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Un'industria in scatola

In ogni momento della giornata ci troviamo di fronte a prodotti realizzati dall'industria del packaging: un settore in costante evoluzione ed estremamente diversificato per il quale il concetto di "valore aggiunto" ha una valenza non solo economica ma anche di costume.


Chi di noi nell'acquistare un qualsiasi prodotto in commercio può affermare di non essersi mai lasciato condizionare, o meglio dire tentare, dalla sua confezione?
Una forma particolare, un materiale gradevole al tatto o addirittura profumato, un colore deciso, un'etichetta di un certo prestigio sono spesso alla base della scelta del consumatore: e se non costituiscono il criterio principale di selezione del prodotto, sono molto spesso un fattore decisivo per l'acquisto.
E questo non solo perché una confezione "studiata" è nell'immaginario collettivo garanzia di un prodotto altrettanto curato, ma anche perché nella nostra società delle molteplici informazioni e delle innumerevoli possibilità ciò che si distingue dal resto e che, magari solo per un istante, cattura l'attenzione, ha già un vantaggio rispetto alla concorrenza.
Il mondo delle confezioni e degli imballaggi o, per dirla in inglese, del packaging, con cui tutti i giorni abbiamo a che fare senza nemmeno rendercene conto, è variopinto e complesso. Difficile delineare un quadro esaustivo del settore produttivo degli imballaggi in quanto si tratta di un ambito particolarmente ricco e diversificato a seconda del “contenuto" da confezionare e della funzione della confezione. Basti pensare alla varietà dei materiali utilizzati: le materie plastiche (scientificamente separate in due grandi famiglie: termoplastiche e termoindurenti), la carta (o meglio, i vari tipi di carta), il cartone, il legno, i metalli (alluminio, latta, stagnola) e il vetro.
E tutti questi materiali hanno altrettante funzioni diverse. Ci sono, infatti, imballaggi che garantiscono la conservazione e la protezione di una merce, un supporto informativo e quindi “comunicativo" o più semplici elementi di servizio vari che facilitano l'uso e il trasporto e migliorano la prestazione di un prodotto.
Le imprese che operano in questo settore, anche in provincia di Varese - da ricordare che a Tradate nasce la produzione italiana di tubetti - sono quindi tante e diverse tra loro, oltre che straordinariamente pronte a rinnovarsi: le scelte del consumatore e il variare delle abitudini di vita condizionano in larga parte questa produzione. Dalle prime necessità della preistoria di conservare alcuni cibi al moderno take-away, l'industria del packaging ha seguito le evoluzioni dei costumi sociali creando confezioni adatte ai tempi. D'altra parte, questa stessa produzione ha, a sua volta, condizionato lo stile di vita. Se si riflette, la lunga storia degli imballaggi ha decisamente migliorato alcuni aspetti della nostra quotidianità: da una semplice scatola che ha reso più agevole il trasporto delle merci, alle confezioni e pellicole per i prodotti alimentari che li rendono conservabili e trasportabili, alle migliaia di prodotti in tubetti, lattine, vassoi, barattoli, involucri che ci permettono di avere sempre a disposizione una quantità indefinibile di prodotti. Il tutto consentendoci di risparmiare tempo e fatica. Inoltre, molto spesso l'industria del packaging ha ideato delle confezioni che non solo hanno condizionato la nostra storia ma anche i nostri gusti e la moda: come ad esempio, le più famose confezioni di profumo o quelle dei gioielli. Si tratta spesso di vere e proprie opere d'arte: non a caso, ogni anno viene consegnato un premio “Oscar" al miglior imballaggio. Senza dimenticare, tuttavia, il valore sociale del packaging, che ha permesso e permette di ottenere un'ampia diffusione dell'offerta di beni e il notevole risparmio che essa consente.
Giuseppe Meana, presidente dell'Istituto Italiano Imballaggio fino al mese scorso e presidente del gruppo merceologico delle imprese cartarie e grafiche dell'Unione Industriali, sostiene in proposito che “nei paesi dove esiste una forte presenza del mondo imballaggio (come ad esempio l'Italia n.d.r.) il deterioramento delle merci è minimizzato e si aggira intorno al 2,3%, mentre nei paesi in via di sviluppo, il 50% dei beni va perduto, per scarsa o nulla efficacia del package."
Si può dire pertanto che l'imballaggio genera risparmio e ricchezza. Tanto per fornire qualche cifra indicativa del mercato italiano, va ricordato che il comparto macchine da imballaggio in Italia vale 2 miliardi e 580 milioni di euro: di questi 2 miliardi e 66 milioni derivano dall'export. Un'indubbia testimonianza della competitività delle nostre imprese. Il settore imballaggio è quindi una grande opportunità per i giovani. Secondo Cesare Gussoni, attuale presidente dell'Istituto imballaggio, “un settore dinamico, in costante crescita è sempre alla ricerca di personale specializzato: lavorare nel packaging può significare una grande varietà di funzioni aziendali, dalla ricerca e sviluppo, al marketing, dagli acquisti alla qualità. Si può approdare al packaging attraverso diversi corsi di studio, come Ingegneria della gestione e della produzione, Scienze e tecnologie alimentari, Tecniche della preparazione farmaceutica e Disegno industriale. Inoltre da pochi anni è stata istituita una School of packaging specializzata, presso l'Ateneo parmense". Tuttavia, nonostante, il ruolo fondamentale dell'industria del packaging nella nostra economia e, soprattutto, nelle nostre abitudini quotidiane, l'immagine di questo settore risente in un certo senso di una visione ecologista che disprezza tutto ciò che si butta via. Una importante scommessa per questo comparto riguarda proprio il riciclo dei materiali e il recupero energetico. Questo significa conciliare il ruolo degli imballaggi con la necessità e la scelta di non distruggere risorse ambientali preziose. A tale scopo, è nato il CONAI, Consorzio Nazionale Imballaggi, nato per gestire e promuovere il riciclo, la raccolta nonché il recupero dei rifiuti di imballaggio immessi sul mercato delle imprese e “consumati" dai cittadini.

L'INDUSTRIA DEL PACKAGING IN ITALIA
1998199920002001
Fatturato (in milioni di euro -circa)16.51817.09618.43019.357
Addetti n.(circa) 92.15098.93799.987
Aziende operanti in Italia5.5006.4466.469
Produzione in peso (t/000)14.22914.62915.38215.909
COMMERCIO ESTERO IMBALLAGGI VUOTI
Esportazioni (t/000)1.7291.8822.1002.167
Importazioni (t/000)5946159441.005
Consumo apparente nazionale (t/000)13.09413.42214.22614.747
Fonte dati: www.istitutoimballaggio.it

Il settore del packaging in provincia di Varese è particolarmente importante e variegato, anche solo considerando le imprese associate all'Unione Industriali specializzate nella produzione di imballaggi, che sono almeno una cinquantina e occupano complessivamente oltre 2500 addetti. Da un sondaggio realizzato da Varesefocus, è emersa una composizione del comparto per genere di produzione molto variegata e presente in tutti i materiali con i quali gli imballaggi sono confezionati. Si calcola che il 44,8% della produzione totale è riservata al settore carta-cartone, il 41,3% alla plastica, il 10,3 ai poli-accoppiati e il 3,4 al metallo. I quantitativi sono di tutto rilievo. Si stima che nel settore della carta si producano imballaggi per oltre 120 mila tonnellate annue e che in quello della plastica si producano, grosso modo, oltre un miliardo di pezzi ogni anno. Il settore prevalente in cui operano queste imprese è quello non legato a generi alimentari (settore non food) che interessa il 64,5% mentre il restante 35,5% è legato al settore food.


06/20/2002

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