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Negli ultimi cinque numeri del nostro magazine abbiamo raccontato la Varese del futuro, quella che sarà nel 2050. Lo abbiamo fatto partendo dal presente, dalle nostre potenzialità, dalle nostre vocazioni, dai nostri punti di forza. Abbiamo immaginato un territorio capace di invertire la rotta delle proprie debolezze e in grado di riposizionarsi sia competitivamente, sia a livello di immagine e narrazione sullo scenario nazionale ed europeo. In pratica, abbiamo trasformato in racconto giornalistico i contenuti e la visione del Piano Strategico #Varese2050 di Confindustria Varese.
Siamo partiti da Mill, passando per i cluster industriali, il nuovo mondo dell’innovazione, la realtà della logistica, dei trasporti e di Malpensa. 
Chiudiamo il percorso con l’ultima tappa dedicata alla linea d’azione numero cinque: la trasformazione della nostra provincia in una wellness destination, sotto diversi punti di vista. Primo fra tutti, ovviamente, quello di far leva sulle nostre bellezze naturali, sulla nostra spiccata vocazione per lo sport, sui percorsi naturalistici e culturali per promuovere e far crescere sul territorio un turismo, non di massa ovviamente, ma concentrato su alcune specifiche nicchie di mercato. Ma non è solo questione di investire nel settore turistico. Con wellness destination intendiamo anche la trasformazione di Varese in una provincia attrattiva di talenti. In grado di trattenere i famosi cervelli in fuga e, anzi, di saperne attrarre da tutta Italia e dall’estero. Per riuscirci serve certo un sistema di imprese in grado di garantire percorsi di crescita personale e professionale e di ciò abbiamo ampiamente parlato nelle altre tappe di questo lungo viaggio nella #Varese2050. Ma serve anche un ecosistema sociale ricco di opportunità, chiamiamole in generale ricreative, ma declinabili nel concreto in musei all’avanguardia, in una proposta culturale moderna, in opportunità di fare sport e movimento al passo con i tempi e, soprattutto, inclusive e sostenibili. 

 

 

Tutte caratteristiche che abbiamo già sul territorio e nel nostro Dna. Basta solo un dato ricordato anche in una delle recenti tappe del roadshow di presentazione del Piano Strategico #Varese2050 che, come Confindustria, stiamo portando avanti sul territorio. L’Italia è il primo Paese al mondo per siti Unesco (59). All’interno di questo primato la Lombardia è, a sua volta, prima tra le regioni del Paese (con 10 siti). E Varese è prima tra le prime. Con 4 siti stacca le altre province lombarde: Sacro Monte, Isolino Virginia, Castelseprio – Monastero di Torba, Monte San Giorgio. Basterebbe solo questo per essere lecitamente ottimisti sulle nostre potenzialità. 
Come su molti altri fattori di crescita, però, è palpabile la ritrosia sul territorio di fare sistema. Ci sono tanti progetti interessanti, tante vocazioni, tante energie che disperdiamo in mille rivoli senza la volontà di fermarci a razionalizzare e di convogliare tutto questo fervore in un progetto comune che sarebbe in grado di moltiplicare le tante forze in movimento. È meglio vincere tutti insieme un campionato europeo e dividerci i meriti o essere primi in piccole competizioni di bassa categoria? Ecco, spesso a Varese preferiamo la seconda opzione: meglio soli ma vincenti a modo nostro, che emergere come squadra. Così, però, siamo destinati al declino. Così perdiamo posizioni nelle classifiche di competitività e attrattività. I dati lo certificano. Le cinque inchieste di Varesefocus che vi abbiamo proposto negli ultimi numeri speriamo siano servite anche a questo. A conoscere quante singole energie Varese è in grado di esprimere su moltissimi fronti d’impresa, economici, sociali e culturali. E ora? Ora non servono passi indietro, ma passi avanti in una nuova cultura della collaborazione. Obiettivo: il bene comune.   



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