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Roberto Valbuzzi, noto volto televisivo nonché titolare assieme alla sua famiglia del ristorante Crotto Valtellina di Malnate, racconta il territorio di Varese nel suo nuovo programma “Uno Chef in Fattoria”

La cucina è legata a doppio filo con il territorio. Lo deve essere per non perdere le tradizioni e i piatti tipici che ogni giorno vengono portati sulle tavole di casa e dei ristoranti. Lo sa bene Roberto Valbuzzi, chef e titolare assieme alla sua famiglia del Crotto Valtellina di Malnate, ma anche imprenditore e personaggio televisivo, tornato di recente sul piccolo schermo con un nuovo programma: “Uno Chef in Fattoria”. Valbuzzi mette una lente di ingrandimento sulla provincia di Varese, partendo dalla sua fattoria di Mornago e facendo conoscere i produttori del Varesotto, mostrando come poter cucinare i risultati del loro lavoro. Preparare nuovi piatti con i prodotti della nostra terra per non perdere il contatto con le tradizioni: questo il motto dello chef varesino doc, volto noto della tv e dei social, con all’attivo la partecipazione ad oltre una quindicina di programmi, tra cui “I fatti vostri”, “La prova del cuoco” e “Cortesie per gli Ospiti”.

Da Mornago a Malnate, dove nasce il suo percorso?
La passione è nata dai miei nonni e dai miei genitori. Vengo da due generazioni attive di ristoratori, coltivatori e allevatori. Sono diventato grande frequentando ambienti che mi hanno dato la possibilità di vivere a 360 gradi il mondo del cibo. Fino a 9 anni sono cresciuto con i nonni materni, visto che i miei genitori erano molto impegnati con il ristorante. Da loro ho imparato la basilarità della cucina: coltivare una piantina e portare il frutto al ristorante per arrivare al piatto finito. Questa semplicità e bellezza hanno fatto sì che mi appassionassi a questo mondo, poi mettici un pizzico di talento e un po’ di visione: così sono riuscito a ottenere diversi obiettivi.

Lei si definisce “Not Ordinary Chef”. Cosa intende?
La maggior parte dei cuochi vive la cucina “h24”. Io invece voglio partire dalla materia prima, per portarla in tavola solo in un secondo momento. Faccio un passaggio in meno rispetto alla filiera classica. Vivo la cucina a tutto tondo, ma lego il mestiere di cuoco anche a tante altre attività correlate. In parole povere, non sono solo uno chef, ma mi considero anche un coltivatore, un allevatore, un personaggio televisivo e un imprenditore. Nel mio lavoro, in cucina e nei miei piatti cerco di unire tutte queste attività anche molto diverse tra loro.

“L’intento è chiaro: raccontare, partendo dalla mia fattoria di Mornago, dei prodotti e delle realtà del territorio varesino e delle zone adiacenti che hanno connotati e punti fermi all’interno della mia storia familiare” 

Cos’è “Laboratorio Valbuzzi”?
Nasce dall’esigenza di avere i nostri prodotti a portata di mano, un modo di pensare che si rifà al concetto di “Not Ordinary Chef”. Tutto è nato sei anni fa, quando alcuni clienti ci hanno chiesto dei prodotti da portare negli Stati Uniti. Con un po’ di lungimiranza, ho convinto mio padre a partire con questo progetto e devo dire che si è rivelata una scelta azzeccata. Quattro anni fa siamo entrati nei mercati e stiamo andando bene. Al Laboratorio si unisce anche il progetto “Not Ordinary Catering”, nato l’anno scorso grazie alla collaborazione con la società di catering varesina Lanzarotti. Stiamo lavorando assieme con grandi risultati. 

Il nuovo programma del quale è protagonista è “Uno Chef in Fattoria” sul canale Food Network di Discovery. Come è nato questo progetto?
L’idea nasce da Discovery Channel, emittente con la quale collaboro da tanti anni con il programma “Cortesie per gli Ospiti”. Ho sempre desiderato fare qualcosa di mio, raccontando la mia realtà e la mia quotidianità. Discovery aveva già questa idea e quindi tutto il progetto si è concretizzato nel giro di un mese: in 27 giorni abbiamo registrato le prime 8 puntate. L’intento è chiaro: raccontare, partendo dalla mia fattoria di Mornago, dei prodotti e delle realtà del territorio varesino e delle zone adiacenti che hanno connotati e punti fermi nella mia storia familiare. Nel corso del programma scopro tante attività e le faccio rivivere all’interno di eventi. La filosofia di “Uno Chef in Fattoria” ovviamente si sposa con la mia. Sono veramente soddisfatto di questo progetto, perché svela, in un certo senso, al pubblico la mia vita privata, la mia quotidianità: questa è la cosa che più mi rende felice.

Come si sposa un mestiere come quello di chef e personaggio pubblico con il mondo dei social?
Tutto quello che pubblico sui social deve fare emergere ciò che sono realmente, senza nessuna finzione. Le persone si identificano, in me come in moltissimi altri personaggi famosi, l’importante è che riescano a identificarsi nel vero me. Io suddivido tutte le realtà del mio mestiere facendole vivere singolarmente: il ristorante ha un suo profilo, così come “Laboratorio Valbuzzi” e la mia pagina personale sulla quale racconto la mia vita in maniera trasparente. Questo fa sì che le persone si affezionino non solo al personaggio Roberto Valbuzzi, giudice di un noto programma tv, ma alla persona che sta dietro a quel personaggio, a Roby. Sulle mie pagine social si trova di tutto, senza filtri, dalla mia ultima ricetta, al mio ristorante a mia moglie, a mia figlia: questo credo abbia contribuito, in maniera significativa, a creare un legame con i miei fan. Nel tempo è nata e cresciuta una sorta di “famiglia” allargata. Ho la fortuna di poter lavorare con chi mi piace, voglio che anche sulle mie pagine social sia così. 



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