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“I Visconti: Residenze e Territorio” è il titolo di un pregevole volume edito da Debatte Editore di Livorno all’interno di una collana dedicata agli studi multidisciplinari su paesaggio e società. In effetti, si tratta di un’opera contenente diversi saggi e curata da Michela N. Grisoni, attenta studiosa della storia di Somma Lombardo, la città che meglio di tutte ha legato il proprio passato – sociale, culturale, urbanistico – alla presenza dei Visconti e del loro castello, tuttora ottimamente conservato e visitabile.

Un volume traccia la storia della dinastia che governò il Ducato di Milano in epoca medievale lasciando importanti tracce anche attraverso una fitta rete di castelli
Chi erano e da dove venivano i Visconti? Il loro imporsi nel Medioevo sulla scena politico-istituzionale viene ricondotto al fenomeno della cosiddetta distretturazione minore del contado milanese. All’interno del quale – corrispondente inizialmente ad una delle più ampie diocesi della  cristianità – cominciarono ad affermarsi nuove partizioni (del Seprio, della Martesana e di Bulgaria) dovuta sia all’emergere di luoghi e città che spezzavano la continuità territoriale del territorio pievano di riferimento, sia alla crescente importanza che andava assumendo la signoria rurale.
I Visconti (Vicecomites, cioè figure con funzioni e rango di sostituti territoriali dei feudatari), originari del Seprio, avrebbero fondato le proprie fortune economiche grazie alla “via mauriziana” per Milano discendente dal Lago Maggiore, percorsa da numerosi pellegrini che nella città di Sant’Ambrogio si recavano per rendere omaggio a San Maurizio, uno dei numerosissimi soldati romani appartenenti alla Legione Tebea martirizzati dalla persecuzione anti-cristiana all’epoca dell’imperatore Diocleziano. Si veda, a tale riguardo, la presenza di diverse chiese e oratori dedicati a tale martire sul percorso sia dell’attuale Asso del Sempione, sia della Valle Olona. E, inoltre, il forte legame della famiglia viscontea con la Basilica milanese di San Maurizio al Monastero Maggiore.
L’accrescimento della fortuna economica fece crescere l’influenza politica dei Visconti fino alla Signoria di Milano. Una volta al potere, pensò Gian Galeazzo Visconti a dare (o meglio, a cercare di dare) fondamento storico e giuridico alla propria dinastia attraverso la compilazione, fatta ad arte, del codice Dal Verme, un testo redatto dall’ambiente cancelleresco milanese che viene considerato un panegirico tutto giocato sul paragone tra lo stesso Gian Galeazzo e il re longobardo Liutprando, cui di diritto successorio i Visconti sarebbero stati gli eredi per il tramite dei conti di Angera (“Vicecomites iure successerunt”).

L’invenzione di una successione dinastica dal re longobardo Liutprando attraverso i conti di Angera
Essere un uomo dei Visconti nel contado di Milano – è scritto nel volume – significava quasi scontatamente di godere di qualche bene di proprietà viscontea: un appezzamento di terra o una casa, magari concessi tramite fitti di lunghissima e durata o per canoni assai tenui.
E la presenza dei Visconti nel Seprio e nel Milanese si è ben radicata, come evidenziano i diversi castelli qui edificati e presi in considerazione nel volume: Fagnano Olona, Canegrate, Vigevano e altri ancora. Quello di Somma Lombardo è stato il più importante perché abitualmente abitato. Esso venne diviso in due metà immobiliari con ingressi indipendenti nel 1473, dopo che nel 1448 i due fratelli Francesco e Guido decisero di stabilirsi qui e, dopo di allora, il maniero fu oggetto di diversi interventi edilizi nel corso dei secoli. Si deve a Ermes Visconti (1834-1911) la riunificazione delle due proprietà appartenute rispettivamente ai Visconti di San Vito e ai Visconti di Modrone, l’abbellimento del giardino, il ripristino della presunta configurazione quattrocentesca della torre nord-est, la raccolta di antichità e di cimeli, la sistemazione di collezioni di libri e documenti nella biblioteca e nell’archivio.


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