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C’è un’anima dello scalo varesino che non ha mai smesso di essere un hub: è quella dell’area cargo. Una realtà con tassi di crescita che nessun altro aeroporto europeo riesce a eguagliare e che da qui al 2019 vuole raddoppiare le proprie attività a suon di investimenti 

Ci sono numeri che, nel raccontare l’importanza strategica di un’infrastruttura, valgono più di mille parole. Proprio per questo, Giovanni Costantini, cargo manager di Sea, prima esprime la definizione (“Malpensa è il motore economico della Lombardia”) e, subito dopo, a scanso di equivoci, fornisce il dato secco e incontrovertibile che dà il senso della propria affermazione: le esportazioni di merci extra Ue generate dal trasporto merci in partenza dall’aeroporto della brughiera valgono annualmente “26 miliardi di euro”. A dare ancor più significato al valore assoluto è il raffronto col totale dell’export che produce annualmente l’Italia e destinato ai mercati fuori dall’Europa: 184 miliardi di euro. Ciò vuol dire che di tutte le vendite all’estero del nostro Paese, quelle che decollano da Malpensa alla conquista dei mercati di mezzo mondo rappresentano una quota del 14%.

Tanto per chiarire ulteriormente i contorni economici del fenomeno basti pensare che fatto 100 il totale delle merci che volano dall’Italia per i Paesi di oltreconfine, quelle che partono dallo scalo del Varesotto rappresentano il 60%. “Questo dà l’idea del contributo, troppo spesso sottovalutato, che Malpensa con le proprie attività cargo, garantisce allo sviluppo economico dell’intero Nord Italia, un punto su cui fare forza per la crescita di tutta l’economia nazionale”, rincara la dose Costantini.

Nel 2016 l’area cargo di Malpensa ha raggiunto un totale di 548 mila tonnellate di carico, in crescita del 7,4% rispetto ai livelli del 2015

D’altronde i numeri che divulga ciclicamente la stessa Sea (la società che gestisce gli aeroporti di Malpensa e Linate) mettono in luce una crescita da primato europeo. Nel 2016 l’area cargo di Malpensa ha raggiunto un totale di 548mila tonnellate di carico (considerando sia le merci sia la posta), in aumento del 7,4% rispetto ai livelli del 2015. Nessun altro aeroporto di trasporto merci ha saputo fare meglio nel Vecchio Continente in termini di variazione percentuale. “Per volumi di traffico merci - racconta Giovanni Costantini - Malpensa si inserisce, invece, tra i primi 10 scali europei, piazzandosi al quinto posto dietro i quattro grandi: Parigi, Francoforte, Amsterdam e Londra”. Con un vantaggio in più che differenzia il cargo lombardo dagli altri competitor: “Mentre i big del settore si concentrano tutti nel Nord Europa, in un’area di 350 chilometri al massimo, noi rappresentiamo l’unico hub di taglio continentale del Sud Europa”. 

Le esportazioni generate dal trasporto merci in partenza dall’aeroporto della brughiera valgono annualmente 26 miliardi di euro, pari al 60% di tutto il cargo export aereo italiano

Il cargo manager di Sea usa le parole con misura, pesando le definizioni con cifre e numeri. Ed è per questo che al di là del ragionamento sull’importanza rispetto agli altri scali ciò che colpisce è la definizione stessa: hub. Un termine che per il cargo di Malpensa non è un tabù. Anzi, non lo è mai stato. Vista dal versante merci quella dell’aeroporto è tutta un’altra storia. È vero, infatti, che oggi, anche alla luce dei dati sui primi mesi del 2017, possiamo dire che la crescita dei passeggeri è in linea con quella della movimentazione dei prodotti, intorno al 14% in entrambi i casi nel periodo tra gennaio e maggio; allo stesso tempo, però, è giusto ricordare che così non è sempre stato. Mentre da una parte i terminal 1 e 2 dovevano fare i conti con il dehubbing di Alitalia, l’area cargo è cresciuta costantemente con solo una parentesi di crisi, più dovuta al contesto economico che alle difficoltà derivanti dalle politiche del trasporto aereo dell’ex compagnia di bandiera. “I mesi per noi più difficili – torna indietro con la memoria Costantini – furono quelli tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009. Il crollo del Pil incise pesantemente sulla nostra attività. Ma già sul finire del 2009 registrammo un’inversione di tendenza, tanto che nel 2010 mettemmo a segno una crescita del 26%”. Tutta un’altra storia, appunto.

“Ciò – spiega ancora il manager dell’area cargo di Sea – anche perché i vettori del trasporto merci ragionano con tempi completamente diversi rispetto a quelli passeggeri. Le dinamiche sono molto più in linea con l’andamento economico a cui reagiscono tempestivamente”. A questo punto, però, la domanda è d’obbligo: come ha fatto Malpensa cargo a ricominciare a crescere a fine 2009 quando tutta l’economia italiana, compresa quella Nord del Paese, arrancava ancora sotto il peso di una crisi storica? “La risposta sta nella tipologia di merci che prende il volo dal nostro scalo, per il 50% legate ai settori del tessile, dell’abbigliamento, degli accessori moda, della pelletteria e dell’occhialeria, tutti beni appartenenti a quel lusso che la recessione non è riuscito a scalfire o quasi”.

Le merci che viaggiano in aereo hanno un valore medio per chilo di 100 euro, contro quello di 1 euro sul resto del sistema trasporti. “Le automobili di lusso partono tutte da qui”, chiarisce il concetto con un esempio Costantini. “Malpensa ha il vantaggio di essere in un’area industriale che produce merci ad alto potenziale di trasporto aereo. Basti pensare ai componenti avionici. L’80% di quelli prodotti in Italia decollano proprio da qui. Oppure alle macchine utensili”. E poi ancora, i prodotti farmaceutici che stanno dando vita a trend di aumento del 25%. 

Ma a fare la differenza tra le realtà passeggeri e merci di Malpensa sono anche le destinazioni. “La prima che il cargo serve, in questo momento, è quella di Hong Kong sia per quanto riguarda l’import che l’export. Un aeroporto che funge da primo hub per lo sbarco su tutti i mercati dell’Estremo Oriente”. Altra importante destinazione è quella di Mosca: “Anche qui, però, il dato va letto correttamente, perché questa destinazione non è solo Russia, le merci poi proseguono il viaggio per l’Asia Centrale fino, pure in questo caso, ai Paesi del Far East”. Nord America, Estremo Oriente rappresentano da sole il 50% del traffico merci di Malpensa.

Ma da annoverare tra le principali mete ci sono anche Dubai ed Abu Dhabi. Quando si dice un hub, insomma. Ma a incidere sia sulle destinazioni, sia sui flussi sempre di più sarà anche l’e-commerce: “Ci aspettiamo grandi cose dallo sviluppo del commercio elettronico”, confessa Costantini. “In questo si dimostra lungimirante la nostra scelta fatta ormai qualche anno fa di puntare sui grandi brand dei corrieri espressi per agganciare il trend del digitale”. Fedex e Dhl in testa. Il primo ha già inaugurato a ottobre un proprio nuovo sito a Malpensa. Stessa cosa sta per fare Dhl, con la nuova struttura che sarà pronta nel 2019. Ma è tutta l’area cargo Malpensa che sta crescendo e che vuole crescere a suon di investimenti: di 80 milioni di euro le risorse messe sul piatto negli ultimi 10 anni. L’obiettivo è già stato dichiarato e il cargo manager di Sea lo ribadisce: “Vogliamo arrivare entro il 2019 ad una capacità di traffico merci di 1 milione di tonnellate per poter accogliere lo sviluppo del traffico previsto nei prossimi anni”. Il doppio rispetto ai livelli attuali. La crescita non finisce qui. 

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