un altro corpo semicilindrico con ampi finestroni verticali. La struttura presenta, inoltre, una varietà cromatica ottenuta mediante l'uso di diversi materiali come mattone, pietra, intonaco e travertino; particolarmente valido è l'ampio salone interno a forma ellittica per le riunioni. E' davvero impossibile elencare e tanto meno descrivere i molti altri esempi, ma è giusto ricordare alcuni edifici che sono davanti agli occhi di tutti i varesini come il Palazzo di Giustizia, progettato nel 1928 dall'architetto Morpurgo e recentemente modificato dai lavori di adattamento ed ampliamento, le sedi di partito quali la Casa del Fascio, la Casa del Balilla e la Casa del Mutilato divenuta in anni a noi prossimi sede del Cinema Rivoli, nonché il Mercato Coperto che venne realizzato nel 1931 ed è stato recentemente demolitoin seguito all'edificazione del Centro Commerciale "Le Corti". Innumerevoli sono poi i palazzi privati che si affacciano su molte delle vie principali di Varese e gli edifici pubblici come palestre, la Società Canottieri alla Schiranna, l'ippodromo, il macello civico, l'ospedale psichiatrico. Non manca inoltre il caso di edilizia religiosa come il monumentale complesso della Brunella dedicato a Sant'Antonio da Padova e costituito dalla chiesa con annesso convento. Gli edifici vennero progettati nel 1938 - e conclusi solamente nel 1964 - da un grande protagonista dell'architettura lombarda di quegli anni, Giovanni Muzio, che si distinse per un linguaggio caratterizzato da un perfetto connubio tra modernismo e recupero della tradizione privo, però, di quella retorica che contrassegnava, invece, il linguaggio di molti architetti dell'epoca.
A questo proposito, la chiesa della Brunella manifesta un legame con il passato soprattutto nell'impostazione del tiburio e della cupola, che si innestano su una struttura razionalista realizzata con materiali tradizionali. Merita inoltre di essere citato, a conclusione di questo percorso varesino, l'edificio scolastico "Valle Olona" che, eseguito nel 1932 su progetto di Filippo Beltrami e Giovanni Pestalozza, propone uno sviluppo longitudinale dell'edificio ripartito su due piani con una facciata estremamente moderna ed antiretorica che trova i propri valori positivi nelle soluzioni dell'ingresso, decentrato rispetto al corpo principale, accentuato da una torre con orologio inserita nel volume dell'edificio come un diaframma bidimensionale. Non va neppure dimenticato un esempio di Razionalismo legato all'architettura cimiteriale; nel 1937 l'architetto varesino Bruno Ravasi progettò una tomba per la famiglia Clerici presso il cimitero di Giubiano: l'impiego del modulo quadrato come unità di misura, la pulizia formale della superficie e l'alternanza di pieni e vuoti che ne determina una ripartizione proporzionale sono un evidente tributo al capolavoro di Terragni, ovvero la Casa del Fascio di Como eseguita esattamente cinque anni prima.

Il linguaggio razionalista, abbinato spesso alle architetture volute dal regime, ha trovato grande sviluppo in numerose località del Varesotto. Risulta naturalmente impossibile aprire una finestra di lettura di così vasta ampiezza in questo contributo. Tuttavia, è corretto eseguire almeno un veloce percorso nei due altri centri vitali della Provincia, ossia Gallarate e Busto Arsizio.

04/19/2001

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