Come si trasforma una brillante intuizione in un progetto vincente? Quante volte vi sarà capitato di chiedervi: “Ma come ha fatto a diventare così famosa un’idea così semplice?”. Nella maggior parte dei casi, infatti, sono le idee più banali ed elementari, se sviluppate nella giusta prospettiva, a rivelarsi le più promettenti e fortunate.
 

Commercio online e tradizionale, editoria, gioielli, fino ai vassoi innovativi per il catering: ecco come da un’idea nasce un’impresa. I racconti in prima persona degli startupper “made in LIUC”. Tra chi ce l’ha fatta e chi ci sta provando. La nuova imprenditoria avanza anche sul nostro territorio, al di là delle statistiche

È ciò che deve aver pensato Mattia Riva, co-founder di Dalani Home & Living, il primo shopping club online in Italia dedicato alla casa e all’arredamento. Presente in 14 paesi, oltre 5 milioni di iscritti in Italia, 1500 dipendenti nel mondo e 183 milioni di euro di fatturato nel 2014: questi i numeri di Dalani, l’ormai noto sito di e-commerce basato sul modello di vendita “flash-sales” che ha conquistato gli italiani e non solo. Ma come avrà fatto, in poco tempo, un laureato in Economia Aziendale della LIUC – Università Cattaneo, a raggiungere un successo simile in un campo altamente concorrenziale come quello della vendita online? La passione per il design, inteso come forma di espressione del vivere contemporaneo, è stata la vera leva che ha spinto Mattia nella direzione della valorizzazione del made in Italy nel mondo, intuendone l’enorme potenziale non sfruttato. Fin qui tutto normale: un giovane come tanti, con una bella intuizione ma moltissima strada ancora da fare. Cos’è successo poi? Partendo dal modello di business tedesco del gruppo Dalani-Westwing, Mattia insieme agli altri co-fondatori Diego Palano, Marogt Zanni e Karim El Saket, ha sviluppato una tipologia di offerta dal carattere fortemente ispirazionale, una sorta di shopping “esperienziale”. Dalani, infatti, propone ai suoi consumatori un catalogo pressoché sterminato a prezzi competitivi, suddiviso in sezioni tematiche in cui gli articoli vengono accostati in base a trend legati a come arredare casa. I fornitori dell’e-commerce sono sia italiani che stranieri ed un gruppo di esperti è alla costante ricerca di prodotti provenienti da tutto il mondo, in grado di intercettare le ultime tendenze e ridimensionare il concetto di “introvabile altrove”. Il filo conduttore delle diverse facce della sfida imprenditoriale di Mattia – come si legge nel libro “Startup! 25 anni di Università e impresa” curato dal rettore della LIUC – Università Cattaneo, Federico Visconti, per celebrare il primo quarto di secolo dell’ateneo – è il concetto di “opportunità”: quella di semplificare il processo di transizione nell’online da parte di un settore tradizionalmente statico, allo scopo di creare nuovi sbocchi di mercato e comunicazione per aziende e clienti.
 

Nel 2015 i venture capitalist italiani hanno destinato “appena” 45 milioni di euro alle startup, contro i 24 miliardi di dollari investiti nelle 1400 della Silicon Valley, il miliardo e mezzo di euro di Gran Bretagna e il miliardo di Francia e Germania

Certo però la vita non è facile per le startup dello Stivale. I dati parlano chiaro, purtroppo: il Belpaese, in termini quantitativi, è ben lontano dai livelli di concentrazione di imprese ad alto contenuto innovativo e tecnologico presenti in Germania, Stati Uniti ed Inghilterra. In Italia queste realtà si attestano sulle 5mila unità e danno lavoro suppergiù a 25mila persone: qual è il problema di fondo allora? I numeri, infatti, non sono tutti così negativi ed eleggono invece il nord Italia, in particolare la regione Lombardia, terreno ideale per rappresentare la Silicon Valley made in Italy. Quello che realmente manca sono i finanziatori, i cosiddetti venture capitalist e business angel, che accettino il rischio di investire tempo e capitali nelle prime fasi di creazione di una startup. Nonostante il decreto Crescita 2.0 del 2012, varato per favorire la nascita di startup e imprese innovative con la possibilità di ottenere vantaggi fiscali utili nella fase iniziale, le sovvenzioni continuano a scarseggiare nel nostro Paese, specialmente se si pensa che lo scorso anno i venture capitalist nostrani hanno destinato “appena” 45 milioni di euro alle startup, contro i 24 miliardi di dollari investiti nelle 1400 della Silicon Valley, il miliardo e mezzo di euro di Gran Bretagna e il miliardo di Francia e Germania.
Questo lo scenario a livello di numeri e statistiche. Ma poi c’è il vissuto. Proprio come quello che emerge nei racconti degli startupper “made in LIUC”.
C’è chi, infatti, le idee non solo le ha e le mette in pratica, ma riesce persino a trasformarle in un’attività tutt’altro che marginale. È questo il caso di due cugine accomunate dalla passione per moda e accessori, diventate oggi imprenditrici grazie ad una visione geniale. L’inizio quasi per gioco, la voglia di impegnare le noiose sere casalinghe con un hobby “banale” come la realizzazione di gioielli, che nella migliore delle ipotesi erano destinati a rallegrare parenti ed amiche, per finire poi sulle bancarelle di qualche mercatino domenicale di provincia. Invece no, Veronica Pieri, laureata in farmacia e Laura Licini, ex studentessa LIUC, laureata in economia aziendale, avevano ambizioni molto più alte: “Bisogna pensare in grande, sempre!”. Insomma la grinta non mancava, le conoscenze marketing neppure, così come la voglia di trasformare un esperimento ben riuscito in qualcosa di molto più importante. Così hanno visto la luce il marchio PLV® Milano (Pulse Laura Veronica) e il pesino 10g d’amore®, attualmente presenti in oltre 86 negozi sul territorio nazionale per un fatturato passato, in un solo anno e mezzo, da 30 a 150 mila euro. Geniale l’intuizione delle due cugine, complementari l’una all’altra nella suddivisione delle mansioni aziendali, di lavorare in sinergia con fashion blogger e altri giovani stilisti sui social: il risultato è stato un progressivo e crescente passaparola, arrivato persino alla famosissima (un po’ meno allora) Chiara Ferragni, che ha portato le creazioni di PLV® Milano ad una grande ed improvvisa notorietà.
 

Dalani, PLV® Milano, il quotidiano La Provincia di Varese, J.E.A.R., SelecTTrade: esempi di startup nate da idee di laureati della LIUC – Università Cattaneo

Tra le case history presentate dal volume “Startup! 25 anni di Università e impresa” c’è persino una realtà giornalistica strettamente connessa al nostro territorio, ovvero il quotidiano La Provincia di Varese, riportato in auge dall’intervento dell’editore Michele Lo Nero, ex studente LIUC. “È proprio la LIUC che mi ha aperto gli orizzonti, dando il là alla voglia di provarci”, confessa l’imprenditore partito dal settore della finanza e  approdato poi a quello dell’editoria. La missione di Lo Nero, fin da principio, è stata quella di rivoluzionare un giornale in perdita, ma nel quale intravedeva un’opportunità, unendo ad informazione e pubblicità il valore aggiunto nel campo della gestione della comunicazione. Competenze e saperi sviluppati durante gli anni della formazione universitaria, rivelatisi preziosi in questo senso anche per i fondatori di J.E.A.R., startup tutta made in LIUC, pronta a trasformare un esame in un vero e proprio business. Almeno per il momento J.E.A.R. (che ufficialmente sta per Junior Enterprise Advanced Resarch) non è, come spiegano gli ingegneri gestionali Francesco Iacono e Marco Monti, un’ impresa affermata, ma la storia di una mentalità di successo imprenditoriale, di impegno e di visione. L’idea che sta alla base dell’illuminazione degli ex studenti dell’ateneo di Castellanza è acuta ed ingegnosa: un vassoio, The Tray, da utilizzare durante un aperitivo in piedi dotato di vaschette per il cibo, porta-bicchiere e aggancio di ancoraggio al braccio, che eviti imbarazzanti cadute e scivolamenti. Uno dei terrori più grandi per i partecipanti a buffet formali ed eleganti. Un mercato potenziale, dunque. Il prodotto, studiato nei minimi dettagli, è stato realizzato in un prototipo con stampa 3D, possiede un brevetto internazionale PCT e grazie all’intervento di un’esperta dello IED (Istituto Europeo di Design) che ne ha migliorato l’estetica, ha identificato potenziali partner di produzione.
Altro esempio di successo commerciale è quello di SelectTTrade S.p.A., impresa nata nel 2005 per volere degli ex LIUC Edoardo Bulgheroni e Alberto Zocchi. “Un’avventura imprenditoriale italiana che si distingue nel mondo degli operatori del commercio moderno per la capacità di creare, gestire e sviluppare catene di negozi monomarca in partnership con realtà multinazionali”, spiegano i due, che insieme al Gruppo Lindt & Sprüngli, hanno ripensato, partendo dal modello dei temporary store, il classico modo in cui poteva essere venduto il cioccolato. Oggi SelectTTrade S.p.A., come si legge nel libro, “è innanzitutto Retail Partner esclusivo per l’Italia del Gruppo Lindt & Sprüngli” e “nel 2012 acquisisce Zamberletti, La Dolce Varese dal 1939, che produce  e distribuisce nei propri negozi pasticceria artigianale, prodotti lievitati da forno, gelato e specialità di cioccolato”.
Insomma startup di tutti tipi, di tutti i settori e dalle mille idee, accomunate da una sola grande passione: l’innovazione.  

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