Produrre-energia-recuperando-calore

La tecnologia è quella del Ciclo Rankine Organico. Un sistema completamente green che permette alle industrie di recuperare il calore, anche da basse temperature, dal proprio processo produttivo e trasformarlo, per mezzo di una turbina, in energia elettrica. Nel mondo sono tre le maggiori imprese sviluppatrici. Due quelle italiane. Tra queste la Exergy di Olgiate Olona. 

‘‘Siamo arrivati al momento clou, non abbiamo alternative all’indipendenza energetica e abbiamo una emergenza ecologica da affrontare”. È tempo di riconversione. Le recenti parole del Ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ce lo ricordano. Produrre energia così come è stato fino ad ora non è più sostenibile. Sia economicamente, sia a livello ambientale. E, ormai, anche politico. Due le esigenze. Da una parte quella di ridurre le emissioni di anidride carbonica ed agguantare gli ambiziosi obiettivi che l’Europa si pone in termini di decarbonizzazione. Dall’altra, quella di rendersi indipendenti dal gas russo dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina. Ecco perché è sempre più alta l’attenzione per lo sviluppo delle fonti rinnovabili: eolico, fotovoltaico ed idrogeno verde. Su questi fronti di impegno “il tempo delle chiacchiere è finito”, ha ribadito non molte settimane fa Cingolani. Giusto, giustissimo. Qualche parola e politica di sostegno in più, però, andrebbero spese anche per altri tipi di tecnologie, tra l’altro prettamente made in Italy, che potrebbero dare un’ulteriore mano alla diversificazione della produzione di energia e sul fronte del miglioramento dell’efficienza energetica nell’industria.

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Le tecnologie in questione sono quelle che permettono alle imprese di recuperare il calore di scarto dai propri cicli produttivi manifatturieri alimentando turbine in grado di generare energia elettrica per autoconsumo. A riuscirci sono i cosiddetti sistemi a Ciclo Rankine Organico, in inglese Organic Rankine Cycle (Orc). La stessa soluzione, tanto per intenderci, che viene utilizzata per la produzione di energia elettrica dalla geotermia. I principali sviluppatori, progettatori e produttori di questo tipo di impianti sono solo tre al mondo. Due italiani, con competenze sia nella geotermia che nel recupero di calore industriale ed uno israeliano focalizzato sui grandi impianti geotermici. Tra questi, l’impresa Exergy International Srl di Olgiate Olona. 

I sistemi di Exergy possono essere installati in tutte quelle industrie che, nelle loro fasi produttive, creano calore, il quale, non essendo utilizzato viene disperso nell’ambiente. Aziende di produzione del cemento, dell’acciaio, del vetro, chimiche e petrolchimiche, solo per fare degli esempi. Tale calore, invece di essere disperso nell’ambiente, viene recuperato e incanalato per far funzionare una turbina che l’azienda di Olgiate Olona ha sviluppato e immesso sul mercato nel 2010: la Radial Outflow Turbine. La sua particolarità è quella di poter produrre energia elettrica per l’azienda che la installa utilizzando calore a temperature non particolarmente elevate, a partire da 90 gradi. Il tutto senza alcun consumo di acqua e contribuendo ad abbattere le emissioni di anidride carbonica. Energia pulita, dunque, non intermittente, a differenza di eolico e solare, per questo molto efficiente e sostenibile sia economicamente, sia a livello ambientale.

Luca Pozzoni, Chief Financial Officer di Exergy: “Parliamo di una tecnologia già matura, con risultati comprovati grazie alla realizzazione di molti impianti già oggi attivi nel mondo”

“Parliamo di una tecnologia già matura, con risultati comprovati grazie alla realizzazione di molti impianti oggi attivi nel mondo. Una soluzione che può avere un impatto diretto e immediato sulla riduzione dell’impronta carbonica delle attività produttive e, al contempo, migliorare l’efficienza energetica, riducendo la domanda di energia convenzionale prodotta attraverso le fonti fossili”, spiega Luca Pozzoni, Chief Financial Officer di Exergy. Come detto, questa tecnologia, può essere applicata sia in campo geotermico, sia nel recupero del calore delle industrie manifatturiere. Exergy, ex Gruppo Maccaferri e dal 2019 controllata da Tica Group con sede a Nanchino, in Cina, conta oggi nel proprio portafoglio 58 impianti per oltre 500 Megawatt di potenza elettrica installata o in costruzione e la seconda più grande flotta geotermica binaria al mondo. Nello specifico settore del recupero di calore da stabilimenti industriali, invece, vanta 22 impianti nei comparti del cemento, vetro e acciaio. “Nel 95% dei casi – spiega Luca Pozzoni – si tratta di lavori che abbiamo appaltati all’estero”. I mercati più in espansione sono Turchia e Asia (Indonesia e Filippine in testa). Ma anche Nord e Sud America ed Africa. In leggero ritardo l’Europa. Exergy, però, non è profeta in patria. Poche le commesse in Italia, dove tra le più recenti implementazioni di Exergy si conta quella effettuata alla CementiRossi Spa in provincia di Treviso.

“Il problema – continua Pozzoni – è che il nostro Paese spinge poco su questa tecnologia. Le industrie che decidono di investire su questo fronte ed autoprodurre energia elettrica con il proprio calore grazie ai sistemi Rankine a fluido organico (Orc) non possono contare su alcun incentivo da parte del Governo nella fase di sostegno all’investimento. Eppure, avremmo il triplo vantaggio: aiutare la nostra industria nella transizione ecologica, contribuire a creare i presupposti per una indipendenza energetica del Paese e sostenere, a differenza di altri incentivi introdotti in passato, una tecnologia green made in Italy”. Con una forte presenza, tra l’altro, sul territorio varesino grazie proprio ad Exergy, azienda di 69 dipendenti, che ha sviluppato nel tempo anche una supply chain locale. 

I ritorni che le imprese avrebbero da un sostegno sottoforma di crediti d’imposta, sarebbero diversi, non ultimi economici. “Gli impianti per il recupero di calore di scarto si rivelano vantaggiosi non solo per abbattere le emissioni inquinanti in atmosfera ma anche per i benefici sui bilanci di quelle industrie che decidono di implementarli nei propri stabilimenti”, chiosa il Cfo di Exergy. Un esempio è quello che avviene in un cementificio dove i costi energetici, già prima dell’attuale crisi, pesavano per il 25% e che grazie al recupero di calore e l’autoproduzione di energia elettrica potrebbe aumentare l’Ebitda dal 10 al 15%, con vantaggi che si accrescono più le attuali tensioni sui mercati energetici tradizionali andranno ad acuirsi. Un sistema Orc come quello di Exergy, inoltre, può arrivare a sostenere fino al 30% della richiesta di energia di un processo produttivo.  

Turbina Exergy



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