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Una passeggiata sulle orme di Leonardo da Vinci in una città la cui storia è legata mani e piedi a quella dell’industria 

In circa mezz’ora di treno, si arriva a Saronno sia da Varese sia da Milano, essendo la città equidistante dal capoluogo lombardo; un po’ come i due rami di una fionda. Oggi il trasporto è solo per passeggeri ma nel 1879, anno di nascita delle Ferrovie Nord, la strada ferrata ha rappresentato una grandissima risorsa e i treni, prevalentemente con un servizio di trasporto merci, incrementarono la forte espansione dell’industria. Una giornata di vacanza o di ferie, val bene una passeggiata nella città che una volta era conosciuta come “città degli Amaretti” per la presenza della storica fabbrica Lazzaroni famosa in tutto il mondo, trasferitasi, però, ora negli Abruzzi. La tradizione della lavorazione degli amaretti però è rimasta ed è tuttora un fiore all’occhiello della cittàgrazie alla società Paolo Lazzaroni & figli che produce sia gli amaretti sia un liquore di amaretto e poi la storica Illva con il suo Disaronno diventato il liquore tra i più famosi nel mondo e sulla cui ricetta segreta, aleggia una leggenda: il pittore Bernardino Luini, allievo di Leonardo da Vinci, fu incaricato di abbellire il Santuario di Saronno dedicato alla Madonna dei Miracoli. Per dipingere la Madonna scelse come modella una bellissima locandiera del luogo e quest’ultima volle ringraziarlo donandogli un boccale pieno di un liquore ambrato, fragrante e delicato, ricavato dalla macerazione del nocciolo dell’albicocca in acquavite.

Il pittore Bernardino Luini, allievo di Leonardo da Vinci, fu incaricato di abbellire il Santuario di Saronno dedicato alla Madonna dei Miracoli. Per dipingere la Vergine scelse come modella una bellissima locandiera del luogo

Saronno, ha molto da offrire anche in fatto di arte, cultura, shopping e altro ancora. Per questo viaggio ci conduce a braccetto il professor Sergio Beato, esperto di storia dell’arte, membro della Società Storica Saronnese e profondo conoscitore delle bellezze di Saronno che ci accompagna dove l’arte, come sempre, ci meraviglierà. “La ferrovia Nord – esordisce il nostro esperto - oggi non è altro che la sostituzione della vecchia diligenza che partiva da Milano e garantiva un servizio postale giornaliero e continuo. A Saronno, a casa Morandi, si cambiavano i cavalli e il servizio riprendeva lungo la via Varesina, sino a Varese”. Uscendo dalla caratteristica stazione delle Nord, dopo pochi passi c’è la Chiesa di San Francesco. “È la più antica parrocchia di Saronno che fino al 1570 si chiamava San Pietro.  È una storia curiosa che risale a San Carlo Borromeo che risolse l’antica disputa tra i frati Francescani, che si occupavano della Chiesa e il parroco di Saronno. Il Borromeo decise di lasciare la Chiesa e il convento sotto la responsabilità dei Francescani e di dedicarla a San Francesco mentre stabilì di designare il titolo di Parrocchia, all’antica chiesa di santa Maria, più centrale rispetto al borgo, dedicandola ai Santi Pietro e Paolo”.

C’è molto da vedere: “L’apparato decorativo, gli affreschi, le storie di San Francesco e Sant’Antonio da Padova, l’affresco con la Madonna del Rosario, opera dei figli di Bernardino Luini. La Chiesa attuale risale al 1500 ed è affrescata con decorazioni del ‘600 e del ‘700”.
Sottopassando la ferrovia, ci dirigiamo verso il Santuario della Beata Vergine. L’8 maggio del 1498 è la data ufficiale di fondazione, ma la storia è più antica. Ci racconta il professore che la chiesa fu costruita per volontà popolare e per secoli fu amministrata secondo l’atto di fondazione dai sei deputati eletti dal popolo: 4 nobili e 2 popolani. “Fondamentale caratteristica è la gestione laica dei beni della chiesa, riconfermata e ribadita - racconta Sergio Beato - dopo molte controversie con il clero locale, da una bolla pontificia emanata da Papa Borgia nel 1503. Un esempio di trasparenza amministrativa, ante litteram. Nell’arco dei secoli i deputati saronnesi, liberi da vincoli ecclesiali, scelsero gli artisti migliori sul mercato per abbellire la chiesa e affidarono gli affreschi del presbiterio a Bernardino Luini (1525) e la cupola al Gaudenzio Ferrari, (1535) altre pitture al Lanino. Le sculture lignee furono dipinte da Alberto da Lodi e altri importanti artisti dell’epoca. La chiesa è totalmente decorata e crea una suggestione di ricchezza, da lasciare senza fiato”.

Casa Morandi era l’antica stazione di posta e cambio cavalli. Oggi è centro culturale cittadino (teatro, biblioteca, Informagiovani). Nella sala lettura sono esposti i 4 grandi teleri con le storie di Bacco e Arianna del pittore saronnese Stefano Maria Legnani, detto il Legnanino

Usciti dal Santuario, c’è casa Morandi, l’antica stazione di posta e cambio cavalli che oggi è centro culturale cittadino (teatro, biblioteca, Informagiovani). “Nella sala lettura sono esposti i 4 grandi teleri con le storie di Bacco e Arianna del pittore di origine saronnese Stefano Maria Legnani, detto il Legnanino (1661–1713) uno dei più importanti artisti nel passaggio tra barocco e rococò”. Ci vuole una sosta per un caffè e allora ci dirigiamo verso il centro della città passando sotto il ponte della Vittoria costruito in epoca fascista e che conserva i fasci littori in ferro battuto visibili sulle ringhiere. Anche questo è un pezzo di storia perché un secolo fa, la ferrovia divideva in due il popoloso borgo causando molti disagi. Si può fare a piedi ed è una piacevole passeggiata sotto i portici ammirando i moltissimi negozi, prevalentemente dedicati all’abbigliamento e alle pause ristoratrici. È stato definito il grande centro commerciale all’aperto “proprio per queste caratteristiche. Sullo sfondo dell’asse viario delle cosiddette tre chiese, vediamo la facciata della prepositurale dei Santi Pietro e Paolo. L’originaria costruzione di fondazione è assai antica ed era intitolata a Santa Maria Maggiore. Fu rifatta totalmente nel ‘700 su progetto dell’architetto Giulio Galliori e in seguito fu ampliata con l’aggiunta di due navate laterali raggiungendo le forme attuali”. 

Pochi passi ed entriamo nel giardino della sede di rappresentanza della città di Saronno: Villa Gianetti, costruita dagli omonimi industriali nel 1919. La loro fabbrica, fondata verso la fine dell’800, produceva cerchioni di ferro per carrozze, carri e auto, diventando, in pochi decenni, la prima industria italiana nel settore. Senza eredi diretti, dopo l’improvvisa morte dell’unico nipote Giulio, la famiglia lasciò in eredità al Comune la villa dalle forme neo-rinascimentali lombarde. Da qui il passo è breve per entrare nel più bell’edificio civile del 1700 saronnese: palazzo Visconti Rubino. “La forma che vediamo oggi – racconta il professor Beato - risale al 1728 quando divenne proprietario il giovane conte don Diego Rubino. Secoli prima l’edificio originale era ‘dimora da nobile’ dei Visconti di Saronno di cui oggi, però, non resta traccia architettonica dell’epoca. Notevoli all’interno, seppur ammalorati, gli affreschi di soggetto mitologico di mano del pittore Giovanni Antonio Cucchi.

Merita una visita il giardino della sede di rappresentanza della città di Saronno: villa Gianetti, costruita dagli omonimi industriali nel 1919. La loro fabbrica, fondata verso la fine dell’800, produceva cerchioni di ferro per carrozze, carri e auto

Quest’anno si celebrano i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci che dipinse la famosa dama dell’ermellino, Cecilia Gallerani, giovane e bellissima amante di Ludovico Il Moro. A lei furono attribuite come appannaggio, alla fine della loro relazione da cui nacque anche un figlio, le entrate fiscali dei dazi saronnesi. Non risulta che la nobildonna abbia mai dimorato a Saronno da cui però percepiva le entrate fiscali”. Oggi, purtroppo, il palazzo non è visitabile se non dall’esterno e da molti anni è in stato di abbandono. A ridosso del centro città ci sarebbe ancora da vedere il Villaggio De Angeli-Frua, un borgo/quartiere con case per gli operai e le maestranze, a ridosso dell’omonima fabbrica. Un esempio dell’ideologia del paternalismo illuminato di alcuni industriali dell’800. C’è poi il Museo dell’Industria e del lavoro, testimonianza di un ricco passato produttivo delle realtà lavorative che contraddistinsero la Saronno del passato. Ritornando al punto di avvio, alle spalle di San Francesco, c’è il Museo delle Ceramiche: una fantastica collezione privata di pregiate ceramiche settecentesche e contemporanee che si trova all’interno di una villa del 1936 mantenuta inalterata nel tempo. Tra le chiesette sussidiare della città ci sarebbe da vedere l’oratorio di S. Antonio Abate al Lazzaretto costruito nel 1400 per volere di un laico, il signor Antonio Zerbi. Da anni, il 17 gennaio, si celebra il Santo con una tradizionale e coreografica sagra storico/religiosa per le vie della città. 



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