Il ritorno della cadrega

Tra Intelligenza Artificiale e riscoperta dell’iperlocal, in particolare grazie a gruppi social specializzati e al rilancio dissacrante del dialetto

Un tuffo nell’acqua e riemergi creatura fantastica simil-sirena tutta squamata d’oro. L’ultimo videotrend dei social, che mette in soffitta la versione manga di noi stessi, ci ricorda (oltre al fatto che stiamo sprecando energia) che non c’è limite alle potenzialità della creatività artificiale. Quello che ci aspetta, dal punto di vista della comunicazione, non è nemmeno immaginabile e, indubbiamente, affascina ma anche spaventa da molti punti di vista. Soffermiamoci, ad esempio, sull’idea del filtro che permette di assomigliare ad una persona con sindrome di Down per riflettere su quanto si siano spostati i limiti etici del visual.

D’altro canto, se non c’è confine per i voli pindarici dell’AI, la vera novità del momento è, invece, la riscoperta delle tradizioni locali. Siccome qui non “siam dre a scaldà la cadrega” (“non siamo qui a scaldare la sedia”) e anzi ci piace “far ballà l’oeucc” (“far ballare l’occhio”), complice l’attenzione delle nuove leve in redazione, non possiamo non rilevare tendenze emergenti che contrastano con la finzione esagerata. Il trionfo dell’iperrealismo e dell’iperlocal. Ad esempio, del dialetto rivitalizzato con brillante ironia. Come non citare il successo del rapper ThisGelo, padre senegalese e madre italiana, autore di Vares’hot, che canta in varesino e cita, appunto, la cadrega? O il proliferare di gruppi e pagine social dedicati ai territori della provincia, tra eventi, aperitivi e storie anche d’impresa? Dalla capostipite “La Varese Nascosta” a “Stare Male in provincia”, passando per “Varesinando”, ma anche i piccoli, come “Biumo Inferiore Liberata” o “Varesealtop”, che non manca mai di segnalarci disservizi, fino ai gruppi “Sei di (aggiungete voi qualsiasi località) se…”. Interrogarsi è inevitabile.

Da una parte, oggi possiamo assistere in diretta a tutto quello che succede nel mondo, tipo aspettare la celeberrima fumata bianca per l’elezione di un nuovo pontefice, rendendo famoso un gabbiano. Dall’altra, abbiamo la possibilità di creare da zero contenuti di qualità, ma artificialmente. In ultimo, c’è la voglia di riaccendere i riflettori su quanto è al cuore di una comunità, con originalità, ironia e quella vis polemica spesso protetta dall’anonimato. Quale strada dovrà scegliere un comunicatore? Non abbiamo una risposta, ma la capacità di trasmettere valore, riscoprendo la storia, ci sembra da non sottovalutare.

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