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Una chiacchierata a tu per tu con Claudio Benzoni, artista varesino poliedrico, anche grafico, pittore, scultore ed editore, che nel corso della sua carriera ha sviluppato diversi linguaggi creativi nel campo dell’espressione visiva e non visiva. Partendo dagli studi al Liceo Artistico di Busto Arsizio fino ad arrivare a fare la conoscenza di Dacia Maraini e Nanni Moretti

Quando iniziamo a scrivere o a disegnare, quasi mai sappiamo del tutto quale traguardo la nostra mano e la mente inseguiranno. Perché pensiero e parole, idee e forme, immagini e segni, nella loro dignità e motivazione d’insieme, sono i mattoni di una costruzione unica e imprevedibile. Che a nessun’altra somiglia, in quanto frutto di una ricerca e di una conoscenza che solo al suo ideatore appartiene. Lo sa bene Claudio Benzoni, classe 1949, poliedrico artista, come lui stesso ammette. Grafico, pittore, scultore, nonché editore (il vizio della ricerca che a tutto s’allarga), ha sviluppato diversi linguaggi creativi nel campo dell’espressione visiva e non visiva. E pare essere d’accordo con il geniale Basquiat, prestidigitatore dell’arte in bilico tra segno e forma: “La parola ispira le mie immagini, ma poi ne cancello le lettere”. 

Dalla sua piccola patria, la verdeggiante Cantello, è sceso, da giovane studente, al sud della provincia, per frequentare una scuola d’arte. 
Scelsi il Liceo Artistico di Busto Arsizio, perché nel capoluogo non era presente un Liceo parallelo. Ne sono stato allievo, prima dell’Accademia, poi anche insegnante. Arrivai in seguito come docente a Varese, dov’era finalmente nato il Liceo Artistico, dedicato ad Angelo Frattini. E sono rimasto. Ho insegnato in tutto 27 anni. 

Come giudica oggi le scuole di arte e il tipo di insegnamento?   
L’uso del computer consente tante possibilità e fantasiose risposte un tempo inimmaginabili. Temo però il rischio che i ragazzi perdano il contatto con la materia e la manualità. Su questo è necessario vigilare. Perché chi sceglie la strada della creatività non può fare a meno della manualità, fondamentale nella sperimentazione e crescita artistica.  

Parliamo del suo percorso, del suo lavoro di grafico innanzitutto. 
Illustrare libri per bambini è stato il mio primo lavoro, poi cominciai a collaborare come Graphic Designer con diverse aziende, molte del territorio, dove non sono mai mancate industria e creatività. Nacquero progetti con committenti diversi, Aermacchi e Banca Commerciale Italiana, Zanussi e IBM, Novartis e Omnitel, SSB-Società e Servizi Bancari Svizzeri. E incrociavo intanto, attraverso il mio lavoro, anche Case come l’Editrice La Scuola, Emme Edizioni, Mondadori, Rizzoli e Sperling & Kupfer.

È stato quello il suo primo contatto professionale con il libro, in quanto oggetto editoriale. Prima di scoprire, era il 2006, che voleva a sua volta diventare editore, anche di libri suoi?
È così. Proprio in questo settore ho avuto incontri interessanti, che mi avrebbero illuminato sulla strada della ricerca, stimolandomi a giocare tra segno e parola. Da lì è partita la mia indagine sulla scrittura e sulla possibilità di un’interpretazione figurativo-teorico pratica. Ho pubblicato sul tema anche due opere mie “Il Carattere della parola” (2013) e “In una Parola” (2014). Perché il segno è all’origine di tutto: è la prima espressione scritta atta a esprimere un concetto, a rappresentarlo. La scrittura nasce dalla traslitterazione di questi segni primordiali, ma la parola che dà voce all’oggetto ingabbia i segni in sé stessa. 

Così le è venuta voglia di mettere da parte la grafica e giocare con le parole: a comporre e scomporre. Lo ha fatto con le sue opere, quadri e sculture, quando ha scelto di scendere in campo come artista.
Si tratta di un serio divertissement che è entrato nei miei lavori. Dove mi diverto a separare le lettere l’una dall’altra, a contaminare diverse forme di scrittura per cercare l’origine del segno. Tornare alle fonti del passato mi è servito a trovare nuovi simboli, codici e tracce di idee: un immaginario interminabile che ha acquistato senso proprio nella mia nuova produzione. Che per me non è il riferirsi alla natura, ma andare a cercare nella scrittura il segno primitivo. È importante ripensare al passato, perché significa ogni volta scegliere nel presente. Per rendersi conto di quanto succede attorno a noi. Soprattutto di una cultura egemone, vuota spesso di significati, ma traboccante di pretese. 

Questa sua ricerca su “un’egemonia del linguaggio sempre più abusato e violato” ha dato origine a due espressioni visive che lei chiama “Il Virus” e “La Ideoscriptura”. E che si materializzano nelle sue opere grafico-digitali, in grado di coniugare grafica e pittura, alcune esposte anche nel 2017 al castello di Masnago.  
Ho immaginato che, di fronte all’egemonia di un linguaggio sempre più abusato e violato, “Il Virus”, ribellandosi e aggredendo i caratteri della scrittura, aggrovigliandoli o distruggendoli, annulli ogni possibilità di espressione o supremazia di significato. La demolizione avviene per salvare il segno e mantenere intatta la sua libertà. “Il Virus” non accetta la forma unica stabilita e si allontana da ogni regola per poter danzare liberamente tra parole mutilate. “L’Ideoscriptura” si nutre a sua volta del Virus per creare nuovi movimenti, le prime risposte all’impulso espressivo e il risultato delle sue tracce, pur frutto di una contaminazione e dunque non più innocente, contiene un proprio senso. Come la scrittura. Questo ho cercato di mostrare nelle mie incisioni a laser su alluminio anodizzato o su plexiglas, così come negli acrilici o digitali su tela, a tiratura unica, presentati a Masnago. 

Sembra quasi avere anticipato nei lavori precedenti quanto poi è avvenuto con il Covid. Le sue opere esposte nel 2022 alle Scuderie Leonardiane di Vigevano e a Palazzo Reale lo confermano.  
Il tempo della pandemia, nel silenzio di giorni che potevano apparire tutti uguali, ha rappresentato un momento per me di grande riflessione. Il virus, quello da Covid-19, ha sconvolto le nostre vite, ha scombinato le lettere della quotidianità, ma nello stesso tempo ci ha indotto a guardarci dentro e attorno, spingendoci poi a ricostruire noi stessi, a trovare parole nuove, a guarire la nostra limitata visione della realtà. Ho concepito un’opera a forma di piramide rovesciata, immaginandola (quasi un Vaso di Pandora) dapprima colma di ogni genere di problemi e preoccupazioni, tutti quelli portati dal Covid, infine svuotata e pronta ad accogliere nel suo grembo il meglio della vita. E poi ho realizzato un trittico di libri in plexiglas trasparente, dal titolo greco “Fos”, dove la luce è simbolo della mente che, nutrendosi di parole, si illumina.

È difficile far arrivare questa sua arte? 
Lo è, non solo per la particolarità in sé delle mie opere, ma anche perché sono partito tardi come artista e questo suscita diffidenza. Ma ho alle spalle una ricerca che dura da quando il mio lavoro è iniziato. E poi sono tenace, guardo avanti.

Come editore quali soddisfazioni ha avuto? 
Sono molto fiero del mio “Donne raccontano donne” (2006), non solo per il progetto in sé, che è il rispecchiamento di figure femminili che si raccontano e si confrontano. A presentarlo ho voluto Dacia Maraini. Sono riuscito a convincerla e si è rivelata molto attenta e sensibile all’opera. È nata un’amicizia che mi ha gratificato. E lo stesso libro, durante una presentazione a Roma, mi ha portato poi alla conoscenza di Nanni Moretti, un altro incontro felice. 

Quanti gradini, per usare un’espressione cara a Hermann Hesse, crede di dover ancora salire?  
Credo di essere ai primi gradini. Non smetterò mai di cercare, voglio ancora sperimentare. Sono curioso, così mi sento. In questo periodo mi sto confrontando con il marmo. È una sfida impegnativa ma è un altro incontro con il passato, con le fonti originarie. Mi affascina la Stele di Rosetta. Perché da lì, da quel blocco scuro di granodiorite tempestato di geroglifici, che ho ripreso più volte, insidiandolo e giocandoci nelle mie opere, è partito tutto. E tutto si spiega e ricongiunge, attraverso il presente, il passato e il futuro. 

 

Alcune opere dell'artista



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