“Yes”, we young

In Italia si diventa adulti e autonomi all’età di 40 anni. A dirlo è l’indice “Youth Enhancement Score”, elaborato dall’Ufficio Studi dell’Università LIUC

In Italia si diventa adulti a 40 anni. Non è questione di poter esercitare diritti politici o meno. E nemmeno di misurare la capacità dei singoli di mettersi in gioco. Ciò che è in discussione, semmai, è a che età un ragazzo o una ragazza possano affermare di avere terminato la propria transizione da giovani con aspettative, sogni e progetti, ad adulti con indipendenza economica, in grado di farsi e mantenere una famiglia e con un reddito superiore al costo della vita. Insomma, autonomi e nelle condizioni di potersi realizzare. È ciò che ha cercato di misurare con un’analisi sulla situazione giovanile in Italia l’Ufficio Studi dell’Università LIUC, diretto dalla professoressa Chiara Gigliarano. Il risultato è un indice ribattezzato “Yes – Youth Enhancement Score” che è stato presentato per la prima volta a Rapallo questa estate, in occasione del convegno annuale dei Giovani Imprenditori di Confindustria, dal rettore LIUC Anna Gervasoni e di cui, a fine novembre, verranno presentati ulteriori approfondimenti contenuti in una pubblicazione che proprio in questi giorni è in fase di definizione e ultime correzioni di bozze.

E il risultato è netto. L’Italia rispetto al resto d’Europa è indietro. Non una novità, ma i numeri chiariscono ancora meglio i contorni di un problema che diventa emergenza. Secondo i ricercatori della LIUC, all’età di 30 anni solo poco più del 60% dei giovani può dirsi pienamente maturo sui tre aspetti di misurazione presi in considerazione: l’aspetto economico, ovviamente, ma anche quello delle normative che dovrebbero tutelare o garantire l’ambizione all’autonomia dei singoli e quello delle relazioni che la persona è stata in grado di crearsi. Tutti gli altri Paesi europei presi a confronto fanno meglio di noi. In Danimarca a 30 anni la maturità è ormai raggiunta da quasi tutti i ragazzi e le ragazze. In Francia, Svizzera, Germania e Olanda la quota di autonomi è superiore all’80%. Più bassa in graduatoria si piazza la Spagna che fa, comunque, meglio di noi.

Salendo con l’età a 35 anni in Europa si è, invece, maturi ovunque. In Francia, Germania, Svizzera, Olanda, Germania, Danimarca, solo per rimanere sugli stessi Paesi di confronto. Non lo si è solo in Italia e Spagna dove gli uomini e le donne mature sono sì, la gran parte (quota sopra l’80%), ma non si ottiene l’agognato 100%. Soglia che, appunto, il nostro Paese raggiunge solo all’età di 40 anni. Anche se, sottolinea la ricerca dell’Ufficio Studi LIUC, “al Nord-Italia si riscontrano valori più vicini rispetto all’Europa”. Vero, anche se c’è un dato che dovrebbe preoccupare e non poco anche questa parte d’Italia. Negli ultimi 10 anni l’emigrazione dei giovani laureati dalla nostra Penisola è più che raddoppiata e le principali regioni di partenza sono Lombardia e Veneto. Seguite dal Lazio. È la fuga di cervelli la vera e nuova questione settentrionale? Verrebbe da pensarlo. Ma il fenomeno, come detto, rimane nazionale. I laureati sotto i 39 anni che nel 2023 hanno lasciato l’Italia sono stati 21.519, nel 2013 furono 8.977. Un’escalation costante. Le principali destinazioni: Germania, Svizzera, Spagna. Risultato: “Una perdita di circa 3 miliardi di euro all’anno per il costo della formazione dei nostri giovani”, spiega la LIUC.

Nella maggior parte dei casi (32%) la motivazione della fuga è un’offerta di lavoro dall’estero oppure semplice mancanza di opportunità in Italia (27,4%). Con un biglietto che, già nella gran parte delle prime intenzioni, è di sola andata. Quasi il 70% dei neolaureati che va a cercare fortuna (o sarebbe meglio dire autonomia e realizzazione personale) oltre confine ritiene molto improbabile o, quanto meno, poco probabile, un proprio rientro.

La questione economia è quella principale: “Il reddito medio netto dei laureati italiani aggiustato per il costo della vita è tra i più bassi d’Europa”, riporta l’Ufficio Studi LIUC. 17.853 euro contro gli oltre 33mila euro della Svizzera, i 28mila euro della Germania e i 25.500 euro dell’Olanda. Siamo sotto di quasi mille euro alla Spagna. Con in più un ulteriore punto a sfavore: “Il divario di genere a cinque anni dalla laurea è pari al 12,9%”. Problema nel problema. Che poi si ribalta sull’accesso all’abitazione.
A Milano e Roma l’affitto mensile è pari al 92% del reddito di un giovane. Su questo la provincia potrebbe giocarsi un importante elemento di attrattività. A Varese, infatti, la percentuale, grazie ad affitti medi di 820 euro contro i 1.300 di Milano, scende al 58%. La differenza si traduce anche in metri quadri calpestabili che un giovane si può permettere di comprare con un mutuo. A Varese sono 33. A Milano 13, a Roma 16. (Il ragazzo di campagna Pozzetto insegna, taac). Non che altre capitali europee rendano la vita più facile. A Parigi i giovani possono permettersi 12 metri quadri al massimo, con un affitto che è il 123% del reddito, insomma ci si indebita per vivere. A Berlino i metri quadri sono 20 (ma a Monaco 14). A Vienna 17, così come a Madrid. A Berna 22. Tutte città dove mediamente l’affitto cuba più del 70% del reddito. Solo a Bruxelles si scende al 62%, con livelli di metri quadri potenziali simili a quelli di Varese.

La LIUC ha misurato anche il benessere soggettivo dei giovani, che in Italia si assesta su un indice di misurazione di 7,45. Superiore a quello di Francia (7,44) e Germania (7,16), sui livelli di Olanda e Svizzera. Ci sono però forti disparità interne. In Centro Italia, infatti, il livello di soddisfazione personale è maggiore, più del Nord e su livelli dei primi in classifica in Europa: Austria e Belgio. Altro aspetto del mondo giovanile europeo scandagliato da LIUC è quello della capacità di creare nuova imprenditorialità. Qui, spiegano i ricercatori di Castellanza, si registra “un miglioramento dell’Italia nell’ultimo biennio, dopo un periodo 2019-2020 di fervore imprenditoriale molto debole”. Oggi il nostro Paese su questo aspetto fa meglio di Germania, Spagna e Austria. Anche se c’è comunque chi viaggia ad altre velocità come Olanda e Francia, soprattutto. Le regioni più attrattive per i giovani imprenditori, grazie a innovazione, finanza, formazione, attitudini e partecipazione, sono Lombardia (di gran lunga la migliore), Trentino – Alto Adige e Lazio.

Tutti aspetti, quelli su cui si gioca la capacità di ragazze e ragazzi di crearsi un futuro, che l’Ufficio Studi LIUC ha riassunto in un unico indice di misurazione delle condizioni dei giovani. L’indice “Yes”, appunto: Youth Enhancement Score. Punteggio per l’Italia: 83,69 che vale l’ultimo posto in classifica tra i Paesi europei benchmark. Quelli più a misura di giovani sono Belgio, Paesi Bassi e Svizzera. La pagella italiana non certo edificante, viene spiegata così dai ricercatori guidati da Gigliarano: “L’Italia risulta in fondo alla classifica per opportunità del mercato del lavoro e reddito. Migliore, ma sempre tra le ultime posizioni, è la situazione per imprenditorialità, benessere soggettivo, accessibilità economica alla casa”. Ma c’è Italia e Italia. Mentre nel Sud e nelle isole la situazione è molto critica, aree come il Nord-Ovest possono competere, in termini di attrattività dei giovani, con Svizzera, Austria e Germania. Per arrivare ai livelli di Belgio e Olanda, però, c’è ancora tanta strada da fare. Anche per il Settentrione.

L’evento: la bussola per una nuova prospettiva dei giovani

Una nuova elaborazione, più approfondita, dell’indice “Yes” sarà presentata nel corso di un evento che si terrà martedì 25 novembre, alle ore 11, all’Università LIUC di Castellanza e contenuta in una pubblicazione edita da Guerini Next, entrambi intitolati: “YES – Youth Enhancement Score: la bussola per ricostruire la prospettiva dei giovani”. Non solo dati e indici, libro e convegno serviranno anche a mettere sul tavolo proposte concrete di policy e di strategie per le imprese. L’iniziativa è portata avanti dall’Ufficio Studi LIUC, in collaborazione con Aifi (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt), coi Giovani Imprenditori di Confindustria, Ernest & Young – Parthenon e la società di gestione risparmio Fsi. Durante il convegno di presentazione interverranno il Rettore della LIUC, Anna Gervasoni; la Direttrice dell’Ufficio Studi LIUC, Chiara Gigliarano; la Presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Maria Anghileri; il Presidente di Confindustria Varese, Luigi Galdabini. Un momento di dibattito e confronto sul tema dei giovani che coinvolgerà anche le rettrici delle Università degli Studi di Milano, della Iulm e dell’Insubria. Oltre a esponenti del mondo economico finanziario, come il fondatore e Amministratore Delegato del Fondo Fsi, Maurizio, Tamagnini; il Presidente di Aifi, Innocenzo Cipolletta; il Presidente dell’Associazione degli Enti Previdenziali Privati, Alberto Oliveti e Umberto Nobile, Ey Italy private equity leader.

Per informazioni: LIUC

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