“Vivi” nel cimitero di Viggiù
A Viggiù prende vita il progetto dell’Università degli Studi dell’Insubria che, attraverso un’app, vuole ridare vita allo spazio cimiteriale, trasformandolo in un vero e proprio museo a cielo aperto
C’è vita nello Spazio? Perché il cielo è blu? Cosa c’è dopo la morte? Su questi grandi dilemmi dell’esistenza ci si interroga da secoli, se non millenni. Filosofi, poeti e artisti hanno dedicato migliaia di opere alla ricerca di una risposta a queste domande esistenziali. Per alcune, forse, non si avrà mai un responso certo, lasciando al Platone di domani materiale su cui interrogarsi. Per altre, invece, con il progresso nell’evoluzione scientifica, si inizia ad avere qualche primo riscontro.
L’Università degli Studi dell’Insubria di Varese, con il sostegno di Fondazione Cariplo, ha deciso di ridare vita al Cimitero Vecchio di Viggiù, rispondendo alle domande “Come si viveva un tempo?” e “Quali erano le principali cause di morte in passato?” Per la prima volta, il gruppo di ricerca insubre avrà l’opportunità di incrociare dati antropologici, come lo studio dei resti ossei, con dati storici e archivistici per ricostruire le biografie delle persone sepolte, attraverso il progetto “Vivi – Vivere il cimitero di Viggiù. Fruire diversamente gli spazi funerari”. Questo tipo di approccio permetterà di identificare la quasi totalità della popolazione sepolta. Grazie al confronto tra numerazione, registri di morte e fonti parrocchiali, si riuscirà a ricostruire un vero e proprio Registro Funerario, identificando anche le persone sepolte sotto i cippi o le segnaletiche funerarie anonimi.
“È un progetto davvero prezioso – racconta Marta Licata, ricercatrice in Antropologia e docente di Archeobiologia del Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita dell’Insubria – perché, dal punto di vista scientifico, questa esplorazione dei dati incrociati tra la parte antropologica e la parte storica è un bene di grande valore che viene restituito alla comunità, grazie al piano di musealizzazione”. Tra due anni l’area funeraria verrà trasformata in un vero e proprio museo a cielo aperto, ma già nei prossimi mesi sarà possibile visitare il cimitero assistendo ai lavori in corso. Il team di studiosi lavorerà in loco, allestendo un laboratorio temporaneo a Villa Borromeo. Le analisi morfologiche verranno fatte sul posto, mentre i reperti saranno temporaneamente spostati per Tac o esami specifici, per poi tornare sempre nel sito di origine.
La scelta di utilizzare il Cimitero Vecchio di Viggiù è dovuta al suo eccellente stato di conservazione, che costituisce una vera e propria porta sul passato del paese. Utilizzato dal 1800 al 1910, e riconvertito nel 1923 a Parco delle Rimembranze, ha mantenuto intatto negli anni il suo fascino ottocentesco. Al suo interno sono sepolti artisti del paese, i famosi scalpellini viggiutesi, giornalisti, diversi artigiani legati alla tradizione della pietra, fortemente radicata sul territorio e perfino un garibaldino che partecipò alla spedizione dei Mille. Come spiega Emanuela Quintiglio, Sindaco di Viggiù: “Il progetto di valorizzazione nasce da una forte volontà dell’amministrazione comunale di intervenire sul cimitero storico per ragioni di sicurezza, conservazione e restituzione del bene alla comunità. L’input scientifico è arrivato dall’Università dell’Insubria, ma il Comune ha un ruolo fondamentale come promotore e finanziatore del progetto, mettendo a disposizione ulteriori risorse, oltre a quelle ottenute dal bando Luoghi da rigenerare di Fondazione Cariplo”.
I visitatori del museo avranno modo di vivere un’esperienza immersiva lungo percorsi arricchiti da QR Code interattivi. Attraverso l’app Vivi, questi codici daranno accesso a contenuti virtuali che racconteranno la storia del luogo, facendo da medium tra presente e passato, in un vero e proprio viaggio nella storia degli abitanti dell’area cimiteriale e dei protagonisti più rappresentativi della tradizione scultorea viggiutese. Il cimitero vedrà anche la realizzazione di un sentiero gamificato: attraverso la risoluzione di indovinelli ed enigmi si potranno scoprire nozioni in più su dati antropologici e storico-biografici.
Il progetto di riqualificazione cimiteriale si collega al sistema museale già presente a Viggiù, completando così il Percorso della pietra, che partendo dalla cava, passando per il Museo Picasass e la Gipsoteca Butti, si conclude nel cimitero con la memoria funeraria. “Con la digitalizzazione e la sistematizzazione dei registri comunali e parrocchiali – conclude Daniele Trentini, geometra e referente del progetto nell’Associazione Amici dei Musei Viggiutesi – sarà possibile ricostruire un nuovo registro dei sepolti, individuandone le cause di morte, il nome del medico o la data del funerale. Con l’istituzione di un nuovo polo museale a cielo aperto si offre l’opportunità anche agli alunni delle nostre scuole di un ampliamento dell’offerta formativa attraverso ulteriori esperienze di didattica diffusa”.