La metamorfosi dei social network

Dal mese di novembre, Facebook e Instagram hanno introdotto la versione a pagamento: una decisione che cambia le carte in tavola nella comunicazione social e pone numerose domande. Una su tutte: quan

Dal mese di novembre, Facebook e Instagram hanno introdotto la versione a pagamento: una decisione che cambia le carte in tavola nella comunicazione social e pone numerose domande. Una su tutte: quanto sono disposti i consumatori a spendere per un servizio?

‘‘Se il servizio è gratis il prodotto sei tu”. Quella che oggi sembra un’ovvietà, non lo era affatto qualche anno fa e, anzi, con l’avvento dei social network, la comprensione di questo concetto è stato lo spartiacque tra gli utenti superficiali e quelli consapevoli. Non che questa consapevolezza sia contata alcunché nell’evoluzione delle cose ma, per chi opera nella comunicazione, è stata alla base di strategie più lucide. La questione della gratuità, tuttavia, è un tema che si ripropone ciclicamente ed è materia spinosa. Se per comprare un accessorio di abbigliamento siamo disposti a spendere e ad accettare un aumento, quando si parla di comunicazione, quell’aura di inconsistenza della materia fa guardare con sospetto a qualsiasi forma di pagamento. 

Siamo disposti a spendere per una crema, ma non per un articolo scientifico di approfondimento sugli ingredienti della cosmetica. Non parliamo poi della cronaca, che tanto viaggia anche su TikTok! Eppure, le abitudini cambiano e quello che sembrava impossibile diventa consuetudine. Ad esempio, quanti in passato hanno fatto i tripli salti mortali per non pagare il canone tv obbligatorio, ma oggi non potrebbero vivere senza Netflix? È per questo che la novità di Meta di introdurre in Europa una versione a pagamento di Facebook e Instagram è guardata con seria curiosità e un po’ di sospetto. Con 9,99 euro (una cifra che sa di offerta al supermercato) al mese sul web e 12,99 per app, ci si potrà garantire un’esperienza d’uso senza interruzioni pubblicitarie. Una cifra che da marzo l’utente dovrà moltiplicare per ogni account collegato. Non poco, o non tanto, a seconda dei punti di vista. In soldoni in un anno la cifra che una famiglia di 4 persone spende per una cena in una trattoria alla buona. Chi non vorrà la versione “upgradata”, potrà accontentarsi di un servizio gratuito alimentato dalla pubblicità a fronte di una garanzia di protezione dei dati personali, che ormai sappiamo quanto valga. 

Al di là delle difficoltà legate proprio a quest’ultimo tema che stanno dietro alla scelta di Meta, si aprono scenari da osservare sulla distanza. In primis, legati al diritto, già anticipati dallo scetticismo delle istituzioni. Poi etici: di fatto l’opzione discrimina la diversa capacità di spesa e, in modo più sottile, il diverso livello di consapevolezza degli utenti. Per i comunicatori anche altri interrogativi: quanto sono davvero disposte le persone a pagare per un servizio di comunicazione? Quanto la novità impatterà su risultati e modalità delle sponsorizzazioni? E sulle abitudini dei consumatori? 
Di certo si attendono sorprese.  

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