“Titoli obbligazionari (di medio-lungo termine) o cambiali finanziarie (con scadenza fino a 36 mesi) per un ammontare massimo di 500 milioni di euro emessi da società quotate e non quotate in Borsa”. Questa la definizione ufficiale di minibond, prestiti obbligazionari che anche le Pmi possono emettere in alternativa ai canonici sistemi di finanziamento cosiddetti “bancocentrici”. Uno strumento sempre più interessante per dare vita ad una finanza di impresa che vada oltre il il classico ricorso al credito.

Ma lo slogan meno banca e più mercato, se da un lato sembra prendere piede in una fetta sempre maggiore del nostro sistema produttivo, dall’altra ha anche ampi margini di miglioramento. Stando ai numeri di Cerved elaborati da Finlombarda, società finanziaria di Regione Lombardia, infatti in Italia dal 2012, anno di introduzione dei minibond, solo 145 imprese hanno adottato questa opzione di prestito. Poche se si pensa che, solo in Lombardia, le aziende con le caratteristiche per sfruttare al meglio le obbligazioni a misura di Pmi sono addirittura 11 mila. Come fare dunque a spingere le imprese in questa direzione? Finlombarda ha lanciato un progetto, del valore complessivo di 300 milioni di euro, proprio per sostenere quelle realtà con le carte i regola e i giusti parametri per finanziare i propri piani di investimento attraverso delle emissioni obbligazionarie.

Ma incentivi a parte, cosa frena le imprese a percorrere la strada dei minibond? Come superare gli ostacoli? Anche a questo cerca di rispondere il ciclo di incontri "Approfondimenti di Finanza - Scuola d'Impresa", organizzato dall'Unione degli Industriali della Provincia di Varese. Appuntamenti durante i quali, per esempio, è nata l'idea della Mpg - Manifattura Plastica di Gallarate proprio di collocare sul mercato un proprio minibond dal valore di 3 milioni di euro.

Leggi anche:
Il bond si fa mini per le Pmi



Articolo precedente Articolo successivo
Edit